Dirk Nowitzki unico e rivoluzionario: ha cambiato per sempre il concetto di lungo in NBA
Parlare di ruoli, nel 2022, nella pallacanestro moderna position-less come spesso si dice, è ormai un semplice esercizio di stile in NBA e non solo. L‘esigenza di giocatori con sempre maggiori qualità e abilità a tutto tondo ha reso sostanzialmente obsoleti o comunque superati tanti dei canonici giocatori da compitino, con l'immaginario collettivo che vuole il playmaker portatore di palla e distributore di passaggi, la guardia unica deputata al tiro da fuori, il centro/lungo a sgomitare sotto canestro, portare blocchi per gli esterni, concludere solo se nei pressi del ferro. Concetti non più attuali, spazzati via dalla rivoluzione delle spaziature, dall'utilizzo massiccio del tiro da tre, da giocatori sempre più abili nel ball-handling e big-men sempre più a proprio agio nel guardare il canestro frontalmente e non più, o almeno non solo, di spalle.
Per quanto assimilati ci sembrino certi discorsi, dieci o quindici anni fa sostenere con forza la medesima ricerca dello skillset totale in ognuno dei giocatori di un roster sembrava praticamente un'eresia e tra quelli che sono considerati oggi i grandi fautori della migrazione dal basket pre anni 2000 al basket dei primi anni del 2010, fino a quell'odierno, l'uomo che da ieri notte sarà per sempre unico proprietario del numero 41 dei Dallas Mavericks, il tedesco Dirk Nowitzki, occupa per forza di cose un posto di rilievo.
Big men can't shoot?
Per dare un riferimento statistico dell'impatto di WunderDirk, 21 stagioni con la canotta dei texani coi quali si è laureato campione e miglior giocatore delle Finals 2011 ed MVP nella stagione 2006/07 diventando uno dei volti più iconici della pallacanestro moderna, basti pensare al numero di triple segnate nella sola stagione regolare durante la sua carriera, 1982, e al secondo giocatore alto almeno 7 piedi (2 metri e 13 centimetri) in classifica, ovvero Channing Frye, a quota 1049. Al terzo posto si scende di molto, con le 635 triple segnate in NBA dal campione NBA in carica Brook Lopez, unico in attività dei tre e quindi destinato a ritoccare questa cifra, senza però non potersi nemmeno permettere l'aggancio al gradino più alto.
Il primo che doppia il secondo e ha un numero di canestri pari a 3 volte quello del terzo in classifica: una rivoluzione vera e propria per un basket che prima dell'avvento di Nowitzki non aveva mai sentito parlare di unicorni, i giocatori capaci di tirare da fuori e mettere palla a terra, restando appunto ancorato alla nozione più statica del "lungo", e oggi fa i conti non solo col citato Lopez, ma anche con il lettone Kristaps Porzingis (addirittura 221 centimetri), il centro dei Philadelphia 76ers Joel Embiid, il finlandese in forza ai Bulls Lauri Markannen.
Una serie di giocatori che, in qualche modo, ha visto la strada spianarsi davanti proprio per le gesta del nativo di Wurzburg, che ha dato al ruolo una dimensione esterna mai contemplata prima. Lo ha fatto, indubbiamente, mancando di gran parte della presenza nei pressi del ferro tipica di giocatori di quella stazza (non è un caso che negli anni sia stato quasi sempre affiancato a un altro big-man dalle caratteristiche più "convenzionali"), ma consentendo agli attacchi con lui al centro di godere di spaziature che nessun'altra squadra poteva permettersi, regalando dal 2000 alla fine del decennio 2010 grandi rivalità con le altre power-forwards dominatrici della lega, su tutte Kevin Garnett e Tim Duncan.
Ovviamente il discorso non riguarda il solo tiro da 3, ma tutte le conclusioni dal cosiddetto midrange. In particolare, dai 12 ai 20 piedi di distanza (da 3 metri e mezzo circa a 6 metri dal ferro), Nowitzki è il giocatore che più ha segnato negli ultimi 25 anni di NBA.
Una vita per Dallas
Oltre questo: la fedeltà. Mai sbandierata, mai fatta pesare, mai scomoda, per 21 lunghissime stagioni con Dallas. Dove Dirk è cresciuto, è diventato uno dei giocatori in grado di superare i 30.000 punti in carriera, ha vinto ma dopo aver assaporato il gusto amaro della sconfitta, nelle Finals 2006 contro gli Heat poi giustiziati 5 anni dopo, e nei Playoffs della stagione successiva in cui le 67 vittorie e il premio di MVP furono sgretolati dalla Golden State del “We Believe”. Diventato il riferimento dei tifosi, una figura chiave nello sviluppo della franchigia che oggi poggia su un asse tutto europeo Doncic-Porzingis grazie anche a lui, primo europeo a vincere il premio di miglior giocatore della stagione regolare e delle Finals, nella lega a stelle a strisce che 10 anni dopo si sarebbe del tutto abituata alle superstar provenienti dal vecchio Continente.
Con il movimento forse più riconoscibile della storia del gioco, il suo fade-away con la gamba "debole" a creare separazione dal difensore, e una parabola di tiro altissima, Nowitzki è considerato uno dei migliori interpreti nella storia del basket nonché, in attesa di trarre le conclusioni su Giannis Antetokounmpo, Nikola Jokic e lo stesso Luka Doncic, il più forte europeo mai visto in NBA. Il ritiro della canotta, avvenuto ieri sera dopo un'emozionante cerimonia tenutasi al termine di Mavs-Warriors, era praticamente ovvio e non è che uno dei tanti mattoncini di una leggenda che nessun amante del basket dimenticherà: non ci sarà mai un altro Dirk Nowitzki.