Davide Pessina a Fanpage: “Dall’Eurolega alla Serie A, quest’anno tutto può cambiare”
A poche ore dal sorteggio di Mies, dove nel quartier generale svizzero della Federazione internazionale pallacanestro sono stati decisi i gironi del torneo olimpico di Tokyo 2021, Fanpage ha intercettato Davide Pessina: medaglia d'argento agli Europei del 1991 con l'Italia e oggi apprezzato commentatore NBA su Sky Sport. All'ex giocatore di Milano, Cantù e Roma, abbiamo chiesto di commentare il possibile girone italiano a Tokyo (se gli Azzurri si qualificheranno se la vedranno con Australia, Nigeria e con la vincente del pre olimpico di Spalato), gli ultimi risultati in Eurolega e campionato e l'attuale situazione in NBA.
"Il girone olimpico? L’Australia è una buona squadra, complicata da affrontare e che può dare certamente fastidio – ha spiegato Pessina – Ha giocatori che militano in NBA e ha già dimostrato il suo valore ai mondiali. Bisognerà vedere chi risponderà alla chiamata per le Olimpiadi e in che condizioni saranno. La Nigeria è anche lei una squadra interessante. Se dovesse qualificarsi, la Croazia rimane storicamente un avversario pericoloso, nonostante stia passando un periodo non all’altezza della sua storia".
Sei ottimista sullo svolgimento dei giochi olimpici?
"Adesso come adesso è difficile pensare che si possano svolgere. Da qui ad allora, spero che possa cambiare qualcosa e che si possa partecipare a questa manifestazione importante. Prima ci sono i gironi pre olimpici, e anche in quel caso bisognerà vedere la situazione. Ritengo che si farà di tutto per poter fare queste Olimpiadi".
Con che ambizioni parteciperebbe la nostra Nazionale?
"In caso di qualificazione, che sarebbe un grande risultato, credo che la nostra Nazionale possa arrivare nelle condizioni migliori. Potrebbe giocare con leggerezza e senza aver niente da perdere. Se ci saranno, penso che giocatori come Gallinari e Melli potrebbero far fare alla squadra il salto di qualità. Oltre a Belinelli e ai grandi veterani, ci sono inoltre dei giovani che si stanno mettendosi in mostra. Sacchetti fa bene a convocarli e ad allargare il numero di giocatori da scegliere ed eventualmente portare ai giochi".
Come giudichi il cammino dell’Olimpia Milano in Eurolega?
"Ha ottenuto vittorie importanti su campi importanti e si vede il lavoro di Messina. È una squadra che ha trovato buonissimi equilibri, ha una rosa profonda che riesce ad andare oltre ai problemi contingenti, come le assenze per infortunio. Per ora l’Eurolega di Milano è di altissimo livello".
Comanda anche in campionato. Qual è la squadra che può darle fastidio?
"È una stagione dove può cambiare tutto da un momento all’altro. Credo che la Virtus Bologna può essere competitiva. Ha grande esperienza e Sasha Djordjevic ha saputo mettere insieme bene i giocatori. Ha certamente l’ambizione di diventare l’anti Milano. Oltre a lei penso che possiamo mettere anche Venezia e Brindisi, che gioca una pallacanestro divertente e che ha avuto un grandissimo inizio di stagione. Anche Sassari sta facendo bene".
In NBA Los Angeles sta trovando delle difficoltà. Chi può togliere l’anello ai Lakers?
"I Clippers stanno facendo bene e possono dar fastidio. Sembra che abbiano trovato un’armonia migliore rispetto all’anno scorso. Brooklyn è molto interessante e rimane competitiva e Milwaukee è sempre lì, anche se sta facendo una regular season inferiore rispetto agli anni scorsi. Ma questo non vuol dire che non possa giocare dei playoff di alto livello. Phoenix mi intriga, ma non credo che abbia le potenzialità per poter arrivare fino in fondo. Anche Utah sta giocando una grandissima pallacanestro. Credo che sarà un finale di stagione molto interessante, ma bisognerà capire se la stagione finirà nella bolla o se si riuscirà a giocare davanti al pubblico".
Quanto può incidere la presenza dei tifosi nei palazzetti?
"È una componente che può influenzare, perché dal punto di vista emotivo è molto diverso giocare o non giocare davanti a 20 mila persone. Ci sono momenti dove il pubblico ti può aiutare e trascinare, altri in cui ti puoi togliere sicurezza e parlo anche del tuo pubblico e non necessariamente di quello in trasferta. Dovessero tornare i tifosi potrebbero in qualche modo influenzare. Toronto, ad esempio, è una di quelle squadre che spesso ha avuto una spinta determinante dalla passione dei propri sostenitori".
Nei giorni scorsi si è celebrato l’anniversario della morte di Kobe Bryant
"Il ricordo dell’incidente, dello shock è ancora molto vivo. È stata un’onda emotiva che ha colpito tutto il mondo e non solo quello del basket. Kobe era un personaggio, un giocatore estremamente conosciuto e indubbiamente tra i più grandi di sempre. Credo che abbia ispirato tanti giocatori più giovani che adesso sono in NBA. Molti di loro sono cresciuti con lui e lo hanno preso come punto di riferimento".
"Spesso però si sottovaluta un aspetto. Si è parlato della famosa ‘Mamba mentality’ e del fatto che giustamente bisogna copiare questa mentalità. Però ci si dimentica di tutto quello che comporta. Per avere quel tipo di mentalità devi fare quel tipo di vita, e non credo sia cosi semplice per tutti. Kobe si allenava alle tre del mattino, non era mai contento, era ossessivo e molto duro con se stesso e con i compagni. Non aveva mai pace. Vinceva e voleva vincere ancora. Perdeva due partite e non dormiva di notte. Ecco per essere come lui bisogna avere la forza di reggere una pressione cosi forte e non so se tutti sono in grado di farlo".