Tamberi prende la parola in Nazionale, è da pelle d’oca: “Devo chiedere scusa davanti a tutti voi”
Ai Mondiali di Atletica leggera l'Italia ci arriva con le cinque medaglie, dorate e luccicanti, conquistate alle Olimpiadi di Tokyo. A Eugene, in Oregon (Usa), sarà la selezione da battere in quelle discipline che l'hanno incoronato ai Giochi facendo la storia con risultati straordinari.
Il trionfo di Marcell Jacobs nei 100 metri, il miracolo della staffetta 4×100, il finale a sorpresa nel salto in alto con l'ex-aequo Tamberi–Barshim, il doppio hurrà nella marcia 20 km con Massimo Stano e Antonella Palmisano (costretta al forfait, non è negli States) sono polvere di stelle.
Da oggi fino al prossimo 24 luglio ci sono nuove sfide da affrontare. In pista e in pedana si riparte da zero, il tempo vola via e la gloria di un anno fa per restare tale ha bisogno di essere rinfocolata con risultati altrettanto strepitosi.
Orgoglio, consapevolezza della propria forza, coraggio e compattezza. Lo dice a se stesso, per lasciare alle spalle anche i momenti peggiori degli ultimi mesi dopo l'exploit ai Giochi. Lo ripete a tutti dal profondo dell'anima.
Nel discorso motivazionale Tamberi fa appello a queste quattro componenti per stimolare gli azzurri alla vigilia dell'appuntamento iridato così importante.
Prima, però, c'è una cosa che più gli sta cuore. È l'architrave delle sue parole. C'è una cosa che sente e deve fare. Non possono esserci ombre. ‘Gimbo' ha chiesto scusa a Marco Fassinotti davanti a tutti.
Il battibecco e il brutto gesto anti-sportivo, le insinuazioni sull'essere stato provocato ai campionati italiani sono un ricordo amaro.
Lo rende dolce rivolgendosi al compagno di disciplina (salto in alto) e chiudendo con la giusta compostezza quell'episodio spiacevole. Allarga le braccia, rivolge lo sguardo verso di lui e mette una pietra sopra. "Chiedo scusa. Siamo una squadra vera, abbiamo fatto la differenza sostenendoci a vicenda. L'unione è fondamentale".
Mai mollare, crederci sempre. Tamberi dà un cazzotto su un tavolino per esprimere in maniera palese tutta la propria grinta a corredo di quelle parole incoraggianti che spiccano nella seconda parte del discorso.
"Siete i numeri uno in Italia e oggi non siamo un Paese qualunque – ha aggiunto l'olimpionico. Abbiamo portato a casa cinque ori alle Olimpiadi e gli altri ci temono perché possiamo fare la differenza. Ci siamo, lavoriamo tutti da mesi per essere qua. Pensate a quanti sacrifici avete fatto, tutte le volte che potevate dire di no a un allenamento per fare una cena o un allenamento".