Staffettista positivo alle contro-analisi, l’Inghilterra verso squalifica e medaglia requisita
Positivo anche al secondo controllo. L'esito delle analisi effettuate dall'Agenzia internazionale sul campione di urine del quarto atleta britannico, Chinjindu Ujah (primo frazionista), gelano il sangue nelle vene all'atleta e alla team del Regno Unito. Conquistò l'argento battuto nella finale olimpica della staffetta 4X100 dall'Italia, trascinata da Filippo Tortu grazie alla sua progressione decisiva nell'ultimo tratto. E adesso rischia seriamente di perdere secondo posto e premio. Sarà il Tribunale Arbitrale dello Sport (Tas) a decidere sulla eventuale squalifica della squadra inglese con la conseguente cancellazione del titolo conquistato e la nuova assegnazione del titolo (in tal caso l'argento andrebbe al Canada, giunto ai piedi del podio).
Ujah era stato sospeso il 12 agosto scorso dalla Athletics Integrity Unit: i primi riscontri diagnostici avevano evidenziato la presenza/uso di una sostanza proibita, Ostarine e S-23. "Ha proprietà anabolizzanti simili agli steroidi", è la determinazione degli enti che si occupano della materia. Ecco perché lo staffettista e l'intera squadra non hanno speranze di ribaltare il verdetto o approntare una linea difensiva abbastanza valida da evitare la pesante punizione. Il regolamento, però, è chiaro al riguardo: "laddove l'atleta che ha commesso una violazione delle regole antidoping abbia gareggiato come membro di una staffetta, la staffetta sarà automaticamente squalificata dall'evento in questione, inclusa la perdita di tutti i titoli, premi, medaglie, punti e premi in denaro e presenze".
Sconfitti allo sprint con il tempo di 37.51 dal quartetto italiano (37.50 di Lorenzo Patta, Marcell Jacobs, Fausto Desalu e Filippo Tortu), gli inglesi avevano ancora una volta alimentato il sospetto che quei tempi e quelle prestazioni da parte degli azzurri fossero il frutto di altro… una tesi che era stata sostenuta anche in occasione – e con maggiore forza – della vittoria storica di Jacobs nella gara dei 100 metri piani, la prova regina dell'atletica, la sfida che incorona i figli del vento.