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Clamoroso in NBA: Donovan Mitchell è un nuovo giocatore dei Cavaliers!

Il passaggio di Donovan Mitchell (25.9 punti di media lo scorso anno) dai Jazz ai Cavaliers può cambiare nettamente gli equilibri NBA a Est, a favore di Cleveland.
A cura di Luca Mazzella
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Abbiamo una nuova contender a Est? Forse azzardato dirlo oggi, ma certamente quanto avvenuto nelle ultime ore in NBA con la blockbuster trade tra Cleveland Cavaliers e Utah Jazz e che ha portato in Ohio la stella Donovan Mitchell può cambiare gli equilibri a ridosso delle contender, e far respirare alla squadra di Bickerstaff un entusiasmo che dopo l'ottima stagione 2021/22 potrebbe ora toccare livelli di lebroniana memoria. Innanzitutto, i dettagli del maxi-scambio messo assieme dalle due squadre, forniti come sempre da Adrian WojnaroWski, primo ad annunciare la trattativa in stato avanzato.

Cleveland acquisisce quindi Donovan Mitchell (25.9 punti di media lo scorso anno) in cambio di Lauri Markkanen, la scelta di quest'anno Ochair Agbaji, Collin Sexton (in scadenza ai Cavs, ha infatti rinnovato il contratto di 4 anni e 72 milioni totali per far quadrare i conti) e il solito enorme carico di scelte future indispensabili in scambi del genere per squadre in rebuilding, come i Jazz del prossimo anno: 3 non protette e 2 "swaps" (il diritto di scambiare la propria scelta con quella dei Cavs se quest'ultima sarà più alta). Tanti giocatori e assets futuri coinvolti, per due squadre che si preparano ad affrontare due stagioni agli opposti.

I Cavs si assicurano un upgrade nell'immediato, con qualche riserva

L'operazione ha tanto senso dalla prospettiva dei Cleveland Cavs: la franchigia di "Mistake on the lake", dopo anni deludenti a seguito dell'addio di LeBron e della complessa situazione salariale lasciata da tanti dei suoi sodali, vede finalmente la luce. La scelta al draft dello scorso anno del fortissimo lungo Evan Mobley, l'esplosione di Darius Garland e le aggiunte via trade di Jarrett Allen e Caris LeVert hanno costruito un core giovane e di talento, che solo per gli infortuni dei due lunghi arrivati proprio nella fase cruciale della scorsa stagione non ha raggiunto la post-season, sfumata per un soffio dopo il torneo play-in.

Ecco perché un miglioramento così evidente nello spot di guardia e la possibilità di avere a disposizione con contratti lunghi il quartetto Mobely-Allen-Garland-Mitchell garantirà alla franchigia un miglioramento netto e la chance di agguantare per più anni i Playoffs, un palcoscenico essenziale per crescere in mentalità e appeal.

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Il fit tecnico Mitchell-Garland, sia dal punto di vista difensivo che offensivo, non appare il migliore possibile sulla carta. L'ormai ex guardia dei Jazz è abituato a gestire tanti possessi, avere molti tiri a disposizione e una centralità tutta da ritrovare in un attacco ormai costruito a misura di Garland, giocatore letteralmente esploso lo scorso anno. Si troverà un compromesso, questo è scontato, in nome dei successi che la giusta chimica potrebbe portare.

Il sacrificio di Sexton (mai rinnovato in questi mesi e quindi in uscita), Markkanen e la scelta Agbaji non è certo un dramma, mentre le scelte alla lunga e in caso di progetto naufragato potrebbero essere altamente remunerative per Utah e far ripiombare Cleveland nella mediocrità. Il tentativo di uscirne in maniera netta però è apprezzabile ed è fatto nei modi giusti.

I Jazz puntano spediti ai prossimi draft

Con le scelte rilevate nelle trade Gobert e Mitchell, il cui addio segna ufficialmente la fine del progetto Snyder (anche lui salutato in estate) i Jazz hanno oggi a disposizione 15 prime scelte per i prossimi 7 anni, tra acquisizioni e proprie, più 3 swaps e tutti i giocatori arrivati da Minnesota e Cleveland: Jared Vanderbilt, Malik Beasley, Talen Horton-Tucker, Leandro Bolmaro, Lauri Markkanen e Collin Sexton. In più, i vari Bogdanovic, Clarkson e Conley prossimi all'addio fanno immaginare l'arrivo di ulteriori assets futuri, così da centrare in pieno l'obiettivo del GM Danny Ainge: ricostruire dal draft e contendere agli Oklahoma City Thunder di Sam Presti il controllo dei talenti del futuro. Pescando i nomi giusti, in un mercato così piccolo, si può tornare ai fasti di appena pochi mesi fa.

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Utah ha capito quando schiacciare sul tasto reset e lo ha fatto nel migliore dei modi. Con un Fontecchio in più nel motore, tra l'altro. L'azzurro si troverà un contesto tecnico totalmente in divenire, ma tanti tiri e spazi a disposizione vista l'assenza di superstar. Giocarsi bene le chance dei primi mesi, pur in una squadra calibrata verso le sconfitte e il tanking sfrenato, potrebbe aprire le porte di chiamate ancora più importanti.

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