Giocatore salva la vita all’arbitro colto da malore: “Sono un pompiere, non mi fermo mai”
John Sculli è salvo per miracolo. L'arbitro 40enne che ha avuto un malore ed è crollato in campo durante una partita di Basketball League deve tutto al suo angelo custode. Myles Copeland, giocatore per passione e pompiere per professione, lo ha tenuto in vita praticandogli le prime manovra di soccorso in attesa dell'arrivo del personale paramedico. Gli ha teso una mano nel buio e ha evitato che ne restare inghiottito.
Vigile del Fuoco a Toledo (in Ohio), Copeland aveva terminato il turno di 24 ore e indossato la divisa della sua squadra, il Glass City, per disputare la gara dei playoff contro Jamestown. Nemmeno immaginava che il suo posto nel modo fosse lì, in quel momento, per un preciso disegno del fato.
È stato uno dei primi ad accorgersi del malessere improvviso che aveva colto uno degli ufficiali di gara. Verso la fine del primo quarto del match lo ha visto accasciarsi al suo, cadere su un fianco e poi restare supino. Sculli aveva ancora il fischietto tra le labbra ma non reagiva, non dava segnali vitali. Non respirava, non c'era battito alla palpazione del polso.
È stato terribile ma Copeland non s'è perso d'animo. "Ho fatto tutto in maniera istintiva – ha raccontato a Espn -. Nemmeno io credevo di essere in grado di fare una cosa del genere con tanta rapidità mentre ero in campo per giocare".
Una mano provvidenziale lo ha guidato: s'è chinato sull'arbitro e gli ha praticato la manovra di rianimazione cardio-polmonare evitando una tragedia. Condotto in ospedale, Sculli è rimasto sotto stretta osservazione e asarà presto operato per risolvere i suoi problemi di salute.
Puro istinto. Percezione del pericolo. Senso del dovere. Coraggio. Quattro fattori determinanti che hanno fatto di Copeland un eroe. Ma non chiamatelo così, risponderà che ha fatto solo il suo dovere. "Sono un pompiere e anche quando non sono in servizio è come se lo fossi a protezione della comunità".
I suoi turni ai vigili del fuoco durano 24 ore a cui fanno seguito 2 giorni di riposo, può essere disponibile per allenamenti e partite sono in quelle 48 ore. Ecco perché quella coincidenza fortuita, trovarsi lì proprio nel suo giorno di pausa, ha reso il suo intervento miracoloso.
"Una persona come lui merita una menziona speciale – ha ammesso il presidente della Basketball League, David Magley -. Non solo perché gli ha salvato la vita, ma anche per l'umiltà che lo ha contraddistinto". È stata la mano di Dio.