Travolta dall’odio per aver diviso l’oro ai Mondiali: la risposta agli haters è una lezione di sport
Uno dei momenti più belli degli ultimi Mondiali di Atletica di Budapest è stato sicuramente quello relativo all'epilogo della finale del salto con l'asta. Katie Moon e Nina Kennedy hanno condiviso la medaglia d'oro proprio come fecero nelle ultime Olimpiadi Gianmarco Tamberi e Mutaz Barshim.
Le due atlete hanno lottato testa a testa fino ai 4.95 metri, dove però hanno fallito. Dopo aver esaurito i tentativi, hanno deciso di non continuare ad oltranza con una misura inferiore, ma di salire entrambe sul gradino più alto del podio come previsto dal regolamento. L'ultima parola è stata quella di Moon, campionessa in carica, che ha voluto assolutamente l'ex aequo anche in omaggio all'australiana che l'aveva con grande fair play incitata nonostante la rivalità.
Una situazione da applausi che però purtroppo non è stata gradita da tutti. A sorpresa le saltatrici con l'asta sono state vittime anche di una campagna di odio sui social, oltre ai tantissimi messaggi di stima e alle celebrazioni. È stata proprio Katie Moon a voler raccontare quanto accaduto in un lungo post-sfogo su Instagram.
La due volte campionessa del mondo di salto con l'asta ha spiegato: "Mentre una parte di me non vuole dar peso ai commenti negativi, vorrei illuminare chi ci definisce "vigliacche", "vergognose", "patetiche" ecc. So che non si può rendere felici tutti in questo mondo, ma nel tentativo di aiutare le persone a capire lo sport che amo tanto, vorrei spiegare la mia mentalità in quel momento. So che non importa chi sei. C'è sempre qualcuno su Internet che ti critica e ti denigra". Il motivo? L'aver diviso un titolo da favorita.
Moon ha voluto spiegare quanto la gara sia stata stancante per le atlete, con una competizione di 4 ore con un caldo asfissiante. Andare avanti sarebbe anche stato rischioso: "Andare via sano e con una medaglia d'oro, e festeggiare con la mia amica che aveva gareggiato altrettanto bene, è stato molto bello. Parte del motivo per cui abbiamo raggiunto i massimi livelli è ascoltando il nostro corpo, e conoscendo i nostri limiti. Abbiamo deciso che in questo particolare momento, condividere la gloria era altrettanto bello quanto guadagnarsela completamente".
Nessun dubbio dunque su quella che è stata la migliore decisione possibile per una vera e propria lezione di sport: "Capisco che la gente voglia vedere un vincitore chiaro, unico. È la parte emozionante dello sport. Ma in questo caso, è stata senza dubbio la decisione giusta, e di cui non mi pentirò mai. Contrariamente a quanto si crede, non serve una mentalità "vincere a tutti i costi" per avere la mentalità di un campione".