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Rio 2016, Pellegrini, che peccato: solo quarta nei 200 sl

Vince la favorita Ledecky. “Sono proprio morta, negli ultimi cinquanta metri non ne avevo proprio più” dice Pellegrini.
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A un passo dal sogno. A un passo dalla storia. Federica Pellegrini nuota un tempo al di sopra del suo personale e rimane solo quarta nei "suoi" 200 stile. Avrebbe avuto bisogno del suo personale nuotato solo poche settimane fa al Settecolli. Vince la stra-favorita Kathy Ledecky, campionessa del mondo e autrice della miglior prestazione stagionale in 1.53.73. Argento per la svedese Sjostrom, dalla nuotata potente, già oro nei 100 delfino. Stupisce Emma McKeon, oro olimpico nella 4×100, splendida in terza frazione e capace di resistere nell'ultima vasca al ritorno dell'azzurra. Pellegrini, che cercava di diventare il primo atleta a vincere una medaglia olimpica a 12 anni di distanza dalla prima in una gara individuale, manca il podio per un paio di decimi. Peccato.

Non so spiegare che è successo – ha ammesso Pellegrini -. Le sensazioni sono diversissime rispetto a ieri pomeriggio, sono arrivata alla fine della gara che non ne avevo più. Speravo di lottare almeno per il terzo posto. Alla fine ho chiuso gli occhi e ho dato tutto. L’ultimo 50 ho sentito di non averne più, ho chiuso gli occhi e ho dato tutto quello che c’era. Mi sembra di vivere in un piccolo incubo, rispetto a ieri era proprio un’altra cosa in acqua. Mi dispiace, con due decimi in meno avrei preso la medaglia.

La gara – Coleman, perno con Sjostrom della staffetta veloce argento mondiale della Svezia, forza la subacquea. Passa prima McKeon, oro olimpico qui nella staffetta 4×100. Poi in seconda vasca sale Kathy Ledecky, la grande favorita, 55.43 dopo mezza gara, con Fdderica Pellegrini un po' indietro. Ledecky nuota un terzo cinquanta vicinissimo al record del mondo e Federica risale su McKeon, che però mantiene il vantaggio fino a un bronzo inatteso.

Diva – “Federica più che l’ultima è l’unica diva dello sport italiano, l’unica atleta a cui è riuscita una sintesi trasversale tra le due grandi passioni nazionali: lo sport (soprattutto quando si vince e lei vince, oh se vince) e il gossip, l’antica arte italica del pettegolezzo” scriveva Fred Perri su Tempi nel 2012. Si rivela nel 2004, ai primaverili di Livorno e con l'argento nei “suoi” 200 stile ai Giochi di Atene, sorpresa dalla progressione di Camelia Potec in una corsia periferica. Bella e carismatica come il suo riferimento di allora, Franziska van Almsick, bambina prodigio a Barcellona 1992 e protagonista della cronaca rosa, all'inizio del 2008 conosce Luca Marin che ha appena lasciato la grande rivale della veronese, Laure Manadou. Si mettono insieme contro il volere di Alberto Castagnetti, vengono fotografati in barca davanti ai Faraglioni di Capri e allo stadio della Juventus. Si oppone all'ingresso di Alessia Filippi e della stessa Laure Manadou nel gruppo di atleti allenati da Castagnetti. Impone un veto al tecnico, o me o lei. Manadou, presentata in una serata di gala al Royal Park – I Roveri alla presenza dell'ad Andrea Agnelli, sceglie Torino.

La gioia di Pechino – Pellegrini si presenta a Pechino con un mantra: “Non ho paura di niente”. L'ordine delle gare è invertito, per venire incontro alle tv americane: finali al mattino, batterie al pomeriggio. È la favorita numero 1 dei 400, pochi mesi prima ha firmato il nuovo record del mondo nella gara del titolo europeo di Eindhoven, ma finisce solo quinta. Passate otto ore dalla delusione, si scatena nelle batterie dei 200 sl, stabilisce il record mondiale (1’55”45) e poi batte anche se stessa nella finale del 13 agosto. “Per me forse la mia vittoria più importante è stata l’Olimpiade di Pechino nel 2008, che è il sogno di qualsiasi atleta” ha detto in un'intervista del 2013. “In più sono riuscita a vincere con il record del mondo quindi con la consapevolezza che nessuna mai nella storia aveva fatto meglio di me in quella specialità. Ecco, tutti i momenti negativi che ho vissuto fino a quel momento sono spariti in un lampo e mi sono trovata a dirmi: cavoli, per un minuto di inno sul gradino più alto del podio ne è valsa veramente la pena”.

Londra 2012 – Quattro anni fa, la grande delusione, quinta sia nei 400 sia nei 200. “”Volevo due ori e invece ho raccolto solo due quinti posti” diceva alla Stampa. “Non do colpa a nessuno, ma mi ha fatto male che alcune persone dell’ambiente abbiano avuto il coraggio di parlare solo con i giornalisti e non con me. Io sono sempre stata diretta nei miei rapporti personali, altri con me non lo sono stati”.

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