Bryant, Durant, James: è corsa a tre per il titolo di MVP dell’Nba
La stagione regolare Nba si avvia alla sua conclusione, e i rumors sui premi individuali iniziano a serpeggiare. Il riconoscimento più ambito è quello per il titolo di MVP (acronimo di Most Valuable Player), che tradotto sta per “miglior giocatore della stagione”.
Kobe Bryant e la parola MVP vanno spesso nella stessa frase – La stella dei Los Angeles Lakers, per acclamazione erede designato di Michael Jordan, è un candidato naturale, e la stagione che sta disputando depone totalmente a suo favore. Qualche numero giusto per rendere l’idea: 28.1 punti di media a partita con il 43% dal campo, 5.4 rimbalzi e 4.6 assist. Tutto questo a 33 anni suonati e con un chilometraggio Nba logorante (quindicesima stagione da professionista). Kobe punta al titolo di Mvp, uno perché è un vincente, due perché non ama arrivare mai secondo, e tre perché adora recitare il ruolo del salvatore della patria. I Lakers hanno scambiato durante il lockout Lamar Odom ai Dallas Mavericks, a marzo hanno spesato senza troppi problemi una leggenda gialloviola come Derek Fisher, e sino a qualche settimana fa hanno provato a cedere in tutti i modi Pau Gasol, ovvero i tre migliori amici (parola grossa quando si parla di Bryant) che il “Black Mamba” avesse in squadra. Il gioco voluto da coach Mike Brown (e dal nostro Ettore Messina) non gli garba troppo, e lo fa notare ogni volta che può. Tutti ingredienti che lo rendono ancor più voglioso di conquistare quel titolo.
L’avversario numero uno nella corsa all’Mvp è Kevin Durant -Gettiamo la maschera, è il grande favorito. Due titoli di capocannoniere già in bacheca a neanche 24 anni, una classe innata associata a una leadership silenziosa e mai urlata. Destinato a dominare la prossima decade Nba grazie a un bagaglio offensivo illimitato: 2.06 cm d’altezza, tira da fuori come Ray Allen e in entrata è fenomenale grazie allo strabordante atletismo. Insieme a Russel Westbrook e James Harden sta guidando gli Oklahoma City Thunder alla conquista della testa di serie numero uno nei playoff della Western Conference. In un mondo come quello Nba dove i numeri contano, quelli di “Durantola” fanno veramente spavento: 27.5, 7.9 rimbalzi, 3.5 assist di media a gara.
MVP fa anche rima con Lebron James – Il più forte e completo giocatore del Pianeta ha posto la sua firma nell’albo d’oro nel 2009 e nel 2010, quando era l’uomo del destino “The Chooseone” dei Cleveland Cavaliers. Sappiamo bene come è andata a finire, con la famosa estate del 2010 che portò a “The Decision” (unico caso nella storia di un giocatore che annuncia in un programma televisivo improntato appunto alla “decisione”, la volontà di cambiare squadra) e il conseguente passaggio ai Miami Heat del grande amico Wade. A Cleveland diedero fuoco alle auto in strada, nel caldo si South Beach di cuori ne continua a infiammare tanti in virtù di un talento mai visto, ma finchè non metterà l’anello di campione Nba al dito, sarà sempre etichettato come un perdente. James in stagione viaggia 26.8 punti di media condita da 8 rimbalzi, 6 assist e 2 palle rubate a partita.
Kevin Love potrebbe essere definito l’Mvp romantico dell’Nba – Ha tutto per essere eletto, è il volto bianco della lega, viaggia a una mostruosa doppia doppia di media (26.0 punti e 13.3 rimbalzi a partita), ha vinto la gara del tiro da tre punti all’All Star Game 2012, ma il record dei Minnesota Timberwolves non ne fa un opzione credibile. Meriterebbe altre platee.
Infine c’è l’MVP della passata stagione Derrick Rose – Giocatore unico, una sorta di Allen Iverson con più visione di gioco e meno hip hop nella sua pallacanestro. I Chicago Bulls hanno il miglior record dell’Nba, e se la sono cavata bene anche durante la sua prolungata assenza per infortunio. I 22 punti e gli 8 assist di media sono in ogni caso impressionanti.
Nelle ultime stagioni il vincitore del titolo di MVP non ha mai vinto l’anello Nba. L’ultimo a riuscirci fu Tim Duncan nel 2003 con i San Antonio Spurs. La storia si ripeterà anche quest’anno?