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Damian Lillard si iscrive alla corsa per essere l’MVP in NBA

Come accade praticamente ogni anno, i Portland Trail Blazers nei momenti di difficoltà si aggrappano a Damian Lillard. Che sta tenendo saldamente la squadra in posizione Playoffs a suon di tiri vincenti nei finali di partita. Un giocatore, Dame, la cui fedeltà e lealtà sono i motivi dell’amore incondizionato di milioni di tifosi.
A cura di Luca Mazzella
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Quarta vittoria consecutiva, settima nelle ultime 1o, posizione Playoffs ben salda. I Portland Trail Blazers, nonostante infortuni e defezioni, sono una delle squadre più calde delle ultime settimane in NBA. E il merito, come spesso accade, è di Damian Lillard. Stanotte, contro i Dallas Mavericks di uno straordinario Luka Doncic (44 punti), il nativo di Oakland ha segnato la tripla decisiva a circa 30 secondi dalla fine, con il risultato in parità e con uno dei suoi "soliti" step-back.

Una piacevole abitudine per Dame, che da quando è entrato nella lega (stagione 2012-13) ha segnato la bellezza di 33 canestri per portare la sua squadra in vantaggio nell'ultimo minuto di partita. Un cinismo nel clutch time che ha contribuito a rinominare i minuti finali di gara "Dame Time", il momento in cui il numero 0 sale in cattedra.

Fedeltà a Portland

In un NBA che ormai da anni vede come unica possibilità di ambire all'anello la composizione di super-team e di coppie/terzetti di star in accordo tra loro per fare fronte comune e puntare al titolo, la fedeltà e il legame di Lillard con la franchigia che l'ha portato alla ribalta resta quasi un unicum. Un mercato piccolo e con poche possibilità che ha scelto di abbracciare e rappresentare con orgoglio non solo negandosi al frenetico cambio di casacca pur di imporsi, ma criticando spesso e volentieri le scelte dei suoi colleghi, come spesso rimarcato molto succubi della cultura "anello-centrica" di una lega che ormai pretende di consacrare i campioni solo se vincenti all'epilogo finale di stagione.

Lillard, che è bene ricordare è stato comunque coperto di milioni per restare in Oregon, non ha mai giocato con un giocatori poi scelto come All-Star in squadra. Non ha, in poche parole, mai avuto un compagno del suo stesso livello. E in un contesto in cui conta avere almeno due super-star per competere tra LeBron e Anthony Davis, Kawhi Leonard e Paul George, Kevin Durant-James Harden e Kyrie Irving, la scelta di restare fedele a Portland non vale un titolo ma sicuramente l'amore in condizionato di tutta la fanbase NBA, che in lui vede un baluardo invalicabile di lealtà e per questo ne sposa in modo incondizionato la causa.

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Un nome spendibile per l'MVP?

In una stagione molto più strana di altre, come le classifiche lasciando intendere in modo inequivocabile, e pur premettendo che in questo momento Nikola Jokic e Joel Embiid su tutti stanno dimostrando assoluta continuità nelle loro mostruose prestazioni, è da qualche giorno che il nome di Damian Lillard viene inserito nei possibili MVP. La logica del "valuable" senza il quale la squadra non sarebbe a quel livello si sposa perfettamente con tutti e 3 i giocatori, con l'ulteriore elemento pro-Dame di un roster ciclicamente colpito da seri infortuni che lo costringono agli straordinari. Un ruolo, quello di supereroe, che solitamente veste nei finali di stagione, quando Portland si trova a sgomitare per una posizione Playoffs e serve un condottiero che la tiri fuori dalle sabbie mobili, ma che questa volta ha scelto di interpretare in anticipo consentendo ai suoi di salire fino al quinto posto della Western Conference, ad appena una vittoria di distanza dai Phoenix Suns. Dame inoltre è tra i 5 giocatori attualmente capaci di viaggiare su medie di 25 punti e 7 assist (gli altri sono Jokic, Trae Young, LeBron James e Luka Doncic), ed è primo pari merito con Bradley Beal per partite da 30 o più punti. Il tutto giocando da fine gennaio senza Cj McCollum e Jusuf Nurkic, gli altri due pilastri della squadra.

Dove possono arrivare i TrailBlazers con lui?

In questo momento la classifica della Western Conference vede 4 squadre davanti ai Blazers: gli inavvicinabili Los Angeles Lakers, la sorpresa di stagione Utah, i solidissimi Clippers e i Phoenix Suns che come previsto da molti stanno volando sotto la guida di Chris Paul. Di queste, solo i campioni in carica sembrano nettamente più avanti delle altre e il margine per insediarsi come diretti e più vicini rivali vede un unico gruppo composto proprio da tutte le squadre qui nominate, con la solita premessa che sarà poi la griglia finale e lo stato di salute a maggio a dirci delle reali ambizioni di ogni team.

Portland, che sul mercato si è mossa bene aggiungendo Robert Covington e Derrick Jones Jr per allungare le rotazioni e guadagnare due specialisti difensivi (più Enes Kanter per dare minuti di riposo a Nurkic) non appare per nulla vicina a LeBron e compagni, ma ha probabilmente la profondità di roster necessaria per giocarsi una serie contro tutte le altre candidate a sfidare L.A. in una eventuale finale di Conference. Con un Dame così, peraltro affiancato da un mai così efficiente Carmelo Anthony, una volta recuperate tutte le pedine, questa squadra potrebbe regalare tante soddisfazioni ai suoi tifosi.

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