Dalla fattoria di famiglia al sogno Nba: è ancora favola Islanda a Eurobasket
Due anni fa è stata la squadra simpatia, adesso vuole essere la sorpresa con un obiettivo ben preciso: vincere la prima partita in una fase finale dell’Europeo. L’Islanda due anni lasciò la Francia fra gli applausi dei propri tifosi, o meglio con il tipico “geyser sound” – una sorta di haka del nord Europa – noto anche per le imprese calcistiche della terra dei ghiacciai.
Quell’Islanda tornò a casa senza vittorie, pur facendo sudare le proverbiali sette camicie a squadre come Italia, Germania e Turchia. Una squadra simpatia perché fatta da pochissimi professionisti, alcuni giovani talenti e tanti mestieranti che di certo non vivono di pallacanestro. Nel frattempo però il basket islandese è cresciuto, con i college americani che hanno reclutato molto nel Paese.
Uno dei giocatori volati negli Usa si chiama Kristinn Palsson ed ha giocato un paio di anni fa con la Stella Azzurra Roma. “Negli ultimi anni – spiega Giacomo Rossi, direttore sportivo della società capitolina – in Islanda sono venuti fuori molti atleti interessanti. Poi è nell’indole dei ragazzi islandesi viaggiare e lasciare il loro Paese, lo fanno in tanti. Li definisco come gli ‘hooligans del Nord Europa’, perché sono imprevedibili dentro e fuori dal campo”. Insomma nel mirino della Stella Azzurra (protagonista lo scorso anno con un tris di scudetti giovanili) potrebbe esserci un altro islandese: “Assolutamente possibile”, risponde Rossi. Agli Europei non ci sarà però Kristinn Palsson ma l’omonimo Haukur, che sempre con la Stella Azzurra giocò quasi dieci anni fa un torneo giovanile dell’Eurolega e per poi spostarsi al college, iniziando quindi una carriera da professionista fra Francia e Spagna. Il leader della Nazionale islandese è un altro nome noto agli appassionati italiani, si tratta di Jon Stefansson, ex di Napoli e Roma, ora rientrato in patria dove gioca con il Kr Reykjavík.
Il movimento cestistico islandese è in netta crescita, lo dimostra la seconda qualificazione di fila agli Europei. Lo dimostrano anche alcuni talenti in rampa di lancio, che giocano fuori dal proprio Paese. Il leader carismatico di questa squadra è sempre Jon Stefannson, ma c’è anche un astro nascente del basket islandese. Il suo nome è Tryggvi Hlinason.
Il 20enne centro islandese fino a poco meno di quattro anni fa non solo non giocava a basket ma lavorava nella fattoria di famiglia in un minuscolo villaggio a oltre 400 chilometri dalla capitale Reykjavik. Passava il tempo libero a pascolare le pecore, raccogliere il fieno e guidare lo spazzaneve. Poi il trasferimento a Akureyri, una “metropoli” con i suoi 18mila abitanti. Così Hlinason ha iniziato a diventare un giocatore. I primi a notarlo sono stati gli spagnoli di Valencia che lo hanno messo sotto contratto per quattro anni. Di lui ha scritto Mike Schmitz di ESPN, definendolo un vero e proprio “prospetto Nba". Questo sarà il primo Europeo per lui, che poche settimane fa ha dominato in quello Under 20 chiudendo ai primi posti quasi tutte le voci statistiche. Adesso il palcoscenico più difficile, al suo fianco una squadra capace di tutto, con protagonisti molto diversi fra loro.
In questa Islanda gioca il figlio del pivot sovietico protagonista negli anni '80 Alexander Ermolinskij, ma anche il giovane Kristofer Acox che porta ad Helsinki la foto della mamma, passando per le colonne Bjornsson, Bæringsson e Gunnarsson, punti fermi della Nazionale allenata da Craig Pedersen, tecnico canadese di passaporto danese che guida l’Islanda da tre anni. Sono passati 32 anni da quando Petur Gudmundsson venne scelto da Portland diventando il primo europeo in Nba. A distanza oltre tre decenni il basket islandese prova a scrivere una nuova pagina di storia. Le avversarie stavolta sembrano più abbordabili di due anni fa, a parte Francia e Grecia. L'obiettivo per Stefansson e compagni è quello di mettersi dietro Finlandia e Polonia così da raggiungere gli ottavi di finale.