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Sara Fantini: “Mi dissero che ero bella ma grossa. Ragazze, non abbiate paura di essere voi stesse”

La 26enne atleta del gruppo sportivo dei Carabinieri racconta cosa c’è dietro la medaglia d’oro agli Europei di Roma. “Non è facile per una ragazza scegliere una disciplina del genere, praticarla comporta cambiamenti fisici importanti. Ma resto dell’idea che questo nulla toglie alla tua femminilità o a quello che sei veramente”.
A cura di Maurizio De Santis
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"Ma cosa ho fatto?". È stata la prima cosa che Sara Fantini ha pensato quando ha capito che aveva vinto la medaglia d'oro nel martello agli Europei di Roma: 74.18 la misura che le ha regalato la vittoria più bella (per ora) e le ha permesso di lasciare alle spalle Anita Wlodarczyk (argento). Sapere chi è aiuta a comprendere le proporzioni dell'impresa fatta dalla 26enne atleta che fa parte del gruppo sportivo dei Carabinieri: ha battuto anche la polacca primatista del mondo con tre titoli olimpici in bacheca. "Ma cosa abbiamo fatto? È la seconda cosa che mi sono detta guardando la mia allenatrice, Marinella Vaccari".

Nella sua serie Fantini è passata in testa alle avversarie poi è scivolata dietro infine il boato dell'Olimpico ne ha celebrato il successo. Come si sente?
"Un po' stanca, ma sono molto felice. La grande soddisfazione arriva anche dalla consapevolezza che sono riuscita a gestire bene la gara di testa, a rispondere e a reagire quando i risultati delle avversarie erano migliori".

Dal bronzo di Monaco di Baviera di 2 anni fa al podio più alto di Roma: la scarica di adrenalina e di emozioni fortissime con vista sulle Olimpiadi di Parigi non le fa girare la testa.
"No… no… Allora, non sono così ottimista. Anzi, per natura sono una persona molto realista. Non pensavo nemmeno di salire sul podio qui. Quindi, calma… davvero perché lì ci sono atlete molto più forti di me".

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Un pensierino ce lo fa?
"Diciamo che l'obiettivo è fare la migliore gara possibile e ben figurare in un appuntamento così importante. La cosa che conta adesso è arrivare in pedana in una condizione fisica e mentale tale da poter fare del mio meglio".

Facciamo un gioco: lanciamo il cuore assieme al martello, fin dove può arrivare?
"Fare del proprio meglio ai Giochi non è così scontato anche perché a un livello molto alto come quello olimpico sono agguerritissime. Non ho speranze per questa medaglia almeno sulla carta. Poi chissà… in fondo non pensavo nemmeno di vincere l'oro a Roma".

Come si spiega una disciplina come il lancio del martello a chi non la conosce?
"È sicuramente molto complicata come preparazione a livello mentale oltre che fisica. In una gara si effettuano dai 3 ai 6 lanci. E, come accade anche per altri sport, in poco tempo ti giochi tutto il lavoro di un anno. Poi se si pensa che l'attrezzo pesa sui 4 chili…".

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Papà Corrado è stato finalista nel peso ad Atlanta '96. Sua madre, Paola Iemma, è stata giavellottista. Le è venuto naturale restare nel settore dei lanci?
"Ci sono arrivata alla fine di un percorso. In realtà ho iniziato a praticare tennis ed equitazione. Poi a 16 anni mi son chiesta cosa mi piaceva veramente e ho iniziato con l'atletica: ho fatto i 100 metri, salto con l'asta e lancio del disco ma quando ho provato il martello ho capito che quella era la mia specialità. Ho avuto tanti consigli, però nessuno mi ha influenzata. Ho scelto da sola".

Una donna che pratica il lancio del martello. Il suo oro butta giù anche una serie di stereotipi e di pregiudizi.
"Al giorno d'oggi ce ne sono un po' meno. Certo è che a 14, 15 anni non è facile per una ragazza scegliere una disciplina del genere. Viene vista come una cosa strana e particolare perché praticarla comporta cambiamenti fisici importanti. Ma resto dell'idea che questo nulla toglie alla tua femminilità o a quello che sei veramente. E poi ho sempre trovato il gesto del lancio estremamente elegante".

Chi le ha fatto pesare di più questa cosa, gli uomini o le donne?
"Tutti e due… (dice sorridendo, ndr). In realtà devo dire che sono stata molto fortunata nell'avere intorno a me persone straordinarie che mi hanno sempre sostenuto e incoraggiata".

C'è una persona in particolare?
"Ho tantissimi esempi di persone positive che mi sono vicine da sempre. Una persona in particolare forse è mia zia Rosanna, sorella del mio papà. Mi è stata sempre accanto nel percorso che ho fatto sostenendomi molto. Ma devo dire tutti sono stati e sono importanti".

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Poi ci sono sempre le male lingue. È vero che qualcuno le ha fatto notare che la sua stazza svilisce la sua femminilità?
"Sì… dissero che ero una bella ragazza, peccato fossi così grossa… me lo riportò una mia amica che restò stupita davvero. Esclamò: ma hanno capito con chi stanno parlando? Evidentemente no…".

I luoghi comuni sul fisico: possibile che oggi si verifichino ancora cosa del genere?
"Alle donne viene sempre chiesto di essere conformi a un certo tipo di modello. Ma questo è sbagliato e non è così. Ai ragazzi e alle ragazze dico che la vita è una sola e devono sentirsi liberi di essere se stessi pienamente. Non devono lasciarsi intimorire da quello che la società può dire sulle loro scelte".

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