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Vince McMahon rinnega la docuserie Netflix: tra i retroscena c’è la proposta disgustosa a sua figlia

Dopo l’uscita del documentario Netflix “Mr. McMahon”, l’ex CEO della WWE Vince McMahon ha attacco i produttori dicendo che hanno cercato di distorcere la realtà. Sul web si discute su una serie di sue forti dichiarazioni.
A cura di Alessio Morra
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Il nome di Vince McMahon è un nome molto pesante, perché lui è l'uomo più ricco e potente nella storia del wrestling professionistico. L'americano ha reso la WWE un evento popolare in ogni angolo del mondo. Da decenni è sotto i riflettori, ora però dopo l'uscita di un documentario Netflix sulla sua vita si parla e di lui si parla come personaggio a dir poco controverso. McMahon, che ha partecipato a quel documentario, ha definito distorto e ingannevole il prodotto di Netflix. Nella serie si parla di steroidi nel wrestling, delle morti premature di numerosi wrestler e di una serie di episodi controversi.

Vince McMahon si scaglia contro il documentario di Netflix

McMahon nel boom del WWE ha avuto un ruolo fondamentale. Suo padre fondò l'ente, lui lo ha raccolto ed è stato, oltre che presidente, annunciatore degli incontri e telecronista. La sua popolarità è cresciuta sempre più nel tempo, ma lo scorso giugno dopo accuse di traffico e violenza sessuale lo scorso gennaio ha perso il ruolo di CEO. Travolto dagli scandali, ora è protagonista di un documentario che ha analizzato la sua ascesa al potere e la sua successiva caduta. Il teaser lo definisce un personaggio controverso. Tiger King si è difeso, lo ha fatto pubblicamente dicendo: "Netflix ha commesso un errore: confondere il personaggio del signor McMahon con il vero me". Poi ha rincarato la dose scagliandosi contro chi ha realizzato l'opera parlando di trucchi tipici dell'editing per ‘supportare una narrazione ingannevole.

Il post in cui McMahon parla del documentario Netflix.
Il post in cui McMahon parla del documentario Netflix.

Il post social di McMahon contro i produttori

Nel suo primo post su ‘X' da oltre un anno a questa parte ha poi ribadito di non essersi pentito di aver partecipato al documentario Netflix, ma ha anche detto che ogni storia ha due lati e che spesso lui è stato mal interpretato, o volutamente boicottato per confondere gli spettatori.

Le rivelazioni che vengono fuori dal documentario su McMahon sono veramente sbalorditive. Da alcuni spezzoni, finiti sui social, si notano i comportamenti aggressivi nei confronti di alcune donne, e anche dei commenti davvero orrendi. C'è anche un'affermazione pesantissime verso le persone che vanno in pensione, che dovrebbero ‘semplicemente morire'. Alle sue accuse i produttori hanno anche dichiarato che McMahon dopo le inchieste a suo carico si è rifiutato di realizzare le ultime interviste per la serie.

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Il duplice omicidio e poi il suicidio di Chris Benoit

Si parla di alcune vicende o meglio risposte controverse. Mr. McMahon parla anche di Chris Benoit, che prima di suicidarsi uccise la moglie e il figlio nel 2007. L'ultimo dei sei episodi del documentario su McMahon ha una parte anche su questa vicenda. McMahon dice: "Chris Benoit era considerato un eccellente performer sul ring. Per quanto ne sappiamo, era un uomo fantastico. Non c’è alcuna correlazione tra l’assunzione di steroidi e ciò che ha fatto. Gli esseri umani sono imperfetti, Chris è impazzito. Può succedere a tutte le forme di vita, quindi questa è l’unica cosa che posso trarre da ciò che è accaduto. Secondo alcuni medici tutto può essere scaturito da una sorta di trauma alla testa. È un’ idea completamente campata in aria. Sembra che ci sia un danno e invece no. Sappiamo cosa stiamo facendo. Non ci facciamo del male a vicenda”.

McMahon non interruppe lo show dopo la morte di Owen Hart

L'imprenditore americano ha anche spiegato perché decise di non interrompere lo spettacolo quando Owen Hart morì sul ring della WWE, in un evento trasmesso in pay-per-view in diretta. Era il 23 maggio del 1999. Owen Hart interpretava il personaggio di The Blue Blazer e doveva scendere dal soffitto, ma un malfunzionamento dell'imbracatura fece sì che venisse rilasciato troppo presto e morì a Kansas City. Nonostante ciò, nonostante il sangue presente sul tappetto, McMahon fece proseguire lo spettacolo: "La decisione che dovevo prendere era fondamentalmente se lo spettacolo dovesse continuare o meno. Il pubblico dal vivo non aveva davvero visto cosa era successo. Se avessero visto, senza dubbio si sarebbe dovuto interrompere lo spettacolo. Quelle persone erano venute per vedere uno spettacolo, non per veder morire qualcuno. Io come uomo d'affari pensai: ‘Ok, continuiamo, lo spettacolo deve andare avanti".

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L'orrenda proposta alla figlia Stephanie, che rifiutò

La storia che ha più indignato ed è stata più criticata è stata quella relativa all'idea che McMahon ha avuto quando la figlia, Stephanie, gli ha comunicato di essere in dolce attesa. McMahon dice che quando apprende la notizia alla figlia propone una storyline assurda, le dice di far uscire la voce che è lui il padre del bambino: "Una delle mie idee per una storyline era che Stephanie rimanesse incinta. Penso… ero io che l’avevo messa incinta. Il mio personaggio, intendo. Qualcosa del genere. Ma è stato un secco ‘No’. Quella non l’abbiamo mai fatta.

Stephanie McMahon di questo episodio in particolare non ne ha voluto parlare, ma ha detto altro dicendo che alcune idee del padre le sembravano oggettivamente un po' strane, anche se ha sottolineato che si trattava di un'epoca diversa del mondo del wrestling.

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