Simone Biles vive ancora in un incubo, riaffiorano i fantasmi: “Ho paura di fare ginnastica”
La ginnasta statunitense Simone Biles non sembra aver ancora superato i problemi che ha accusato durante le Olimpiadi di Tokyo. Nel corso dello show televisivo "Today" della NBC, la protagonista ha ammesso quasi in lacrime di "aver ancora paura di fare ginnastica". La Biles si è detta molto dispiaciuta perché ama molto il suo sport e non riesce a praticarlo come vorrebbe: "Non credo che le persone capiscano le enormi difficoltà che sto vivendo e che ho vissuto. Per tanti anni sono riuscita a superare le mie crisi, e per questo sono molto orgogliosa di me. Magari un giorno riuscirò a gareggiare di nuovo in maniera serena, ma ora è troppo difficile".
La 24enne stella americana ha partecipato alle Olimpiadi giapponesi come una degli atleti più attesi ma ha rinunciato a quattro finali individuali (all-around, volteggio, parallele asimmetriche e corpo libero). Colpa dei "twisties", veri e propri vuoti cognitivi che fanno perdere il senso dello spazio e non permettono di valutare bene quello che si sta facendo durante gli esercizi. La Biles era comunque riuscita a ritornare in gara e conquistare una medaglia di bronzo nella finale della trave, oltre a quella d'argento nella categoria a squadre.
Dopo la kermesse di Tokyo, è tornata in pedana in occasione delle tappe del Gold Over America Tour, una serie di eventi itineranti in cui le ginnaste si esibiscono mescolando sport, intrattenimento e musica pop. È proprio in questo caso che l'atleta ha rivissuto i fantasmi del passato, non riuscendo ad eseguire gli esercizi.
Sono stati altri due gli eventi che hanno sconvolto la giovane carriera della Biles: la morte della zia a cui era tanto affezionata e il processo giudiziario che ha coinvolto Larry Nassar, il medico della squadra di ginnastica degli Stati Uniti accusato di aver abusato sessualmente di centinaia di giovani donne e ragazze, tra cui la stessa Simone Biles. Nell'intervista concessa all'NBC si è parlato anche di questo: "Se ho deciso di partecipare a un processo così importante è perché voglio dare voce a tutte coloro che sono sopravvissute a momenti così terribili. Farsi avanti, raccontare la propria storia è fondamentale, ma è anche duro e difficile".