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Yusuf Dikeç ha trovato un nuovo modo per fare soldi dopo le Olimpiadi: vuole 30mila euro per mezzora

Il tiratore a segno con la pistola ha conquistato grande notorietà alle Olimpiadi di Parigi per il modo in cui si è presentato in pedana per gareggiare. E ha deciso di monetizzarla a determinate condizioni e a un certo prezzo.
A cura di Maurizio De Santis
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Yusuf Dikeç è il tiratore con la pistola turco che alle Olimpiadi di Parigi è divenuto iconico per la postura e la semplicità assoluta con la quale s'è presentato in pedana per gareggiare. Look casual, T-shirt, pantaloni e una mano in tasca gli sono stati sufficienti per stupire il mondo con un'espressione del viso e un atteggiamento divenuti virali. Così ha conquistato la medaglia d'argento in coppia con Sevval Ilayda Tarhan, nella prova a squadre miste di pistola ad aria compressa da 10 metri. Così ha guadagnato abbastanza notorietà al punto che oggi bisogna pagare 30 mila euro e sottostare a una serie di condizioni molto rigide per avere una sua intervista.

Nell'estate scorsa, il 52enne sottufficiale in pensione della gendarmeria bucò il video perché affrontò la competizione sparando senza alcuna attrezzatura, usando comunissimi occhiali da vista e tappi per proteggere le orecchie dal frastuono dei colpi. "Siccome ho entrambi gli occhi aperti, non considero l'attrezzatura molto comoda", disse allora. Impassibile, neutro, tutto d'un pezzo. Il viso non tradiva emozioni, trasmetteva solo la freddezza del cecchino che ha il bersaglio dinanzi a sé e attende il momento giusto per premere il grilletto. In quell'immagine che ha fatto il giro del mondo reggeva l'arma con una mano e l'altra la teneva in una patta lasciando trasparire noncuranza. Invece no, era pronto a fare fuoco.

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In quei quindici giorni la sua vita è cambiata del tutto. Adesso può anche permettersi di "sparare" un certa cifra per monetizzare parole e apparizioni. Ne sa qualcosa il quotidiano francese L'Equipe che ha provato a parlargli ma s'è dovuto confrontare con un'altra persona che fa da filtro: è il suo avvocato, Mehmet Ali Akgül, dello studio legale MSE. È amico di vecchia data di Dikeç e dopo i Giochi in Francia è divenuto anche molto di più che un fedele e affidabile consulente legale: "Un milione di lire turche (circa 30 mila in euro, 27 mila e 700 ndr)" è il prezzo fisso previsto per un dialogo che non è libero.

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Fissato l'onorario, ci sono anche alcune regole da rispettare per un massimo di 30 minuti di disponibilità: rileggere l'intervista prima della pubblicazione, esigere che le foto scattate siano di proprietà del ‘cliente'. Poi si può anche passare a ai termini di pagamento. Solo dopo concederà udienza.

"Questa è la norma in Turchia", è stata la replica dell'avvocato rispetto alla reticenza del giornale transalpino a sottostare a termini del genere. Provare a valicare questa cortina è impossibile, si riceveranno una serie di "al momento è molto impegnato" oppure "è concentrato sugli allenamenti per Los Angeles 2028" fino al più secco "Yusuf non è un artista e non ha alcun interesse a rilasciare interviste".

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