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Olimpiadi Parigi 2024

Velasco vince l’oro alle Olimpiadi e spiega a Baggio la pace: “Roberto, dimentica quel rigore”

Il telecronista ricorda al coach dell’Italvolley femminile la finale persa con la maschile ad Atlanta ’96, la risposta e il messaggio che dà spiegano la sua grandezza: “Non è vero che non sono mai stato in pace con me stesso”. Poi cita il Divin Codino.
A cura di Maurizio De Santis
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Julio Velasco ha chiuso un cerchio. La vittoria contro gli Stati Uniti e la conquista della medaglia d'oro alle Olimpiadi di Parigi con l'Italia del volley femminile completa il percorso circolare della sua storia sportiva. Ad Atalanta 1996 sfiorò il titolo con il sestetto maschile, perdendo contro l'Olanda. In campo c'era Lorenzo Bernardi che oggi era accanto a lui in panchina in qualità di tecnico. Nell'abbraccio irruente, verace, liberatorio (nella foto in basso) che si sono scambiati a fine match c'è tutto, non si può spiegare a parole. Contano le sensazioni e le emozioni di chi certe cose le ha vissute sulla propria pelle, le porta scolpite dentro di sé nel bene e nel male. Ne ha memoria e le ha accettate. E le vive in pace.

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Il messaggio di Velasco a Baggio dopo l'oro olimpico a Parigi con l'Italvolley femminile

Il primo pensiero che ha, quando il telecronista Rai gli rammenta quella finale andata male 28 anni fa, è per Roberto Baggio. Ancora oggi, il ‘Divin Codino', quando torna indietro con la memoria al penalty fallito contro il Brasile ai Mondiali di Usa '94, rivive con profondo rammarico quell'errore che costò caro (in realtà, non fu l'unico… prima di lui sbagliarono anche Baresi e Massaro e furono fardelli pesantissimi). "No, non è vero che non ho mai avuto pace in questi 28 anni", dice Velasco che prende ad esempio la condizione esistenziale dell'ex calciatore per ribadire qual è il suo approccio alla vita e al mondo dello sport. In quel messaggio c'è tutta la sua grandezza e spiega perché l'argentino non è solo un coach ma molto di più.

"Io non sono come Baggio, che dice di non avere pace perché ancora oggi si rammarica quel rigore sbagliato – le parole a caldo a Rai Sport -. Deve vivere in pace, sono cose che succedono. A volte si vince per due punti, altre volte si perde. Quella squadra è stata veramente straordinaria, ha perso una partita solo per due palloni. Io ho sempre accettato questa cosa. Oggi abbiamo addirittura stravinto, e va bene… ma può anche succedere il contrario. E oltretutto non sono mai stato ossessionato di conquistare per forza questa medaglia d'oro. A me non mancava, non è mai mancata. E poi era francamente impensabile".

La filosofia del coach argentino: una lezione di vita e di approccio allo sport

Le coincidenze della sorte raccontano che se certi amori non finiscono, fanno giri immensi e poi ritornano è perché il successo del coach argentino consiste anzitutto in una cosa: ha saputo aspettare in assoluta serenità con se stesso, senza alcun rammarico né rimpianti. In tanti anni nel mondo dello sport s'è guadagnato appellativi come "maestro", "filosofo". E quanto affermò subito dopo aver ottenuto la qualificazione in finale che lo avrebbe portato sul gradino più alto del podio ne è la prova tangibile: "La pallavolo italiana deve smettere di parlare dell’oro che manca, è stato deleterio per la squadra maschile. Basta guardare sempre quello che manca. È una cultura, quella dell'erba del vicino che è sempre più verde, una filosofia di vita che non va bene. L’oro olimpico arriverà quando arriverà".

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Velasco ha rimesso insieme i cocci dell'Italia: "Grande compattezza di gruppo"

Ed è arrivato dopo appena quattro mesi di lavoro in cui ha rimesso assieme i cocci di una nazionale che era finita in pezzi, s'era andata a schiantare proprio quando era a un passo dal toccare la gloria. L'aveva solo sfiorata. Divisa e litigiosa, se l'era lasciata sfuggire puro avendo ben figurato ai Mondiali e agli Europei.

"Ho fatto delle scelte di lavorare su delle priorità che ci permettessero un cambiamento veloce, le ragazze sono riuscite a farlo e si sono compattate anche come gruppo. La compattezza del gruppo non sempre è imprescindibile ma è un fattore che aiutaLa base era riuscire a giocare di squadra andando oltre le amicizie e i possibili problemi fuori dal campo. Se c’è una giocata o un recupero da fare per aiutare una compagna non lo si fa per amicizia, ma perché non facendolo si gioca male. È stata una scelta tattica non dare tutti i palloni, anche i più difficili, a Egonu. Le facevamo arrivare le palle giuste e al momento giusto potendo anche contare su Bosetti, meno fisica ma più tecnica, in prima linea. Questa scelta ha aiutato il gruppo a essere più coeso".

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Ultima riflessione dedicata al futuro: "Non so se continuerò ad allenare"

Cosa farà adesso Velasco? Ci sarà ancora lui al timone della Nazionale alle Olimpiadi di Los Angeles? "Adesso non riesco a pensare a cosa succederà tra quattro anni e dove sarò… Abbiamo appena vinto, ma non sono un ragazzo – ha aggiunto in conferenza stampa -. Non so se è arrivata l’ora di smettere. Avrò tanto tempo per pensare al mio futuro".

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