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Coronavirus, Pozzecco duro: “Le porte chiuse? Un controsenso. Va fermato lo sport”

Gianmarco Pozzecco, coach di Sassari, ha espresso il suo pensiero sulla decisione di far disputare le partite – anche di basket – a porte chiuse: “E’ una incongruenza incredibile: si dice che si deve mantenere almeno un metro di distanza poi si permette che gli atleti di toccarsi e sudare in campo”. La soluzione? “Niente porte chiuse: si deve fermare tutto lo sport, subito”
A cura di Alessio Pediglieri
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Ai tempi del Coronavirus anche lo sport italiano deve adeguarsi ai decreti governativi e alle norme comportamentali. Tutti atti dovuti per cercare di frenare l'emergenza e limitare il contagio. Così, se i campionati si devono disputare per esigenze contingenti a calendari, scadenze e impegni stipulati in tempi non sospetti, l'unica via per farlo è farlo a porte chiuse, senza la presenza dei tifosi sugli spalti. Come dice espressamente l'ultimo Dpmc di Giuseppe Conte. Eppure, all'interno dello stesso decreto, c'è un'incongruenza di fondo che ha aperto il fianco a nuove discussioni: se la norma sottolinea l'obbligo di mantenere una distanza minima di un metro tra le persone, perché questa disposizione non viene seguita per gli atleti nei cosiddetti sport di contatto?

Il reale rischio di contagio

E' una questione legittima che ha evidenziato Gianmarco Pozzecco, oggi coach di Sassari, che ha così commentato la decisione di far giocare le gare di basket in palazzetti ‘blindati ‘agli spettatori: "Io non posso fare giocare i miei chiedendo loro di mantenere un metro di distanza dagli avversari. Se lo fanno, mi arrabbio. Ma il decreto emanato dal Governo è chiaro: c'è l'obbligo per tutti di mantenere tale distanza. Ci sono delle incongruenze impressionanti".

Gli sport da contatto: il controsenso del decreto

Una analisi semplice, ma non banale perchè Pozzecco ha evidentemente ragione. Tutti gli sport di contatto, dal basket, al calcio o al rugby prevedono da sempre la ‘fisicità' come elemento fondamentale  per poter primeggiare sull'avversario. E' un elemento intrinseco di queste discipline dal quale non poter evadere. Dunque, seguendo il ragionamento del ‘Poz', il far disputare gare a porte chiuse mentre in campo o sul parquet ci sono decine di giocatori che si toccano, si spingono, si urtano, è un controsenso di per sè allarmante.

Pozzecco: bisogna fermare tutto

La soluzione? Per Gianmarco Pozzecco è semplice, basta seguire un filo conduttore di coerenza fino in fondo, senza le classiche eccezioni: "Non capisco come si possa far giocare questo tipo di gare senza che nessuno dica nulla: i giocatori starnutistoco, tossiscono, si toccano, sudano. Entrano in contatto tra loro: bisognerebbe fermare tutto".

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