Senza inno né bandiera: la squadra dei rifugiati alle Olimpiadi di Tokyo
Per la seconda volta, dopo Rio 2016, alle Olimpiadi ci sarà il team di rifugiati del CIO che conta 29 rappresentanti. Una squadra composta da atleti che prenderanno parte a tante discipline diverse: 7 prenderanno parte a gare di Atletica, 6 a quelle di Judo, 3 al Taekwondo, 2 invece a quelle di Pugilato, Nuoto, Ciclismo su Strada, Canoa, mentre un rappresentate dei rifugiati sarà presente nelle gare di Lotta, Badminton, Sollevamento Pesi e Tiro a Segno. Provengono da Siria (9), Iran (5), Sud Sudan (4), Afghanistan (3), Iraq, Eritrea, Camerun, Repubblica del Congo, Repubblica democratica del Congo, Sudan e Venezuela. Tra gli allenatori c'è anche Niccolò Campriani, straordinario campione italiano che ha vinto 4 medaglie alle Olimpiadi nel Tiro a Segno, tre d'oro tra Londra 2012 e Rio 2016.
Quando sfilerà la nazionale dei rifugiati
La sfilata come d'abitudine viene aperta dalla Grecia, la patria dei Giochi, e viene conclusa dal paese organizzatore, che da questa edizione viene preceduto dalle delegazioni delle nazioni che organizzeranno le successive Olimpiadi (Francia, Stati Uniti). La squadra dei rifugiati sfilerà con la bandiera olimpica dopo la Grecia e dunque materialmente sarà la seconda.
Il team di rifugiati del CIO, l'EOR
La delegazione dei rifugiati apparirà ufficialmente come EOR, che sarebbe Equipe Olympique des réfugiés. Gli atleti sono 29 (11 donne, 18 uomini) e prendono parte a Tokyo 2021 grazie a una borsa di studio del CIO, provengono da 11 Stati d'origine e da 13 stati ospitanti, cioè quei Paesi che hanno concesso loro lo status di rifugiato. In caso di vittoria di uno dei 29 atleti dei rifugiati risuonerà l'inno delle Olimpiadi, con la bandiera olimpica che svetterà.
Il percorso della squadra olimpica dei rifugiati non è stato semplice nemmeno recentemente a causa di un contagio nel gruppo squadra di un membro del CIO nel ritiro di Doha. Tra gli atleti in gara c'è anche la nuotatrice Yusra Mardini, ambasciatrice dell'Alto Commissariato per i rifugiati, che era presente già a Rio. La guerra in Siria obbligò la famiglia Mardini a scappare da Damasco e Berlino, una fuga che li portò ad attraversare illegalmente 7 Paesi diversi prima di arrivare in Germania e cinque anni fa gareggiò nei Giochi di Rio.