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Dietrofront improvviso: Ben Simmons resta ai Philadelphia 76ers!

Le offerte mancano, il valore del giocatore continua a scendere e le multe fioccano. Tra Ben Simmons e la dirigenza dei Philadelphia 76ers, dopo tanti screzi e un dialogo ormai interrotto da mesi, è tempo di tregua. Il mancino australiano sembra prossimo ad essere reintegrato in squadra, in attesa di offerte.
A cura di Luca Mazzella
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Benvenuti nel fantastico mondo dei Philadelphia 76ers. Dopo aver pubblicamente scaricato Ben Simmons all'esito di gara 7 della semifinale di Eastern Conference 2021 contro gli Hawks, per bocca del coach Doc Rivers e del giocatore franchigia Joel Embiid, e dopo che il giocatore stesso aveva a più riprese lasciato intendere di non voler più rimettere piede nell'organizzazione in attesa di trade, arriva il colpo di scena: l'agente del mancino numero 25, Rich Paul, e il GM dei 76ers Daryl Morey sarebbero in procinto di trovare un accordo per far rientrare temporaneamente nei ranghi la situazione.

Una tregua armata, in assenza evidentemente di offerte convincenti, per evitare di dover continuare a multare Simmons (che nel frattempo non ha partecipato al media-day e al training camp lasciando sul piatto diverse centinaia di migliaia di dollari) e svalutare giorno dopo giorno il giocatore agli occhi delle altre franchigie. Giocatore che ha smesso formalmente di dialogare con la dirigenza dopo un summit di fine agosto a Los Angeles.

Sondando quindi il mercato in cerca di squadre realmente interessate o provando, come riportato dai vari insiders, ad ottenere diversi assets presenti e futuri in cambio del giocatore (sponda Indiana Pacers chiedendo sia Brogdon che LeVert o lato Portland chiedendo CJ McCollum e 6 scelte tra swaps e picks), la dirigenza Sixers ha intuito di non avere grossi margini e soprattutto tempo per archiviare definitivamente l'avventura di Simmons nella città dell'amore fraterno e ha disperatamente fatto dietrofront, tendendo la mano al giocatore che più volte durante l'off-season aveva fatto capire quanto definitiva e irreparabile fosse la frattura e leccandosi le ferite per una gestione pubblica ai limiti del dilettantesco nei minuti post-eliminazione ai Playoffs.

Gli scenari futuri

Cosa succede ora? Impossibile fare previsioni. Un coach che ha scaricato pubblicamente la sua point-guard titolare, il centro che non ha esitato a puntargli il dito contro sia dopo l'eliminazione per mano di Atlanta che nelle interviste estive, e un giocatore che nel frattempo ha passato l'ennesima off-season in palestra cercando (o fingendo di farlo) di migliorare la meccanica di tiro nella speranza di superare del tutto il blocco tecnico e psicologico che tanti problemi ha creato alla squadra e a se stesso, divenuto oggetto di scherno di tanti addetti ai lavori NBA. È evidente, dopo diversi esperimenti e con coach diversi, che il problema sia reciproco e insanabile: la squadra di Joel Embiid, per spaziature, non sarà mai la squadra di Ben Simmons.

E questo Ben Simmons, potenzialmente devastante in situazioni di gioco senza palla, non può essere innescato nel modo più funzionale nella squadra che è già di Embiid. Solo una trade, possibilmente per un team con un giocatore interno ma più perimetrale del centro camerunese, potrebbe mettere Simmons nelle condizioni più congeniali per reinventarsi sfruttando tutte le sue doti di passatore, tagliante e rimbalzista. In alternativa e fino ad offerte concrete, toccherà ancora a Doc Rivers trovare una soluzione tecnica che non scontenti nessuno. Questo a meno che Simmons non abbia davvero voglia di superare il blocco emotivo e psicologico intervenendo in modo importante sul suo stile di gioco. Un quadro fin troppo ottimistico visti gli ultimi anni, e reso ulteriormente complicato da un clima che non è dei migliori. I tempi del Process sono finiti. Per Philadelphia, sembra giunta l'ora della resa dei conti.

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