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Fred Vanvleet è un All-Star. L’underdog per eccellenza che nel 2016 era stato snobbato da tutti

A distanza di quasi 6 anni dal draft in cui tutte e 30 le franchigie NBA snobbarono il suo nome, Fred VanVleet si prende l’ennesima rivincita dopo l’anello 2019.
A cura di Luca Mazzella
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Lo sport è palcoscenico per eccellenza di storie di rivalsa, di rivincite, di scalate. Il basket, che a questa narrativa non si sottrae di certo, ha trovato negli anni la sublimazione di questi concetti nel termine di "Underdog", i sottovalutati per antonomasia, coloro che arrivano al successo nello scetticismo generale, giocatori o squadre che vanno oltre il loro reale valore raccogliendo successi sulla carta impossibili. Ogni sport in realtà ha il suo Underdog, ma l'NBA di fenomeni del genere ne è piena e uno di questi, forse il miglior rappresentante della categoria nella lega, si chiama Fred VanVleet. E da qualche ora, la sua già incredibile storia ha toccato il punto più alto. Il secondo, a dire il vero. Perché "FVV" ha già un anello al dito da campione NBA e con la convocazione al prossimo All-Star Game di Cleveland la risalita iniziata dopo la brusca caduta di 6 anni fa è ancora più completa e degna di essere raccontata.

Draft 2016

Quando il 23 giugno 2016 al Barclays Center di Brooklyn si tiene il consueto draft-NBA, Fred è sicuro di ricevere una chiamata al secondo giro (le scelte da 31 a 60). Si è allenato nei giorni precedenti con diverse squadre e ora c'è solo da capire che direzione prenderà la sua carriera dopo gli anni a Wichita State. Per l'occasione ha anche organizzato un vero e proprio draft-party con i suoi amici più stretti e i parenti. C'è tanta musica, c'è alcool, c'è entusiasmo per un appuntamento che cambierà definitivamente la sua vita. Quando Adam Silver chiama i giocatori del primo giro e il nome di Fred non è tra questi, nessuno si meraviglia per davvero: il turno della guardia arriverà a breve, dalla scelta 31 in poi. La verità però è che Fred vede passare davanti i vari Tyron Wallace, Isaiah Cousins, Daniel Hamilton, Marcus Paige e tanti, tanti altri senza mai arrivare all'appuntamento con la storia. La festa, con lo scorrere dei nomi, assume contorni quasi grotteschi ma nel silenzio generale il ragazzo non si scoraggia, prende il microfono tra le mani e parla a tutti i presenti:

Ho scommesso su me stesso, è stato un lungo viaggio e sono fiero di quello che ho fatto. Ovviamente è il sogno di ogni bambino essere scelto al draft, tutti vogliono sentire il proprio nome annunciato. Sono ferito ma voglio ringraziare tutti voi per essere venuti, a questo punto per bere tutta la notte. Ma la mia storia non finisce qui. Questo è solo l’inizio, non mi fermerò ora

Nelle ore successive arriva la chiamata di due squadre di G-League, la franchigia di sviluppo della NBA, che darebbe comunque a Fred la possibilità di mettersi in mostra partendo dalle retrovie. L'offerta è di due anni e 25.000 dollari, ma lui dice no: vuole attendere una singola opportunità da una franchigia "pro". E la chiamata arriva direttamente dal Canada, sponda Toronto Raptors, con un unico inconveniente: Fred vuole sì giocare l'imminente Summer League con loro e dunque accetta l'invito, ma chiede di poter disputare almeno 3 partite, che ritiene essere il numero minimo per mettersi in mostra. Detto-fatto perché a ottobre 2016, come quindicesimo e ultimo giocatore firmato dai Raptors per la stagione NBA, Fred firma il suo primo e tanto agognato contratto.

L'ascesa continua e l'anello da protagonista

Il primo anno è esattamente ciò che ci si aspetta: meno di 8 minuti a partita, 2.9 punti di media, 37 gare totali con Toronto e 16 in G-League coi Raptors 905 (squadra satellite dei canadesi) coi quali vince il campionato. Il secondo va un po' meglio: non c'è più la spola coi 905, le partite giocate sono 76 e i punti diventano 8.6. Fred difende duro, tira da 3 con il 41%, è un 3&D che fa comodo a una squadra dalla forte identità difensiva e che ambisce a diventare grande a Est, e dalla panchina diventa una risorsa importante. L'anno dopo però il sogno che sta già vivendo diventa qualcosa di più e i Raptors, che nel frattempo acquisiscono via trade Kawhi Leonard in cambio di DeMar DeRozan, arrivano a giocarsi le Finals NBA. È lì che la storia dell'underdog assume contorni epici: nella gara 6 che assegnerà poi l'anello, i suoi 22 punti in uscita dalla panchina sono fondamentali e contribuiscono in maniera decisiva ad abbattere la resistenza degli sfortunati Warriors (che nel frattempo perdono Klay Thompson nell'infortunio che inizierà il calvario terminato poche settimane fa). Fred si laurea campione NBA e nel giro di pochi mesi si vedrà rinnovare il contratto per 4 anni e complessivi 85 milioni, che lo renderanno l'undrafted (il giocatore non scelto al draft) più pagato della storia NBA. Più di qualcuno storce il naso vedendo le cifre e immaginando un ridimensionamento delle sue cifre e del suo impatto una volta assicuratosi un accordo di questa entità, ma Fred ha appena iniziato e dopo il 2019/20 da starter che gli aveva appunto fatto meritare l'estensione forte delle 54 partite giocare dall'inizio a 17.6 punti di media, lo scorso anno è definitivamente esploso fino a diventare uno dei leader tecnici ed emotivi di Toronto, vedendo salire la sua media punti vicinissima ai 20 a partita (19.6) e togliendosi lo sfizio nel mese di febbraio 2021 di diventare il primo giocatore non scelto al draft a segnare la bellezza di 54 punti.

La chiamata All-Star

La stagione 2021-22 è solo l'ultimo (per ora) scalino dell'evoluzione di VanVleet, che prende in toto le redini del gioco di un roster giovane, versatile e pieno di spaventosi atleti issandosi a miglior marcatore della squadra, scollinando oltre i 20 punti di media per la prima volta in carriera (21.5) e toccando i massimi alla voce rimbalzi, assiste e palle recuperate. Ma soprattutto, Fred diventa il giocatore più incisivo del team, evidentemente spaesato in sua assenza e che predilige far passare la stragrande maggioranza dei possessi dalle sue mani. La stagione di Toronto non parte benissimo ma agli albori di una nuova ricostruzione e con un'età media molto bassa, la classifica non sembra essere un assillo. Ecco perché dopo i recenti successi e una risalita che ha del clamoroso, trovarsi al settimo posto della Eastern Conference sopra Hawks, Knicks e Celtics è un risultato straordinario se si pensa alle premesse con cui la squadra di Nurse si affacciava a questa stagione. A Fred, da uomo più importante della squadra, mancava davvero solo un riconoscimento per rendere ancora più straordinaria la sua storia e quel riconoscimento arriva nella notte tra giovedì e venerdì. Ad annunciarlo, in qualche modo, sono i compagni che vanno subito a festeggiarlo prima della sfida contro i Chicago Bulls: è appena stato inserito tra le 7 riserve della squadra Est per il prossimo All-Star Game.

Fred diventa così il quarto giocatore nella storia NBA ad essere selezionato per l'All-Star Game da undrafted, dopo John Starks, Brad Miller e Ben Wallace, ultimo a riuscirci nel 2006. E come ogni ciliegina sulla torta che si rispetti, partendo dal "Bet on yourself" pubblicato su Twitter a poche ore dal draft 2016, FVV non poteva che riproporre le medesime parole per ringraziare tutti sui social. Scommetti su te stesso e qualcosa di bello accadrà. Esegue Fred VanVlett, All-Star.

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