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Carmelo Anthony è eterno: ancora decisivo in NBA a 37 anni

Dopo le ultime esperienze in canotta Thunder e Rockets e una carriera che sembrava aver imboccato il tunnel che da lì a poco lo avrebbe condotto al ritiro, Carmelo Anthony è rinato coi Portland Trail Blazers. Punto di riferimento del roster, in uscita dalla panchina, l’ultima versione di uno dei più forti giocatori dell’NBA moderna è efficiente come non mai.
A cura di Luca Mazzella
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25 settembre 2017, media-day in casa Oklahoma City Thunder. Il nuovissimo giocatore della squadra Carmelo Anthony si presenta ai giornalisti. Reduce dalle 7 discutissime stagioni coi New York Knicks, a Melo viene chiesto se arrivato a quel punto della carriera si sente pronto per un utilizzo diverso: sesto uomo, leader della second-unit. La reazione del giocatore dice tutto. Carmelo ride, chiede "Ma chi? Io?", palesando in modo inequivocabile il suo disappunto per un declassamento – formale ma non certo sostanziale essendo molto relativo il concetto di starter in NBA – che ritiene di non meritare. Quell'anno, Anthony gioca 78 partite su 78 da titolare in stagione regolare, 6 su 6 ai Playoffs (dove OKC viene eliminata al primo turno dai Jazz) e contribuisce in modo importante alla debacle di una squadra sulla carta vista da molti come possibile outsider per l'anello e che invece deluse miseramente.

La parentesi Rockets

La stagione 2018-19 va anche peggio. Carmelo riparte dagli Houston Rockets di Mike D'Antoni, Chris Paul e James Harden. Su 10 partite questa volta parte dalla panchina in 8 occasioni, ma la squadra non decolla e, reduce dalle discussioni dei mesi prima, contro Melo viene nuovamente puntato il dito da tifosi, addetti ai lavori, perfino compagni di squadra. I 13.4 punti della brevissima esperienza texana sono per distacco i peggiori in carriera e l'uscita di scena tra mille critiche abbattono letteralmente il giocatore, sicuro Hall of Famer ma ormai visto come in evidente fase calante di carriera e, per qualcuno, addirittura pronto al ritiro.

La rinascita a Portland

Il 19 novembre 2019, dopo aver passato una serie di test fisici per accertarsi che fosse pronto a ripartire nel migliore dei modi, Carmelo riceve una proposta dagli ambiziosi Portland Trail Blazers. Con Damian Lillard e CJ McCollum, e con una lunga serie di defezioni nel reparto lunghi, al prodotto di Syracuse viene offerto con un contratto annuale lo spot di ala-grande e il ruolo di chioccia, da un lato, e specialista dall'altro. Chiedendogli non più di creare punti dal palleggio e recitare un ruolo di protagonista nella metà campo offensiva, quanto di aspettare la palla sugli scarichi, diventare un giocatore da catch and shot (letteralmente ricevere e tirare), attendere che la palla gli arrivi da un passaggio delle 2 star della squadra senza più pretenderla. In poche parole un ruolo da co-protagonista e non più primo violino e comunque accentratore di gioco.

Quello che non era stato mai del tutto accettato in canotta OKC prima e Rockets poi, diventa il presupposto per una nuova fase della carriera di Carmelo Anthony. Che gioca comunque tutte le gare da titolare (a dimostrazione che non fosse certo lo status il vero problema) ma tirando sensibilmente in meno dal campo e da tre.

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Quest'anno le cose sono ulteriormente cambiate. A inizio stagione, coach Stotts dichiara di essere intenzionato a utilizzare Melo dalla panchina per la prima volta in carriera ma il giocatore non batte ciglio. Si cala perfettamente nella sua nuova dimensione di leader e punto di riferimento per tutto il roster, nonché di giocatore più importante in uscita dalla panchina e tiratori sugli scarichi. Il tutto senza rinunciare ai suoi isolamenti in post-basso, dove il mid-range resta arma con pochi eguali in termini di efficienza tra tutti i giocatori NBA.

Il risultato? A 36 anni, Carmelo Anthony sta vivendo una nuova, interessantissima, fase della sua carriera. Che gli sta regalando soddisfazioni su soddisfazioni. Stanotte, contro i Philadelphia 76ers, su 24 punti totali 17 sono arrivati in un ultimo quarto stellare. 48 ore prima, con il suo tipico jumper, ha raggiunto la posizione numero 13 nei migliori scorer ogni epoca della lega, superando Dominique Wilkins e mettendo nel mirino altri totem come Oscar Robertson (26.710 punti), Hakeem Olajuwon (26.946) e Elvin Hayes (27.313), tutti raggiungibili se dovesse continuare con l'attuale produzione offensiva. Quello che è certo è che dopo essere stato a un passo dal ritiro, Melo è tornato in grande stile e ora diverte, ma soprattutto si diverte.

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