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Undertaker nella leggenda del wrestling, si scioglie in lacrime: “Ora posso riposare in pace”

La WWE celebra The Undertaker nella Hall of Fame del wrestling. C’è il caos intorno a The Phenom, la sua voce lo mette a tacere. Quando prende il microfono quella folla traboccante di enfasi s’ammutolisce: “Dietro le quinte incontrerò l’uomo che c’è dietro il cappello nero”.
A cura di Maurizio De Santis
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La commozione di The Undertaker nel giorno del su ingresso ufficiale nella Hall of Fame della WWE.
La commozione di The Undertaker nel giorno del su ingresso ufficiale nella Hall of Fame della WWE.

"Mai dire mai", dice mentre esce di scena lasciando tutti col fiato sospeso. Magari combatterà ancora. The Undertaker infila l'impermeabile in pelle. Schiaccia il cappello in testa. E abbandona il ring che lo ha visto protagonista in oltre 30 anni di carriera. Capita anche ai duri come lui di versare qualche lacrima per la commozione. Prova a trattenerla portando la mano sul viso, prende fiato, alza il capo ma ha gli occhi lucidi, rossi, persi nella bolgia di pubblico che è lì solo per lui, per acclamarne l'ingresso nella Hall of Fame della WWE.

Mark Calaway – è la sua identità da persona comune – oggi ha 57 anni e in quei minuti sul quadrato, in mezzo a quei tifosi, sente il cuore che gli esplode, ha l'animo in subbuglio, in testa gli ronzano l'esordio nel 1987, gli incontri spettacolari che hanno costruito un "Fenomeno" fino alla decisione a novembre del 2020 di dire addio ai combattimenti. Il mondo del wrestling celebra una delle sue stelle più luminose. E lo fa concedendogli la passerella d'onore in Texas, a casa sua, nell'American Airlines Center di Dallas.

"Non c'è nessuno più meritevole dell'uomo che stiamo per reclutare stasera – le parole del prresidente della WWE, Vince McMahon -. Quest'uomo è la superstar più venerata nella nostra storia". Calaway è lì, ascolta, annuisce, ringrazia. Non s'è mai sentito come in quella serata speciale giunta a coronamento di una vita trascorsa saltando da un ring all'altro, con tanti muscoli, molta scena, altrettanta tecnica e quell'aura mistica che s'era creata intorno al suo personaggio.

C'è il caos intorno a The Phenom, la sua voce lo mette a tacere. Quando prende il microfono quella folla traboccante di enfasi s'ammutolisce dinanzi a quel momento solenne. "Negli ultimi 30 anni, la mia identità è stata ‘Undertaker' – racconta Calaway con la voce rotta dall'emozione -. Sono stato chiamato in molti modi… The Phenom, the Deadman, the American Badass, and the Taker of souls. Non è più questo il tempo. Dietro le quinte incontrerò l'uomo dietro il cappello nero, Mark Calaway. Ora che The Undertaker è entrato nella WWE Hall of Fame, puoi stare certo che riposerò in pace".

Mai dire mai. Le ultime parole di The Undertaker che scende dal ring nella serata in suo onore.
Mai dire mai. Le ultime parole di The Undertaker che scende dal ring nella serata in suo onore.

L'ultimo pensiero è dedicato a Vince McMahon, numero uno della WWE. Per lui ha rappresentato molto di più di un referente istituzionale e ha un groppo in gola quando ricorda dinanzi a tutto quanto sia stato importante nella sua vita, come Calaway e The Phenom: "Sei stato come un padre per me. Che sia un abbraccio, una pacca sulla spalla o un calcio nel culo. Tu per me c'eri sempre". Due anni fa l'addio ufficiale alle gare: "Era il mio corpo a dirmelo, non ce la facevo più a combattere come una volta". Mai dire mai.

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