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Un luminare avvisa Mike Tyson: “Rischia parecchio, le mie figlie sarebbero scoppiate in lacrime”

Un professore universitario di medicina elenca i gravi rischi cui andrà incontro Mike Tyson salendo sul ring a 58 anni contro Jake Paul.
A cura di Paolo Fiorenza
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Saranno mesi di grande hype da qui fino ad arrivare al match tra Mike Tyson e Jake Paul, annunciato in pompa magna per il prossimo luglio in Texas e trasmesso su Netflix, con borse milionarie per i due protagonisti e un'audience che si annuncia enorme in tutto il mondo. La lunga volata per far salire l'attesa in vista del combattimento, criticatissimo alla luce della grande differenza d'età tra i due (Iron Mike avrà 58 anni a luglio, contro i 27 dello youtuber convertitosi alla boxe Paul), è stata lanciata da dichiarazioni bellicose e filmati di sparring dei protagonisti. Tra le voci più contrarie all'incontro, si è levata quella di un professore universitario che ha enunciato i tantissimi e gravi rischi per Tyson qualora salga sul ring alla sua età.

Stephen Hughes è un docente di medicina della Anglia Ruskin University di Chelmsford in Inghilterra e la premessa del suo discorso già dice tutto: "Se a 58 anni accettassi un incontro di boxe con una persona che ha la metà dei miei anni, susciterei molto allarme. Le mie figlie sarebbero scoppiate in lacrime, la mia compagna avrebbe detto parole forti e i miei studenti avrebbero avuto la conferma definitiva che avevo perso la testa".

Poi il luminare spiega cosa rischia l'ex campione del mondo dei pesi massimi: "Ricevere colpi ripetuti al corpo può stancare un pugile, e un gancio ben mirato al fegato può causare un ‘knockout tecnico', ma l'obiettivo principale è la testa – dice il professore nel suo intervento su ‘The Conversation' – I pugili sono sempre alla ricerca del colpo del KO e questo accade solo se colpisci la testa. Tuttavia la testa subisce molti colpi violenti prima di arrivare ad un KO, sempre che venga ottenuto. Molti pugili riescono a combattere fino alla fine, si può durare da quattro a dodici round, ciascuno della durata di tre minuti. Allora quali sono i potenziali effetti di tutto questo trauma cranico?".

"Gli effetti immediati possono essere minimi – chiarisce Hughes – il pugile potrebbe semplicemente riprendersi. Ma in alcune occasioni gli effetti possono essere devastanti: può verificarsi un ematoma subdurale. In questa condizione le forze di taglio causano la rottura delle vene a ponte tra il cervello e i vasi sanguigni all’interno delle meningi. Il sanguinamento da queste vene lacerate provoca un grumo di sangue che preme sul cervello. Questo causa confusione, perdita di coscienza, disabilità neurologica e, in alcuni casi, morte".

Mike Tyson e Jake Paul: i due saliranno sul ring il prossimo 20 luglio
Mike Tyson e Jake Paul: i due saliranno sul ring il prossimo 20 luglio

Si tratta di un rischio acuito dall'età non più giovanissima di Tyson: "Nelle persone anziane, il cervello tende a perdere volume. Questo allunga le vene a ponte e le rende più vulnerabili alla rottura. È noto inoltre che l'alcolismo accelera il restringimento del cervello e sembra che Tyson abbia questo fattore di rischio in passato. Ricordo un mio paziente, un pugile che aveva subìto un ematoma subdurale e soffriva di disabilità fisica e di una terribile depressione. Questi erano effetti permanenti devastanti".

Ma il docente parla anche di un altro pericolo enorme, non legato all'apparato circolatorio: "Le forze di taglio sul cervello causano lesioni ai neuroni, ovvero le cellule cerebrali. Le fibre nervose possono essere danneggiate e questo può portare a effetti che possono essere piuttosto significativi. Questo cosiddetto ‘danno assonale diffuso' è cumulativo nel tempo e può portare alla perdita precoce della funzione cognitiva. Questo è noto come demenza pugilistica o encefalopatia traumatica cronica (CTE)".

Ben lungi dall'essere impressionato dall'allarme che gli viene rivolto da più parti, Tyson negli allenamenti ci sta dando dentro come un forsennato e secondo molti sarà lui a dare una sonora lezione al suo più giovane avversario, grazie alla dinamite dei suoi pugni. "La potenza dei colpi è l'ultima qualità a lasciare un pugile", diceva il grande Rino Tommasi. E di potenza Iron Mike na ha tuttora da vendere.

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