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Sochi 2014, la squadra inglese chiede protezione dai social media

La rappresentativa britannica chiede più protezione per gli atleti dagli insulti provenienti da Facebook e Twitter.
A cura di Vito Lamorte
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I social network sono il mezzo più utilizzato per comunicare anche ai Giochi Olimpici invernali di Sochi. Dopo le polemiche fatte dai giornalisti appena giunti nella città russa e la comunicazione di infortuni, ora siamo di fronte a delle, presunte, offese nei confronti degli atleti. La pattinatrice inglese Elise Christie ha dichiarato di essere stata vittima di bullismo sul web dopo l'incidente nella finale dei 500 m di giovedì.

La Christie crede che gran parte degli insulti, sia su Facebook che su Twitter, sarebbero giunti dalla Corea del Sud dopo lo scontro con la rivale coreano Park Seung -hi. Alcuni dei messaggi ricevuti dalla skater britannica facevano specifico riferimento a ciò che era accaduto all'Iceberg Skating Palace e al fatto che la coreana era considerata tra le favorite per vincere l'oro fino al suo coinvolgimento nella caduta. La Christie è stata successivamente escluso per aver causato l'incidente, ma non è bastato.

La rappresentativa inglese ha fatto sapere di essere totalmente a favore dell'utilizzo dei social media perché bisogna riconoscere che ormai fanno parte della loro, e della nostra, vita, ma hanno fatto sapere che non bisogna commettere l'errore di pensare che gli abusi sono limitati solo a personaggi dello sport di alto profilo, perché ci sono giovani che non sono in competizione in grandi stadi che sono sottoposti a forme orribili di abusi  e i fornitori di servizi hanno una responsabilità nei loro confronti.

Twitter non ha commentato direttamente, ma ha detto che con 500 milioni di tweet al giorno non poteva monitorare attivamente i contenuti.

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