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Giannis è leggendario: i Milwaukee Bucks sono campioni NBA

Giannis Antetokounmpo segna 50 punti, cattura 14 rimbalzi e rifila 5 stoppate ai malcapitati Suns, che vengono letteralmente inghiottiti dall’energia sprigionata dal greco. Milwaukee riporta il titolo in Wisconsin 50 anni dopo quello targato Kareem Abdul-Jabbar, nel segno di Giannis che vince meritatamente l’MVP delle Finals e entra nella storia della pallacanestro. Una notte magica celebrata con le lacrime.
A cura di Luca Mazzella
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50 anni dopo l'ultimo titolo di Milwaukee, 50 punti per scrivere il suo nome nella leggenda. Il miglior modo possibile per entrare nell'Olimpo. E per un ragazzo nato e cresciuto a Sepolia, quartiere di Atene, Grecia, non c'è trama migliore. Giannis Antetokounmpo riscrive il concetto di dominio giocando una gara 6 che entra di diritto tra le più grandi prestazioni nella storia della pallacanestro, annichilendo dei Phoenix Suns mai domi ma letteralmente surclassati dal suo strapotere fisico, culminato in una gara da 50 punti, 14 rimbalzi, 5 stoppate, 2 assist, una tripla mandata a segno, 16/25 dal campo, 17/19 ai liberi (proprio dopo che Chris Paul aveva detto che in gara 5 tutti si aspettavano i suoi errori in lunetta).

Ecco perché l'ultimo dato, considerate tutte le difficoltà avute e nella serie (soprattutto fuori casa) e in post-season, la dice lunga sulla tenacia mentale di un ragazzo che ha messo in campo molto più che le semplici motivazioni sportive, scrivendo ad appena 26 anni il miglior lieto fine possibile a una vita che assomiglia a una vera e propria favola. Naturalmente, la prestazione gli vale anche il titolo di MVP delle Finals, che assieme ai 2 MVP di stagione regolare, al premio di Difensore dell'anno, di MVP dell'All-Star Game e a un cospicuo numero di apparizioni nei quintetti offensivi e difensivi lo inserisce a pieno titolo tra i più grandi di sempre, con una carriera ancora da scrivere.

A dargli manforte, soprattutto nel finale di gara, il solito Khris Middleton, che attende il momento più importante del match per segnare i canestri più pesanti, e un eroico Bobby Portis. Per i Suns a nulla basta il cuore di CP3, che si congeda dalle Finals promettendo di tornare al lavoro da subito per conquistare il tanto agognato primo anello, mai così vicino in carriera.

La cronaca della partita

18.000 persone all’interno del Fiserv Forum, 65.000 in strada pronti a festeggiare: così Milwaukee accoglie i suoi beniamini per la gara che può significare anello 50 anni dopo l’ultimo.

I primi due canestri della gara, come da aspettative, sono proprio di Giannis (dopo una stoppata) e di Devin Booker, con un bel tiro dal midrange. Jrue Holiday e Khris Middleton non toccano il ferro con le prime due conclusioni lasciando intendere che sarà una serata complicata per loro, Chris Paul lo sfiora a malapena ma alla lunga il cuore e il talento del numero 3 prenderanno il sopravvento. I primi 3 minuti sono un mix di palle perse e errori in successione, nessuno escluso, a dimostrare la pazzesca tensione dei 10 in campo. Brook Lopez segna da sotto canestro, Antetokounmpo senza i fischi del pubblico dei Suns inizia tirando 2/2 dalla lunetta per il 6-2. Anche qui, il preludio a una serata che dalla linea della carità sarà memorabile. Dopo 5 minuti di attacco difficoltoso e tanti tiri al limite dei 24 per i Suns arriva la tripla di Paul a consigliare il primo time-out della partita a Budenholzer, che non vuole mettere in ritmo gli avversari, sul 6-5. In uscita dal break Holiday segna subito da 2. Si sblocca anche Middleton che ruba palla e va a inchiodare il 10-5, che diventa 15-7 nel giro di un minuto con altri due canestri di fila del numero 22, che per un attimo sembra sbloccarsi e poter cambiare il trend dei tanti errori iniziali.

Phoenix non perde contatto con la partita e con 4 punti rapidi di DeAndre Ayton e Jae Crowder si riavvicina. Dalla panchina entrano le seconde linee di entrambe le squadre e Bobby Portis per primo lo fa notare, segnando la tripla del 18-11. Risponde un commovente Cameron Payne per il 18-14, controreplica ancora l’ex Bulls. Dopo due canestri bellissimi di Giannis il primo vantaggio in doppia cifra è dei padroni di casa sul 25-14, che diventa 27-16 dopo un altro viaggio perfetto in lunetta del greco. Il primo quarto finisce sul 29-16 Milwaukee.

Tutta l’energia che i Suns avrebbero dovuto portare in gara 6 sembra essere nelle mani praticamente del solo Payne, che continua a essere l'unico a dare segni di vita con un personale parziale di 5-0 che sveglia i suoi. Cameron Johnson segna da 3 dall’angolo e Phoenix rientra a sorpresa fino al -3 con due liberi di Crowder. A mancare negli ospiti è Ayton, che inizia tirando 1/8 dal campo e viene sbranato a rimbalzo da Giannis. Nonostante tutto però i Suns restano a contatto e con i “big 3” ancora in difficoltà è un lusso. La "Point God" di orgoglio però prima arriva addirittura a pareggiare a quota 33, poco dopo serve Ayton che subisce fallo e segna i due punti in lunetta del 35-33, e infine in jumper batte Giannis per il +4. Phoenix rialza prepotentemente la china e dimostra di volersi giocare le sue chance. La partita va avanti a tentoni, tra un canestro sempre di Chris Paul e una risposta di Giannis che segna di potenza ma anche con conclusioni eleganti in allontanamento. All'intervallo lungo il punteggio dice 47-42 Suns.

Il secondo tempo inizia come il primo: canestro di Devin Booker, canestro di Giannis prima con un 2+1 poi con una tripla. Nel frattempo Chris Paul coinvolge e bene Ayton per provare ad averlo più presente, ma la mossa non sortirà gli effetti sperati. Booker segna due bellissimi canestri, la difesa in area di Phoenix sale e molto di livello, l’intensità della partita cresce esponenzialmente e l’impressione è che tutto si deciderà nell'ultimo quarto. Motivo in più per Antetokounmpo per dominare fisicamente la partita, con una serie di canestri in avvicinamento contro un Ayton che appare sempre più impotente. A metà quarto i punti del greco nel parziale sono 14, si aggiunge la super schiacciata di Lopez seguita da una lenta ma efficace penetrazione per 4 punti d fila che significano 66-61 Milwaukee.

Giannis intanto continua a segnare liberi (10/11), mentre il cuore dei Suns è tutto nelle triple di Crowder, due nel giro di un minuto. E a proposito di triple, Holiday ne segna una fondamentale dall’angolo per il 71-66 a cui risponde Booker con un gioco da 3 punti convertito con il libero del 69-71. Giannis non si ferma più e sale fino a 12/13 dalla lunetta e a 2o punti nel singolo quarto. L’ingresso di Kaminsky dopo il quarto fallo di Ayton si dimostra decisamente meno negativo del previsto e dopo 36 minuti il punteggio è di 77-77.

Nella volata dell’ultimo quarto Holiday prova a far scappare i suoi, Paul risponde subito dopo per l'82-82 dopo 2 minuti. Portis continua nella sua serata di grazia con altri 2 punti (14 totali), Giannis stoppa clamorosamente Booker e poi segna a rimbalzo correggendo il tiro sbagliato di Middleton per l’86-82. Sempre il greco va in lunetta per altri 4 canestri consecutivi che significano 90-84 Bucks. I preziosi punti di Portis e una poderosa schiacciata di sinistro dopo una ricezione profonda sempre di Giannis consentono a Milwaukee di resistere all'ultimo sussulto di orgoglio degli ospiti, con Crowder che in equilibrio precario segna i punti del -4 obbligando Budenholzer al time-out. Dal quale come spesso accaduto la squadra esce nel migliore dei modi, con Middleton che realizza il jumper del 96-90 e sempre The Greek Freak che prima intimidisce Ayton in difesa, poi lo punta segnandogli contro il canestro che vale il +8 e manda i titoli di coda. A nulla vale il 4-0 di Booker e di Crowder dalla lunetta, Middleton mette la ciliegina sulla torta per il 102-96 e da lì c'è giusto il tempo di portare Giannis a quota 50 e chiudere nel migliore dei modi una prestazione che è già nella leggenda.

Partono i festeggiamenti, nell'arena e fuori: i Milwaukee Bucks sono campioni NBA. È l'impresa che consegna un Giannis Antetokounmpo, in lacrime, alla storia. Un successo arrivato dopo aver rimontato la serie iniziata perdendo le prime due partite e dopo aver eliminato i favoriti all'anello Brooklyn Nets, orfani di Harden e Irving. Guai però a trovare nelle defezioni degli avversari i meriti di questi Bucks: nella stagione con più infortuni della storia, restare in piedi fino alla fine vale il doppio.

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