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Zanardi, il medico che lo ha in cura: “Sarà come scalare l’Himalaya, ma dobbiamo avere fiducia”

Il dottor Franco Molteni, che dirige il reparto di riabilitazione del centro in cui è stato trasferito Zanardi ha parlato del percorso che aspetta l’ex pilota: “Bisogna essere realisti. Per Alex sarà una scalata dura come l’Himalaya, ma bisogna essere fiduciosi. Nessuno fa miracoli, ma faremo il possibile”.
A cura di Alessio Morra
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Alex Zanardi nei giorni scorsi, dopo oltre un mese, ha lasciato il Policlinico ‘Le Scotte’ di Siena ed è stato trasferito in un centro riabilitativo, Villa Beretta, nel lecchese. Il professor Franco Molteni, in un’intervista rilasciata al ‘Corriere della Sera’, ha parlato del paziente e ha dichiarato che l’ex pilota si trova in una situazione molto complicata, in pratica è come se dovesse scalare l’Himalaya.

Zanardi è davanti all’Himalaya

Il professor Molteni, che sin da quando aveva ventiquattro anni si occupa di riabilitazione, ha parlato della situazione di Zanardi e ha ricordato a tutti che bisogna essere realisti perché la lotta è durissima, ma al tempo stesso non bisogna darsi per vinti. Lui e il suo staff daranno il massimo anche per Alex Zanardi:

Quello che posso dire è che in questo momento lui è davanti all'Himalaya. Non possiamo essere stupidamente ottimisti e avere ora la certezza che arriverà in cima, ma non possiamo nemmeno essere preventivamente disfattisti e dirci sicuri che non ce la farà. È qui soltanto da due giorni e dall’incidente è passato un mese. Una cosa la sappiamo: siamo molto determinati. I miracoli non li fa nessuno e qui nessuno pensa di essere onnipotente ma faremo tutto ciò che sarà possibile fare, come facciamo sempre con i nostri pazienti.

Il figlio Niccolò, io e mia madre gli parliamo

La moglie Daniela e il figlio Niccolò sono sempre vicini ad Alex, e ora possono anche parlargli, come ha svelato Niccolò in un’intervista. Il ragazzo è fiducioso ed è convinto che il papà grazie alla sua energia fuori dal comune riuscirà a riprendersi:

Non è più in pericolo di vita, ed è già molto, ma ha davanti a sé un percorso ancora lunghissimo, e lo sappiamo, siamo preparati. Siamo anche contenti perché il suo recupero è stato molto più veloce di quanto ci aspettassimo. Ma non bisognerebbe sorprendersi: questo è papà. È incredibile l’energia di quell’uomo, ha una forza straordinaria. Non ho mai perso uno solo dei miei turni al suo fianco in ospedale.

Con la mamma abbiamo fatto tutti i giorni la spola, trecento chilometri al giorno tra andata e ritorno. Gli parliamo, certo. Ora che non è più sedato si può. Prima era proprio controindicato. I medici ci spiegavano che stimoli esterni avrebbero interferito con la sedazione. Adesso invece ci dividiamo i compiti: noi diamo gli stimoli affettivi, i medici quelli neurologici.

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