Tamberi è all’ultima chiamata del 2022, agli Europei può vincere e raddrizzare la stagione
La stagione di Gianmarco Tamberi ha ricalcato sotto diversi punti di vista quella di Marcell Jacobs, l’altro uomo che fatto la storia olimpica italiana il 1° agosto di un anno fa. Una buona partenza con prestazioni ottime fino a marzo (con un bronzo mondiale indoor a Belgrado), poi l’inizio di piccoli problemi fisici, una Diamond League stentata e con pochi momenti buoni e tante parole intorno alla loro condizione e alla loro predisposizione psicologica in questo anno post-olimpico.
Ci sono però due grandi differenze fra Jacobs e Tamberi. La prima è che Gianmarco è riuscito a fare un grande mondiale, una prestazione superlativa se si pensa al suo stato di forma e al suo generale stato psicofisico, arrivando prima a qualificarsi per il rotto della cuffia con 2,28 all’ultimo tentativo e poi addirittura al quarto posto finale con un buon 2.33, miglior misura stagionale per Gimbo. Tamberi ha quindi dimostrato che al netto di problemi fisici che lo infastidivano anche a Eugene, quando c’è da gareggiare e quando la gara conta davvero, lui c’è sempre.
L’altra grande differenza con Marcell Jacobs però ne segnala una dimensione molto più problematica. Mentre Jacobs ha portato avanti la sua stagione, inficiata da quel viaggio in Kenya che gli ha causato una tremenda gastroenterite che ha poi avuto ripercussioni sul suo corpo, sempre con grande fiducia nel suo allenatore Paolo Camossi e vivendo con fastidio ma senza drammi le diverse esclusioni a cui è andato incontro, Tamberi ha vissuto un anno pieno di nervosismo, in cui abbiamo visto brutte scene, come quella agli Assoluti di Rieti in cui vince con un modesto 2.26, ma non stringe la mano al secondo classificato, Marco Fassinotti, per poi mandarlo platealmente a quel paese.
Passano pochi giorni e arriva una notizia molto preoccupante. Si divide dal padre, Marco, prima di tutto il genitore e in seconda battuta il tecnico che lo ha sempre allenato. Le parole di Gianmarco sottintendono un magma che brucia da chissà quanto tempo: “È una decisione che stavo considerando da tempo, perché in questi anni di collaborazione a grandi risultati si sono alternate altrettanto grandi divergenze".
Non si sa con quali parole e attraverso quali compromessi è direttamente il Presidente della FIDAL, Stefano Mei, a dover intervenire e mettere una pezza momentanea al dissidio. Tamberi accetta di continuare con il padre fino a fine stagione, ma lo fa con queste parole: "Da parte del Presidente è arrivato l'invito, sia a me che a mio padre, di continuare la collaborazione in vista degli imminenti impegni sportivi, al fine di scongiurare possibili problemi in gara, ed entrambi abbiamo accettato di proseguire assieme".
I cocci sono messi insieme solo temporaneamente ed è con questo spirito che Tamberi è andato ai Mondiali di Eugene comunque a fare una prova magistrale e a sfiorare il podio ancora una volta. Dopo i Mondiali è arrivato il Covid, una bruttissima prova al meeting di Diamond League di Montecarlo, ma poco prima anche la vittoria con 2.24 al meeting ungherese di Székesfehérvár. Non è una vittoria da poco, Tamberi in Ungheria ha battuto il tedesco Tobias Potye e l’ucraino Andriy Protsenko ed è su questi atleti adesso che deve ricalibrare la sua concentrazione per l’ultimo grande appuntamento estivo.
Agli Europei Tamberi avrà diversi avversari difficili da battere, in primo luogo proprio Protsenko, bronzo mondiale, i tedeschi Poyte e Mateusz Przybylko, ma Tamberi ha spesso affermato che il suo avversario del futuro in Europa sarà anche l’israeliano Yonathan Kapitolnik, campione mondiale ed europeo under 20 lo scorso anno.
Tamberi è un animale da gara, un campione verace, uno di quelli che non hanno bisogno del momento perfetto per vincere. Quando c’è da gareggiare, non sa tirarsi indietro, anche quando tutto sembra andare male. Siamo sicuri che lo farà anche sulla pista dell’Olympiastadion di Monaco e saremo tutti lì a tifare per l’uomo che solo un anno fa ci ha portato più in alto di tutti.