Anthony Davis si ferma: come cambiano i Lakers?
La notizia è di quelle che, potenzialmente, possono spostare l'asse della lega, attualmente ancora pendente in direzione Los Angeles, sponda Lakers, da molti additati come favoritissimi a bissare il titolo della scorsa stagione. Un mercato intelligente con rinforzi illustri come Dennis Schroder, Marc Gasol, Wesley Matthews e Montrezl Harrell, unito alle conferme di giocatori chiave come Caldwell-Pope e all'esplosione di giovani dal sicuro avvenire come Kyle Kuzma e Talen Horton-Tucker, ha sin da subito collocato i giallo-viola in pole position in vista dei Playoffs. Certo, dando per scontata la coppia LeBron-AD che attualmente differenzia i los-angelini dal resto della lega, che può permettersi uno ma non due giocatori capaci di arginare i fenomeni con le maglie numero 3 e 23. Il problema è che l'infortunio di Anthony Davis, in queste ore, sta facendo tremare i Lakers che hanno subito optato per un riposo di 2/3 settimane per consentirgli di recuperare da un problema fisico apparentemente poco importante, ma che potrebbe portare a conseguenze più serie.
Il precedente Durant
Poco prima della sirena del secondo quarto della gara contro i Denver Nuggets, in una ricezione in post-basso e nel momento di fronteggiare il canestro, il "Monociglio" ha avvertito un fastidio nella zona del tendine d'Achille, che già la scorsa settimana lo aveva costretto a saltare due partite. Portato subito in ospedale per degli accertamenti, la diagnosi è stata benevola: stiramento al polpaccio destro, sicuramente connesso ai problemi relativi al tendine, e stop forzato di 20 giorni che farà a saltare a AD l'All-Star Game per poi considerare un rientro subito dopo la partita delle stelle… sempre che non ci siano complicazioni. Non impossibile, considerato che il giocatore è già storicamente injury prone (la media da quando è in NBA è di 65 partite giocate a stagione) e ormai combatte da inizio anno con una serie di acciacchi fisici che ne stanno condizionando e di molto il rendimento, ai minimi storici da quando è in NBA almeno a livello statistico (22.5 punti e 8.5 rimbalzi sono rispettivamente il terzo e il secondo peggior risultato in carriera), costringendo allo stesso tempo l'altro fenomeno della squadra LeBron James agli straordinari per mantenere la squadra ai vertici della Western Conference. Ricordiamo che l'ultimo giocatore che ha patito problemi di "usura" al tendine d'Achille (questo genere di infortunio preoccupa soprattutto in relazione al ridottissimo margine di riposo tra scorsa stagione e attuale) è stato Kevin Durant, che forzando sul dolore ha passato 18 mesi fuori per recuperare dalla lesione subita. Un rischio che in casa Lakers non vuole prendersi davvero nessuno.
I possibili sostituti
In questo momento impazza il nome dei possibili sostituti in quintetto del nativo di Chicago. Verosimilmente sarà Kyke Kuzma a riempirne lo spot, offrendo maggiori spaziature in attacco e un effort sicuramente minore in difesa, pur al netto degli evidenti miglioramenti del giovanissimo talento, o in alternativa Montrezl Harrell, firmato per portare energia dalla panchina ma all'occorrenza utilizzabile da starter, anche per provare a rivitalizzare un giocatore che appare lontano parente di quanto visto ai Clippers lo scorso anno (in cui ha vinto il premio di 6th Man of the Year). In entrambi i casi, le rotazioni sarebbero evidente accorciate nel reparto lunghi e sarebbe possibile vedere diversi minuti di James da ala grande o quintetti leggermente più bassi quando sarà il Re a riposare. Ammesso che nella campagna per portare a casa un MVP che avrebbe del clamoroso a 36 anni, sarà molto raro vedere LeBron out.
C'è vita senza Davis?
Pur avendo il miglior giocatore del mondo a roster, questi Lakers non possono prescindere dalla versatilità di Davis sulle due metà campo e una sua assenza prolungata rappresenterebbe sicuramente una perdita decisiva ai fini della corsa all'anello, che li vedrebbe quantomeno incalzati dalle rivali della Western Conference e probabilmente alle spalle dei Brooklyn Nets, in cerca di identità nella Conference opposta. Oltre al rendimento individuale e "numerico" di AD, mancherebbe quello che si è dimostrato il compagno migliore per giocare con James e leggerne le intenzioni con largo anticipo. Un lusso che nessun'altra squadra può permettersi e per il quale, obiettivamente, non è nemmeno ipotizzabile un piano B. Il motivo per cui a Los Angeles si vivrà col fiato sospeso per le prossime settimane è chiaro: senza Davis l'anello sarebbe lontanissimo.