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Rio 2016, Penny Oleksiak e la carica delle “millennials”

Oleksiak è la prima nata negli anni Duemila a vincere un oro olimpico. A 16 anni, ha conquistato quattro medaglie a Rio: nessun canadese aveva mai vinto così tanto in una sola edizione dei Giochi estivi.
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La chiamano “Typical Pen”. Ma di tipico, di usuale, la sedicenne Penny Oleksiak ha davvero poco. Alla prima grande manifestazione internazionale della sua carriera, si è presa con un'impressionante seconda vasca l'oro nei 100 stile libero. È il primo oro ai Giochi per un'atleta nata negli anni Duemila, per una millennial. Un trionfo condiviso, come era successo solo alle americane Steinseifer e Higshead, con Simone “Swimone” Miles, la prima nuotatrice di colore a vincere una prova a cinque cerchi.

Peggy nella storia – Oleksiak, che ha firmato anche il nuovo record olimpico (52”70), in sei giorni a Rio ha conquistato anche un argento individuale e due bronzi in staffetta. Ha regalato al Canada il primo oro di questi Giochi e un paio di primati: il primo successo a cinque cerchi in vasca dal 1992 e il primo trionfo al femminile da Los Angeles 1984. è già la migliore prestazione di sempre per un canadese, uomo o donna, alle Olimpiadi estive. Nessuno aveva mai ottenuto quattro medaglie in una sola edizione. Anne Ottenbrite si era fermata a tre (un oro, un argento, un bronzo) a Los Angeles, come Victor Davis (un oro e due argenti): avevano così eguagliato il primato di Elaine Tanner (due argenti e un bronzo) a Messico '68. Il primato assoluto spetta a Cindy Klassen, che ha dominato il pattinaggio velocità ai Giochi invernali di Torino con un oro, due argenti e due bronzi.

Sogno di famiglia – “Vincere un titolo olimpico è il sogno di tutti” ha detto in conferenza stampa. “Ci pensavo, certo, ma non ancora così seriamente. Per me era ancora un sogno e basta”. Suo fratello maggiore Jamie, difensore dei Dallas Stars, franchigia della NHL, ha pagato per portare tutta la famiglia a Rio. Mamma Alison, papà Richard e la sorella Hayley, canottiera per la Northeastern University di Boston, hanno assistito alla gara dalla penultima fila. Hanno trepidato, sperato e pianto di gioia. “Io e Hayley le abbiamo cambiato il primo pannolino” ha detto Hayley, “sono molto emozionata. Dopo i primi 50 ci ha dato un colpo al cuore, ma abbiamo creduto che nei secondi 50 avrebbe rimontato”.

Trionfo inatteso – Nemmeno loro si sarebbero aspettati un risultato così. E certo non era nelle previsioni di Ben Titley, capo coach della selezione olimpica canadese e del Centro di Alta Formazione nazionale di Toronto. “Sembra strano dire oggi che Penny sia la migliore nuotatrice canadese. È incredibile, è successo tutto negli ultimi tre mesi. Prima faceva ottimi tempi in allenamento, ma continuava a perdere da Chantal Van Landeghem, da Sandrine Mainville, da Audrey Lacroix”.

Brucia le tappe – Titley e John Atkinson, dal 2013 direttore della divisione alta prestazione della federazione nuoto canadese, avevano in mente un percorso graduale, che guardava al 2018 come momento per le prime vittorie in chiave Tokyo 2020. Ma Peny ha sempre bruciato le tappe. “Quando si è fatta conoscere per la prima volta” ha detto alla tv canadese CBC Dave Ling, suo assistant coach per quattro anni, “nessuno di noi sapeva chi fosse. Ma l'abbiamo capito presto”. Già capace di battere sotto età i record under-14 quando aveva 12 anni, Peny “è sempre stata un prodigio. Ha sempre saputo che avrebbe fatto qualcosa di speciale” ha concluso Ling. Ho nuotato per dieci anni, alleno da otto, ma un talento come il suo non l'avevo ancora visto”. Penny, spiega Atkinson, “è un animale da gara. Il tipo di atleta che vorresti sempre dalla tua parte alle Olimpiadi”.

Primati olimpici – Penny è la più giovane medagliata dell'era moderna, si può dire, ma non batte i primati assoluti di precocità che però risalgono in gran parte a prima della Seconda guerra mondiale. Al maschile, il più giovane oro olimpico rimane il canottiere tedesco Klaus Zerta, che ha trionfato nel due con a Roma 1960 a 13 anni e 283 giorni; a livello individuale, il primato risale ancora al 1932 quando il giapponese Kusuo Kitamura vinse i 1500 stile libero a 14 anni e 309 giorni. Al femminile, invece, il primato è dell'americana Donna Elizabeth de Varona, che a 13 anni e 129 giorni fu schierata solo nelle batterie della 4×100 che avrebbe poi vinto l'oro (e comunque ha ricevuto la medaglia). Il primato individuale spetta a Marjorie Gestring, statunitense anche lei, oro nei tuffi dal trampolino da 3 metri a Berlino 1936 a 13 anni e 268 giorni.

Singh la più giovane – Penny non è nemmeno la più giovane in vasca a Rio. Gaurika Singh, infatti, ha solo 13 anni ma ha comunque vinto la sua batteria nei 100 dorso in 1.08.45, tre decimi sopra il suo tempo di qualificazione, un secondo più lento del personale (1.07.31) che è anche il record del Nepal sulla distanza.

A Mondiali a 10 anni – A Kazan, poi, ai Mondiali dell'anno scorso, si è vista in pista anche una bambina di 10 anni, Alzain Tareq del Bahrain, nei 50 farfalla. Una presenza curiosa, scriveva il Guardian, perché Alzain non avrebbe potuto gareggiare ai Mondiali juniores dove vige il divieto di competere per atleti sotto i 14 anni. “Non è chiaro” si leggeva sul quotidiano britannico, “quando tale limite è stato cancellato ai Mondiali senior”. Limiti o no, comunque, la strada è segnata. È arrivata una nuova generazione nel nuoto. È arrivato il momento delle millennials. Inizia una nuova era.

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