Da solo sull’isola: Luka Doncic sta diventando troppo grande per questi Mavericks
A tratti, sembra di rivivere la parabola del LeBron James nella prima esperienza ai Cleveland Cavaliers, quelli che pur aprendo le porte dell’NBA al più talentuoso giocatore mai visto nell’epoca post-Michael Jordan non furono mai realmente in grado di regalare al figlio di Akron un roster all’altezza del suo talento in grado di vincere il tanto desiderato anello, arrivato dopo il ritorno dalla Florida del “Re” e con attorno tutt’altro livello di compagni.
Sì, perché al quinto anno nella lega e a fronte dei continui miglioramenti, Luka Doncic è forse uno dei giocatori più soli dell’NBA, straordinario solista e floor raiser, autentica gemma in grado di elevare il livello del suo contorno e portare i modesti Dallas Mavericks a traguardi ben più prestigiosi del reale potenziale della squadra, ma pericolosamente vicino al punto di saturazione visti i mancati rinforzi offerti dal front-office della franchigia texana, che esattamente come fu al tempo con James sembra cullarsi al pensiero di avere il più luminoso talento della lega senza però allestire una squadra che sappia assecondarne in tutto e per tutto la geniale pallacanestro.
Se è vero infatti che la cessione di Kristaps Porzingis avvenuta alla deadline di febbraio aveva reso il roster, seppure meno appariscente nei nomi, più funzionale alle caratteristiche dello sloveno, una off-season con il solo Christian Wood ad arricchire la squadra di Mark Cuban non è bastata almeno per quanto visto oggi a portare i Mavs al tanto atteso livello di contender. Anzi, con la partenza di Jalen Brunson Doncic si è ritrovato senza un portatore di palla in grado di concedergli qualche giro di riposo e senza un ulteriore marcatore capace di gestire l’attacco della squadra nei suoi minuti off e allo stesso tempo in grado di impensierire marginalmente delle difese che invece oggi preparano raddoppi sistematici se non marcature fino a 4 uomini per arginare l’estro del nativo di Lubiana.
Come nel caso dei vari Larry Hughes, Eric Snow, Ben Wallace o Shaq a fine carriera acquistati dai Cavs per offrire manforte al primo LeBron, le campagne di rafforzamento di Dallas hanno finora paradossalmente impoverito la squadra, che solo e soltanto per la capacità di Doncic di mettere in ritmo anche il più anonimo dei compagni può ambire a un ruolo di protagonista in stagione e di partecipante alla post-season. Post-season in cui però inevitabilmente tutti i nodi verranno al pettine e non si potrà ottenere più del massimo già ricevuto da Luka Magic, che anzi nel tentativo di tenere ad alti livelli la squadra in questo inizio di 2022/23 sta probabilmente sprecando preziose energie che verranno poi a mancare quando la stagione entrerà nella fase più calda.
Negli attuali Mavs i più temibili giocatori che non si chiamino Doncic sono Christian Wood, visto finora tra Pistons e Rockets con ottime prestazioni individuali in contesti pertenti, Spencer Dinwiddie, Tim Hardaway Jr, e i varie Reggie Bullock, Maxi Kleber, JaVale McGee, Dorian Finney Smith o Josh Powell. Pedine che per la sola vicinanza al Re Sole vivono di luce riflessa, salvo evidenziare tutti i loro limiti con l’avanzare delle partite e con difese che preferiscono sfidare proprio loro a vestire i panni degli eroi, visto il dominio del numero 77 che a prescindere dalla pressione degli avversari finisce ugualmente per giocare partite sontuose.
Come quella di ieri notte, in cui uno dei team più in forma del momento ovvero i Golden State Warriors, si è dovuto piegare a una prestazione leggendaria di Luka, che con 41 punti, 12 rimbalzi, 12 assist e 4 palle recuperate è stato in grado di prendersi l'ennesima vittoria "solitaria" accompagnata dal solito numero di prodezze balistiche e da una difesa che, a dispetto di quanto visto nei primi anni, è tutto meno che criticabile in questo inizio di stagione.
Nei suoi minuti in campo, in una gara vinta di appena 3 punti, i Mavericks hanno chiuso con un plus/minus di +22, salvo sprofondare a -19 durante il suo riposo. Un dato allarmante che espone una volta di più il roster a disposizione di Jason Kidd a tutti i suoi limiti tecnici e fisici, per i quali un intervento sul mercato appare ormai inevitabile. E che non fa che alimentare dubbi su quanto ancora a lungo Doncic sarà in grado di sopportare il dover necessariamente giocare partite eroiche per accumulare successi.
Il contratto in essere di ben 5 anni fa ben sperare i tifosi Mavs, ma basterebbe un minuscolo mugugno a far cadere il banco mettendo a nudo tutte le mancanze del front-office. Con uno così in squadra non basta giocare buone partite in stagione regolare: si deve competere per il titolo. E se Luka non potrà farlo in Texas, le pressioni non faranno che aumentare negli anni con il rischio di arrivare a epiloghi clamorosi…