“Siamo sicuri che è una donna?”: l’orrendo sospetto sull’argento nei 200 femminili alle Olimpiadi
Non c'è pace per Christine Mboma, 18enne atleta namibiana già oggetto di polemiche nell'avvicinamento alle Olimpiadi. La giovane velocista e mezzofondista africana era stata estromessa ad inizio luglio dalla partecipazione ai 400 metri olimpici – nei quali aveva uno dei migliori tempi stagionali al mondo – per il livello troppo alto di testosterone, stessa sorte riservata alla connazionale e coetanea Beatrice Masilingi. Due giovanissime dai tempi mostruosi sulle quali si era abbattuta la World Athletics, regolamento alla mano: negli eventi femminili dai 400 metri al miglio il livello di testosterone non deve infatti superare un certo limite.
Secondo il Comitato Olimpico della Namibia, alle due ragazze è stato riscontrato "un livello naturale di testosterone alto" dopo che si sono sottoposte a test specifici per atleti con differenze di sviluppo sessuale. Mboma e Masilingi hanno una condizione che si chiama iperandrogenismo, ovvero appunto una eccessiva produzione di ormoni sessuali maschili da parte delle ghiandole endocrine: è la stessa situazione in cui versa la campionessa sudafricana Caster Semenya – due volte medaglia d'oro olimpica negli 800 a Londra e Rio – a sua volta fermata nel 2019, dopo l'introduzione del nuovo regolamento. La Federazione internazionale adesso impone che le atlete che superino il limite di 5 nanomoli di testosterone per litro di sangue debbano sottoporsi ad un trattamento farmacologico per abbassarlo e rientrare nei parametri, se vogliono partecipare alle competizioni sulle distanze che vanno dai 400 metri al miglio.
Queste atlete non possono dunque iscriversi a 400, 800, 1500 metri e miglio. Christine Mboma ha ripiegato allora – si fa per dire – sui 200 metri, dove ha piazzato un'altra prestazione pazzesca sulla pista dello Stadio Olimpico di Tokyo: medaglia d'argento col tempo di 21"81 – record mondiale Under 20 – dietro la giamaicana Elaine Thompson, sopravanzando di 6 centesimi la statunitense Thomas. Una grande gioia per la 18enne namibiana, offuscata dalle parole rivoltele dopo la corsa dall'ex velocista polacco Marcin Urbas, che ci è andato giù durissimo: "Vorrei chiedere alla Mboma un test approfondito per essere sicuri che sia una donna. Il suo vantaggio di testosterone sulle altre partecipanti è visibile ad occhio nudo. Nella corporatura, nel modo di muoversi, nella tecnica, è schiacciante anche in velocità e resistenza. Ha i parametri di un ragazzo di 18 anni, a quell'età il mio personale era di 22"01, guardate il suo tempo a Tokyo".
Dal canto suo, la giovane namibiana è assolutamente dentro le regole per quanto riguarda la sua partecipazione ai 200 metri, avendo ricevuto l'autorizzazione a competere a Tokyo da parte del Comitato Olimpico Internazionale. Tuttavia secondo Urbas è ingiusto che la Mboma stia battendo i record mondiali juniores con estrema facilità grazie alla sua situazione ormonale: "Con la progressione e il miglioramento della sua tecnica, presto scenderà a 21 secondi nei 200 metri e a 47 secondi nei 400 metri. È una chiara ingiustizia nei confronti delle donne che sono sicuramente donne". Al di là del merito della vicenda, non deve essere facile a 18 anni vivere tutto questo per Christine. E le polemiche sono destinate a proseguire.