Valentina Vezzali è una gigante: il percorso sportivo italiano più vincente di sempre
Nell’estate del 2016 Valentina Vezzali era già un monumento per la scherma, ma anche per lo sport italiano e mondiale. Partecipa alle Olimpiadi di Rio de Janeiro e nella finale per il bronzo sta perdendo 8-12 contro la forte coreana Nam. Mancano 13 secondi alla fine dell’incontro. Si dice sempre che lo sport è imprevedibile, che può succedere di tutto, ma il tutto di cui ci diciamo non è di sicuro recuperare quattro stoccate in 13 secondi. Sbagliato. Valentina Vezzali, il monumento del nostro sport, riesce ancora una volta ad andare oltre ogni limite, recupera quelle stoccate e vince 13-12 in extra time. Quella è l’ultima vera immagine di una campionessa stratosferica che ci ha accompagnato per più di 20 anni.
Raccontare tutto quello che ha vinto Valentina Vezzali è a dir poco sbrodolante per qualsiasi lettore anche con ottime intenzioni. Diventerebbe un longform il cui scroll non finirebbe più. Ha vinto 3 volte l’oro olimpico nel Fioretto individuale, giusto parlare solo di queste vittorie che raccontano anche com’è cambiata Valentina negli anni.
Prima di tutto è bene anticipare che a vincere 3 o più medaglie d’oro olimpiche in una disciplina individuale sono pochissimi in tutta la storia dello sport. I primi tre sono americani: Al Oerter, discobolo che ha vinto quattro ori consecutivi dal 1956 al 1968, Carl Lewis, quattro volte oro nel salto in lungo dal 1984 al 1996 e Michael Phelps, vincitore dei 200 misti dal 2004 al 2016. Dopo i tre americani, per medaglie di argento conquistate insieme agli ori, ci sono tre tedeschi. Georg Hackl nello Slittino, anche se non ha vinto i 3 ori consecutivamente, Ralf Schumann, grande protagonista della Pistola 25 metri e Claudia Pechstein, regina dei 5000 m del Pattinaggio velocità. Dopo i campioni di due nazioni ricche, che nello sport investono tanto e offrono ai loro atleti strutture e servizi di altissimo livello, c’è lei, Valentina Vezzali, che ha sempre onorato e fatto rifulgere il tricolore, portato a Londra 2012 per rappresentare tutti gli atleti italiani.
Il primo oro olimpico della Vezzali viene dopo l’argento a metà strada fra la delusione e la gioia di Atlanta 1996 ottenuto contro la romena Laura Badea. A Sydney 2000 Valentina Vezzali arriva come vincitrice degli ultimi Mondiali di Seoul, degli ultimi Europei di Coblenza e dell’ultima Coppa del Mondo di Fioretto. Non è un oro facilissimo però. Ci sono le ultime rappresentanti della scuola rumena che le hanno sempre dato filo da torcere. Ai quarti supera solo per 9-8 Reka Zsofia Lazăr-Szabo, mentre in semifinale si prendere la rivincita di quattro anni prima, battendo Laura Badea 15-8. Dopo aver superato questi scogli durissimi, la finale contro la tedesca Rita König è una mezza passeggiata ed è vinta 15-5. In questa Olimpiade non si vede ancora la Vezzali perfetta. È una forza della natura, ma è ancora a volte scomposta e troppo irruente.
Dopo varie e continue vittorie in tutto quello che si poteva vincere, arriva ad Atene 2004 e i geni del CIO mettono in pausa il Fioretto femminile a squadre, altro oro sicuro per noi. Ma Valentina non si avvilisce e arriva facile alle semifinali dove fa un grande incontro per battere la polacca Sylwia Gruchała per 15-13. In finale c’è una sfida davvero epocale, tra lei e Giovanna Trillini, altro mito italiano, jesino, per la scherma mondiale, per il fioretto femminile e lo sport olimpico nel suo complesso. Uno scontro fra titani in pratica che Valentina riesce a vincere per 15-11. Ad Atene abbiamo visto la Vezzali totale, quella che dominava l’incontro dall’inizio alla fine e grazie ai suoi colpi in controtempo era davvero ingiocabile per le altre.
Passano quattro anni e si va tutti a Pechino 2008. Giovanna Trillini era stata superata nelle gerarchie ma altre avversarie più giovani stavano iniziando a farsi vedere. Ma c’è poco da fare per tutte. La corsa verso la finale è entusiasmante. I punteggi delle sfide dicono tutto: 15-3, 10-7, 15-3, 12-3 in semifinale contro Margherita Granbassi che era il nuovo astro del Fioretto femminile italiano. In finale un incontro teso allo spasimo vinto 6-5 contro la sudcoreana Nam Hyun-Hee (la stessa atleta che poi prenderà quattro anni dopo quelle quattro stoccate in 13 secondi), l’unica che l’ha messa davvero in difficoltà. Questa è stata la Vezzali dell’apice della carriera: era leggera, incredibilmente scattante, tecnicamente eccelsa e con la personalità e la sua voglia di vincere al massimo grado possibile. A Pechino era un carrarmato. Questo solo alle Olimpiadi, in cui ha vinto anche altre medaglie, spesso d’oro con la squadra.
Per sintetizzare uno dei percorsi se non il percorso più vincente della storia dello sport italiano, non bastano poche parole. Valentina Vezzali è stata davvero enorme, prendendo una scuola schermistica ed esaltandola grazie a tanti nuovi elementi che ne hanno fatto una campionessa irraggiungibile. Tokyo sta arrivando e di sicuro ci mancherà una come lei, ma solo l’idea che abbia trasmesso qualcosa alle sue compagne di squadra ci fa stare più sereni. Se è così, anche in questa Olimpiade iperglobalizzata, la nostra scuola di scherma saprà farsi valere.