“Tu sei Lamont Marcell Jacobs Jr”: il messaggio arriva prima della finale, diventa invincibile
Quella mano sul cuore che Marcell Jacobs ha appoggiato dopo aver tagliato per primo il traguardo nella finale dei 100 metri alle Olimpiadi di Tokyo dice tanto, se non tutto. Lì c'è il segreto del velocista che fino a pochi mesi fa non capiva perché non riusciva a trasformare in vittorie tutto il grande allenamento e le sensazioni positive della vigilia delle gare. Cuore è famiglia, affetti, serenità. Senza che tutti quei tasselli vadano a posto, non è possibile chiedere al nostro corpo la distensione neuromuscolare massima.
Il ragazzo nato ad El Paso lo ha capito quando si è affidato alla mental coach che in primis gli ha spiegato come dovesse affrontare il rapporto irrisolto col padre che lo aveva abbandonato da piccolo. Una mano tesa che è stata afferrata dall'altra parte dell'oceano dal militare statunitense che 26 anni fa aveva sposato mamma Viviana: "Con mio padre non è ancora tutto risolto, però ora comunichiamo – ha spiegato il velocista azzurro – Ora mi sento sbloccato. È incredibile la potenza dell’energia che si muove quando abbatti un muro. Lo odiavo per essere scomparso, ho ribaltato la prospettiva: mi ha dato la vita, muscoli pazzeschi, la velocità. L'ho giudicato senza sapere nulla di lui".
Ed il cerchio dell'energia si è chiuso all'ennesima potenza proprio il giorno prima della finale, quando lo smartphone della futura medaglia d'oro si è illuminato all'improvviso ed è comparso un messaggio. Un meraviglioso, inatteso messaggio: "Tu sei Lamont Marcell Jacobs Jr. Puoi vincere i Giochi Olimpici. Siamo con te. Ti vogliamo bene. E ti sosteniamo".
"Questo è stato davvero importante per me – ha detto l'atleta di Desenzano del Garda – Poi una volta finito tutto, mi ha fatto tantissimi complimenti, spera di vedermi presto. L'anno prossimo mi sposo con Nicole, sarà una grande festa. I parenti della mia futura moglie sono ecuadoriani e con le nozze sarà l'occasione di far venire anche mio padre in Italia. Non sarà facile organizzare tutti gli spostamenti. E infatti mi sono preso un anno di tempo". Un piccolo passo verso la felicità, uno gigantesco verso l'eternità sportiva. A volte basta poco per dare un senso al tutto.