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Alex Caruso sempre più essenziale nella NBA: che rimpianto per i Los Angeles Lakers

Caruso, campione NBA coi giallo-viola nel 2020, si sta affermando nei nuovi e ambiziosi Chicago Bulls e in California sempre più tifosi iniziano a rimpiangerlo.
A cura di Luca Mazzella
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Siamo a Chicago e mancano meno di 2 minuti nell'ultimo quarto tra Dallas Mavericks e Chicago Bulls. Il punteggio, 113-101 per i padroni di casa, offre un margine rassicurante che i texani provano a ricucire con una delle ultime occasioni a disposizione per riaprire la partita. Delon Wright prova a entrare subito nell'attacco, penetra verso destra e arrivato nei pressi del ferro scarica verso Dwight Powell apparentemente libero a centro-area. Apparentemente, appunto, perché sulla linea di passaggio è posizionato nel migliore dei modi Alex Caruso che recupera palla, subisce una spinta del lungo dei Mavs e da terra riesce a passare la balla a Lonzo Ball.

Il rientro degli uomini di Kidd è pigro, la point-guard spara un missile a tutto campo che arriva preciso nelle mani di Zach LaVine lanciato in contropiede, che chiude con una pirotecnica schiacciata i conti e consolida lo status di grande di questi Chicago Bulls sempre più sorprendenti e detentori, in coabitazione con Washington Wizards e Utah Jazz, del secondo miglior record NBA. Uno dei segreti della squadra di Donovan, totalmente rivoluzionata dall'avvento del GM Karnisovas dietro la scrivania, sta nell'aver mixato in maniera sapiente giocatori di talento e role players d'élite, in un roster che ha nelle mani punti, assist, difesa e la giusta dose di stamina per annichilire gli avversari proprio nella metà campo che tutti ipotizzavano essere la debole di questi Chicago Bulls.

Con eccellenti giocatori come DeMar DeRozan e Nikola Vucevic notoriamente poco inclini alla metà campo difensiva, gli innesti di Lonzo Ball e di Alex Caruso andavano proprio nella direzione di colmare un gap ed equilibrare, per quanto possibile, la capacità di fare punti di una squadra che voleva anzitutto riaccendere entusiasmo e passione nella Windy City con una solidità a difesa del proprio canestro ricercata con i migliori nomi possibili su piazza. Ed è qui che l'apporto, il ruolo, l'unicità dell'esterno campione NBA 2020 coi Los Angeles Lakers sono emerse prepotentemente.

Underrated per natura

La carriera di Alex Caruso è stata un continuo crescendo ma è nata in tutto e per tutto nelle retrovie della NBA, nel mondo sommerso dei cd. undrafted, i giocatori che dopo l'università non vedono il loro nome tra i 60 annunciati dal commissioner nel consueto appuntamento dedicato ai nuovi ingressi nella lega. L'anno è il 2016, Alex viene da un'ottima stagione a Texas A&M ma il suo fisico gracile non sembra convincere del tutto le franchigie. Da quel momento parte la sua gavetta senza fine: prima Summer League coi Philadelphia 76ers (tagliato), poi Oklahoma City Thunder (tagliato), infine G-League proprio nella franchigia satellite di OKC, dove chiude la stagione 2016-17.

Un anno dopo Alex viene aggregato ai Los Angeles Lakers per la Summer League, nei primi tempi facendo sempre la spola, come ogni two-way contract che si rispetti, tra la squadra principale e i South Bay Lakers, coi quali disputa quasi la totalità della stagione 2017-18 e 2018-19, nella quale le sporadiche apparizioni verso fine anno e con una squadra totalmente allo sbando dopo l'infortunio del neo-arrivato LeBron James che chiude l'annata anzitempo lo mettono in mostra come uno dei giocatori più combattivi e da tenere in considerazione per quella che sarà pochi mesi dopo la squadra costruita per arrivare all'anello.

Arrivano 32 punti proprio sul finale di stagione e in estate il prodotto della G-league, il giocatore undrafted, il giocatore diventato idolo dei tifosi inizialmente più per affetto che per gioco si guadagna un rinnovo biennale da 5.5 milioni di dollari. E alla prima reale occasione da giocatore totale e ufficiale dei Lakers, nel 2019-20, si dimostra elemento essenziale sulle due metà campo per la conquista del promesso titolo NBA. Caruso non è più semplicemente una sorta di mascotte, ma un pretoriano di LeBron che con lui affina un'intesa che va dal parquet al fuoricampo, con endorsements social e pubblici che denotano la stima del 23 per un role player diventato fondamentale grazie a impegno e agonismo rari da trovare. Un'apparente fisicità che non "buca" lo schermo nasconde infatti atletismo e voglia di sacrificio che rendono Caruso un giocatore essenziale. Che però, pochi mesi fa e al termine del secondo anno di contratto, i Lakers non hanno ritenuto di dover trattenere a roster a determinate cifre.

L'offerta dei Lakers e la firma coi Chicago Bulls

La dirigenza giallo-viola, mossa dalla voglia di fare le cose in grande prediligendo i nomi alla costruzione di un roster funzionale, ha offerto in estate meno di 15 milioni in 2 anni ad Alex. Che davanti alla prima reale chance di raccogliere i frutti del suo lavoro ha scelto, giustamente, un accordo più lungo e remunerativo accettando la corte dei Chicago Bulls, che appunto hanno visto in lui un complemento ideale per riempire la carenza di difensori e giocatori di energia in squadra. Scelta migliore non poteva esserci, come scelta peggiore non poteva fare Los Angeles. Caruso ha firmato in off-season un quadriennale da 37 milioni e in meno di un mese, complice l'inizio elettrizzante di Chicago, è diventato uno dei giocatori più importanti della squadra.

I numeri di Caruso

Le giocate della notte contro Dallas (6 palle recuperate in totale e 16 punti con un solo errore al tiro) sono solo la punta di un iceberg che vede oggi Alex guidare la lega nelle palle rubate (2.6 a partita) e spiccare nelle deflections (4.3 a gara, secondo in NBA), grazie appunto alla sua capacità di "sporcare" palloni apparentemente non suoi e favorire recuperi difensivi che in un roster che ricercava in lui esattamente queste doti a complemento dei tanti ottimi realizzatori presenti, sono ossigeno puro. Un ossigeno che avrebbe fatto tremendamente comodo ai Lakers, ma che oggi Chicago si gode consapevole di avere in squadra un giocatore che, da undrafted e nel totale anonimato dei primissimi anni, oggi è uno degli specialisti difensivi più amati della NBA. Lunga vita ad Alex Caruso.

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