Cosa può dare Russell Westbrook ai Los Angeles Lakers
C'è un nuovo super-team in NBA che vuole rispondere a tono al terzetto Irving-Harden-Durant di Brooklyn con la sua personalissima versione dei Big 3. Che da ieri notte, a Los Angeles, rispondono al nome di Russell Westbrook, LeBron James e Anthony Davis. I Los Angeles Lakers, consapevoli di non avere ancora tanti gettoni del "Re" su cui contare, provano il tutto per tutto e aggiungono al roster Mister Tripla-Doppia, reduce dall'ennesima stagione da record in quel di Washington, che arriva il California in cambio di Kyle Kuzma, Montrezl Harrell e l'esterno Kentavious Caldwell-Pope: un candidato MVP (per lunghi tratti dell'anno si è verosimilmente parlato di un possibile podio nella classifica per il premio) per due giocatori non titolari e una shooting-guard dal rendimento spesso preso di mira dai tifosi. Insomma, vista così appare una trade assolutamente convincente da parte del GM Pelinka, che mette i sue due assi nelle condizioni di poter competere per portare a casa un altro anello dopo quello 2020 della bolla di Orlando. Ma è davvero tutto oro quello che luccica per questa aggiunta di prestigio in casa giallo-viola? Non proprio.
Perché Russell Westbrook è l'uomo giusto per i Lakers
C'è più di un motivo.
- La gestione di LeBron James: a dispetto dell'usura fisica (che sembra in realtà aver scalfito di molto poco il suo rendimento in campo), "The Brodie" continua a essere uno dei più energici, carismatici e agonisticamente competitivi giocatori del mondo. Il miracolo compiuto ai Wizards, portati dalla retrovie della Eastern Conference a una miracolosa qualificazione alla post-season, è lì a parlare più di ogni altro risultato. Non è quindi oggetto di discussione l'effetto devastante che Russell avrà sull'energia che i Lakers metteranno in campo nella stagione regolare. Un'energia che, viene automatico pensarlo, consentirà a quel LeBron James prossimo ai 37 anni, che compirà a dicembre, di tirare i remi in barca per gran parte della regular season 2021/22, per poi essere definitivamente scongelato con l'inizio dei Playoffs. Ciò non vuol dire che James verrà tenuto integralmente a riposo, ma è altamente prevedibile vedere un Westbrook trascinatore di stagione e un LeBron molto più sapientemente defilato e gestito con un sapiente load-management ormai sdoganato nella lega dei calendari compressi e dei back-to-back;
- La metà campo difensiva: i Lakers sono reduci da un 2020/21 chiuso con la miglior difesa NBA, stats avanzate alla mano. Il risultato è stato raggiunto indubbiamente grazie a giocatori come Anthony Davis, ma anche come Caruso, Caldwell-Pope, Wesley Matthews. Oltre al Monociglio, onesti comprimari dediti alla causa. Il merito principale è da ricercare nella struttura difensiva data alla squadra dall'head coach Frank Vogel, da sempre specialista nella sua metà campo, in grado di dare una evidente impronta ai suoi roster che spiccano appunto per qualità, profondità e versatilità della difesa. Russell Westbrook prima di approdare in NBA, ai tempi di UCLA, era un difensore straordinario e lo è rimasto anche nei primi anni dei Thunder. Il dispendio fisico di un gioco totalizzante ha chiaramente comportato delle scelte e quel tipo di mastino, salvo sporadiche occasioni, si è visto sempre meno. Se Vogel sarà in grado di riportarlo a quei livelli, Westbrook può naturalmente offrire un rendimento lontano anni luce dai comunque ottimi Caruso e soci;
- Lo "star-power": parliamoci chiaro. Al netto dell'anello di quest'anno, arrivato per merito ma in circostanze evidentemente fortunose dei Milwaukee Bucks, l'NBA moderna ha ormai fatto suo il concetto di super-team e di necessità di accorpare talento per competere. I Brooklyn Nets dei citati 3 tenori, la Golden State o la San Antonio che in casa ha creato la sua devastante versione di Big 3 con Curry-Klay Thompson e Dryamond Green e Parker-Ginobili-Duncan, i Miami Heati di James-Wade e Bosh, i Cavs sempre di LeBron ma con Irving e Love, dimostrano che non una, non due, ma spesso 3 star sono il minimo sindacale per competere davvero per il titolo. Portare un candidato MVP da 10 anni e sicuro Hall of Famer al fianco di due giocatori di uguale status non può che generare, vedremo più avanti con quali perplessità però, una corazzata. I Big 3 che lanciano la sfida agli altri Big 3 dell'NBA.
Perché Russell Westbrook potrebbe non essere l'uomo giusto per i Lakers
Non solo note positive, qualche dubbio esiste:
- Lo spacing: nell'NBA dominata dal tiro da 3 i Lakers aggiungono una super-star che nella dimensione perimetrale ha sempre storicamente avuto il suo tallone d'Achille. Lo fanno rinunciando allo stesso tempo a un tiratore (seppur ondivago) come Caldwell-Pope, che assieme ai giocatori in scadenza Wesley Matthews, Alex Caruso, Dennis Schroder spolpa del tutto il roster di esterni in grado di trovare il canestro da oltre l'arco. Per sfruttare al massimo un giocatore come LeBron, il cui gioco ha sempre necessitato di cecchini pronti a ricevere i suoi scarichi, è evidente la necessità di aggiungere tiratori. E non uno, ma due, forse anche tre. La possibilità di una sign-and-trade sfruttando proprio il playmaker tedesco ex OKC è tutt'ora in piedi. In alternativa, servirà attingere alla free agency. Dove per un Carmelo Anthony che attende solo un messaggino ci sono tanti giocatori mediocri e a fine corsa. Chiudere le partite con un giocatore così facilmente battezzabile dalla distanza come Westbrook faciliterà in parte il lavoro delle difese;
- La situazione salariale: 44 milioni. Tanti sono quelli che spettano al neo-Laker, che assieme agli stipendi di Anthony Davis e LeBron James porta la squadra già sulla linea di galleggiamento della luxury tax. Rifirmare Caruso o il giovane talentuoso Talen Horton-Tucker costerà tanto in termini di tasse per lo sforamento della soglia prevista, usare invece la mid-level exception da 5.9 milioni è una strada per allungare la squadra con pedine libere sul mercato. Ad oggi però il roster di Los Angeles conta 4 giocatori sotto contratto: oltre ai 3 già citati c'è lo spagnolo Marc Gasol. Per il resto, la squadra è tutta da rifare;
- La gestione dei possessi: Russell Westbrook è un giocatore che, per performare, ha bisogno di fagocitare quasi del tutto il gioco offensivo delle sue squadre. La sua dimensione off-the-bal, cresciuta negli anni, non ha mai del tutto preso il sopravvento sull'accentratore che, nel bene e nel male, non si è mai risparmiato per aiutare i suoi compagni con piccole o grandi giocate. Come far convivere questo genere di caratteristiche con la presenza in campo di LeBron James? Se da un lato infatti la gestione della stagione regolare non sarà un problema, in post-season il "Re" tenderà ad avere sempre più possessi e a partire coi consueti pick and roll per poi creare vantaggi sfruttando le rotazioni difensive dopo la penetrazione. Chi avrà quindi la palla? Chi dei due è più pronto a rinunciarvi? LeBron si è già trovato in una situazione simile, a Miami con Dwyane Wade, e dopo un anno di frizioni e apprendistato ha sbloccato forse la versione più devastante della carriera. Ma sono passati più di 10 anni e non è detto sia pronto alle stesse rinunce.
Insomma, per arrivare all'anello saranno necessari tanti compromessi tra star, e tra star e coach. Se verranno raggiunti tutti e la dirigenza colmerà gli spot oggi vacanti con giocatori funzionali, lo scambio di stanotte avrà ufficialmente creato la corazzata che, già oggi semplicemente sulla carta guardando le 3 star, sembra la candidata alle Finals NBA contro i Nets.