Brittney Griner rinchiusa nella colonia penale più dura della Russia: “Schiavitù, torture e stupri”
Brittney Griner è sparita in un buco nero, inghiottita dal ventre della Russia senza possibilità di avere più alcuna notizia su di lei. La 32enne campionessa di basket americana, una delle giocatrici più forti del pianeta, è stata rinchiusa in una colonia penale russa in esecuzione della condanna a 9 anni di carcere comminatale perché trovata in possesso all'aeroporto di Mosca nello scorso febbraio – appena prima dell'invasione dell'Ucraina – di alcune cartucce di hashish da vaporizzare, ciascuna contenente meno di un grammo di canapa. Tanto è bastato per essere trasformata in una ‘trafficante di droga' da parte del governo di Putin, che ha colto la palla al balzo per fare della cestista una potente arma politica nell'attuale guerra fredda con gli Stati Uniti.
La Griner è stata dunque trasferita il mese scorso in una delle colonie penali del sistema carcerario russo, dirette discendenti dei gulag sovietici: la IK-2, a Yavas in Mordovia, circa 500 chilometri a sudest di Mosca. Si tratta di campi di lavori forzati in cui le condizioni di vita sono terribili: un vero e proprio incubo per chi fino a poco tempo fa aveva un'esistenza di gloria, ricchezza e felicità. Una testimonianza angosciante su quello che sta vivendo la due volte campionessa olimpica e mondiale arriva da Nadya Tolokonnikova, componente del gruppo musicale "Pussy Riot", che ha trascorso due anni in una colonia penale russa con l'accusa di "teppismo": la cantante e attivista dice di essere più che spaventata per Brittney dopo aver appreso della sua collocazione carceraria.
"Sono terrorizzata dal fatto che Brittney Griner sia stata trasferita all'IK-2 – ha detto la Tolokonnikova a MSNBC – È letteralmente la colonia più dura dell'intero sistema carcerario russo. Io protestavo per le terribili condizioni nella mia colonia penale – ha aggiunto, riferendosi al famigerato IK-14 situato a pochi chilometri di distanza – Ma conosco ogni singolo funzionario che lavora all'IK-2 e so esattamente quali violazioni dei diritti umani compiono quotidianamente e il tipo di tortura che usano contro i prigionieri". La cantante ha continuato descrivendo "condizioni da schiava" all'interno della struttura per sole donne di Yavas, che ha una capienza di 820 detenute. Le prigioniere devono svolgere lavori manuali, "fino a 17 ore al giorno" senza interruzioni o giorni liberi.
Ci si aspetta che persone come Brittney Griner – giovani e allenate – soddisfino quote di produzione che sono spesso irragionevolmente alte. E se non soddisfano questi standard, la Tolokonnikova ha affermato che "saranno punite e questo include la tortura quotidiana". "Molti detenuti semplicemente non lo sopportano e alcuni di loro decidono di suicidarsi", ha detto ancora, aggiungendo che "l'assistenza medica è praticamente inesistente. E, diciamo, se vieni torturato e vai dai medici della prigione per documentare il fatto che sei stato torturato, ovviamente ‘non vedono nulla' e non sono testimoni della tua tortura. Quello di cui ho davvero paura è che Brittney nasconda il fatto di essere pesantemente oppressa in questa colonia penale, perché è quello che è successo con me. Mi è stato intimato che se avessi detto a una sola persona degli abusi, l'intera colonia penale ne avrebbe sofferto a causa mia. E non ho aperto bocca per un anno".
"Quello che mi dà speranza è che normalmente i prigionieri che hanno una certa attenzione da parte dei media non vengono torturati – ha aggiunto la Tolokonnikova, che fu arrestata 10 anni fa – Io non sono stata torturata fisicamente. Hanno usato la forza fisica contro di me solo per spostarmi, ma non mi hanno picchiata. Non mi hanno violentata. Sfortunatamente lo stupro avviene anche nella colonia IK-2. Quello che suggerirei a Brittney se potessi, sarebbe di non lavorare nelle officine. Potresti pensare per un secondo che se seguirai le regole allora la tua vita sarà migliore, ma in realtà, quelle le condizioni sono orribili". Secondo la cantante, le macchine da cucire sono "così vecchie" che provocano inevitabilmente lesioni alle detenute. Ha descritto un caso in cui l'ago le ha trafitto il dito, lasciandola "coperta di sangue" ma costretta a cucire uniformi per agenti di polizia e ufficiali militari russi. E se l'alternativa dell'isolamento suona anche peggio, la componente delle Pussy Riot insiste sul fatto che in realtà è "meglio che lavorare quotidianamente in queste condizioni di lavoro da schiava".
La testimonianza di Nadya Tolokonnikova non è peraltro isolata, visto che le condizioni disumane di detenzione sono confermate dall'associazione per i diritti delle carceri, Russia Behind Bars. In base ai rapporti, le donne vivono in baracche di circa 80-100 persone affollate di letti a castello. C'è un bagno con doccia e un bagno con diversi servizi igienici. Alle detenute è vietato sdraiarsi o sedersi sui loro letti dalle 6 alle 21. "Forniscono del cibo, ma è così marcio che i gatti non lo mangerebbero – spiega Jonathan Franks, presidente di Lucid Strategies, associazione che è stata determinante nel liberare l'ex marine americano Trevor Reed da una prigione russa – Quindi non sarà ben nutrita in quel posto, sarà disgustoso e farà freddo. Queste strutture sono state costruite per essere brutali e oppressive e per spezzare le persone. Brittney Griner sta lottando per la sua vita".
L'unica speranza della campionessa americana è che arrivi a compimento uno degli scambi di prigionieri ad altissimo livello di cui si era parlato nei mesi scorsi, col nome del trafficante d'armi Viktor Bout – il ‘mercante della morte', che sta scontando una condanna a 25 anni di carcere negli Stati Uniti – messo sul tavolo. L'amministrazione Biden, messa sotto pressione dall'opinione pubblica, non smette di lavorare a tutte le ipotesi possibili per liberare la Griner, come ha confermato ieri il segretario di Stato Antony Blinken, spiegando che gli Stati Uniti sono "attivamente impegnati" con la Russia su un possibile scambio di prigionieri per liberare Brittney Griner e un altro detenuto, Paul Whelan, che sono in custodia russa.