Rio 2016, che rimonta il 4 senza! Un bronzo che sa di storia
Medaglia doveva essere e medaglia è stata. Non fallisce il quattro senza azzurro che firma una rimonta da applausi e si prende il bronzo a Rio. Giuseppe Vicino, Matteo Lodo, Matteo Castaldo e Domenico Montrone completano uno sprint esaltante sul Sudafrica, che ieri aveva preceduto gli azzurri di pochi metri, e regalano all'Italia l'ottava medaglia nella specialità, la prima dal bronzo di Lorenzo Porzio, Dario Dentale, Luca Agamennoni e Raffaello Leonardo.
Tradizione azzurra – È un armo dalla lunga tradizione, il quattro senza, per l'Italia, salito per la prima volta su un podio olimpico nel 1928, che vinse anche l'oro a Londra nel 1948 grazie a quattro quattro giovani operai della Moto Guzzi (Giuseppe Moioli, Elio Morille, Giovanni Invernizzi e Franco Faggidei). L'equipaggio azzurro, campione del mondo in carica, è cambiato negli uomini con l'innesto del barese Domenico Montrone, alla sua prima Olimpiade, al posto di Marco di Costanzo. Ma la sostanza non cambia.
Equipaggio coeso – È una barca orgogliosamente meridionale, questo quattro senza. Un equipaggio unito, fuori e dentro l'acqua. “Siamo come un pugno chiuso” ha detto Montrone, l'ultimo arrivato nonostante i 30 anni. “ Sapevo che eravamo competitivi, io ero il più voglioso di cominciare questa avventura, perché volevo dimostrare di essere degno di questo equipaggio”. “Non siamo mai andati in crisi” ha aggiunto Di Vicino, “nemmeno quando i sudafricani ci stavano davanti, perché sapevamo di poter contare sul nostro finale”. E Lodo, il più giovane del gruppo (22 anni il prossimo ottobre) non ha dubbi: “Meglio una medaglia olimpica di un trionfo mondiale”.
Inizio difficile – Non è una gara facile per gli azzurri. Si capisce subito che si gioca per il bronzo. Alex Gregory, Mohamed Sbihi, George Nash e Costantine Louloudis, capovoga del futuro classe 1991 che ha vinto quattro volte di fila la Oxford-Cambridge, volano e regalano alla Gran Bretagna la quinta medaglia d’oro consecutiva. Reggono solo gli australiani William Lockwood, Joshua Dunkley Smith, Joshua Booth e Alexander Hill, incollati ai rivali dall'inizio alla fine, costretti però ad accontentarsi del terzo argento olimpico di fila. L'Italia, in acqua 1, parte bene. Ovviamente gli azzurri guardano ai britannici ma dopo mille metri accumulano già cinque secondi di ritardo.
Splendido finale – I secondi diventano sette ai 1500 metri, con il Sudafrica che sembra irraggiungibile. “Non ce li aspettavamo così forti” ha ammesso Giuseppe Vicino. Ma nel finale, i campioni del mondo di Kazan tirano fuori l'orgoglio, alzano il ritmo trascinati dal nostro giovane ma già tenace capovoga. Il Sudafrica comincia a pagare un ritmo difficile da sostenere, la barca azzurra metro dopo metro risale, accorcia fino al sorpasso. Negli ultimi 500 metri, con 40 colpi al minuto, gli azzurri fanno segnare il miglior tempo (1’26”33) e permettono all'Italia di chiudere i Giochi con un bottino migliore rispetto alla fallimentare edizione di Londra, chiusa solo con un argento e la rivoluzione ai vertici federali.
Montrone – Cancellata la modesta resistenza di Olanda e Canada, quinta e sesta, l'Italia festeggia un bronzo storico. Esulta il barese Montrone, finanziere, che ha iniziato a remare nel 1997 a 10 anni e ha sperimentato diverse specialità. Laureato in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali nel 2013 con la tesi su “L'Europa e l'idea di Nazione” (e viene in mente la bandiera europea esposta con orgoglio da Elisa Di Francisca), non avrebbe potuto sperare di meglio per la sua prima Olimpiade.
Castaldo – Gioia multipla anche per Matteo Castaldo, eletto miglior atleta italiano del 2015 a Formia, che arricchisce un palmares arrivato a 20 medaglie internazionali tra junior, under 23, pesi leggeri e senior. Un uomo, e un atleta che ha saputo reagire ai dardi delle alterne fortune. Considerato in passato inadeguato a vestire la maglia azzurra, ha reagito, ha lottato, si è ripreso il proscenio contro tutto e contro tutti, grazie a papà Nino, il suo primo tifoso, e al tecnico Andrea Coppola che lo segue al RYCC Savoia. Nipote di Carlo Rolandi (5 Olimpiadi nella vela, di cui è stato presidente della federazione ed è oggi presidente onorario), ha scherzato in tv dopo un terzo posto che vale una vittoria. "Spero che mia moglie non abbia partorito per l'emozione" ha commentato con un sorriso che dice tutto.
Lodo: Matteo un esempio – “Per me Matteo è l'esempio dell'atleta da seguire perché è un grande lavoratore” diceva di lui Matteo Lodo, il quasi 22enne di Terracina in forza alle Fiamme Gialle, a Formia a margine della premiazione. “È instancabile e dà sempre il massimo in ogni allenamento. Anche quando le cose sembrano impossibili, Matteo ci mette sempre tutto sé stesso. Ricordo, per esempio, che qualche anno fa non era preso in considerazione e lui, invece, si è messo a lavorare in due senza facendolo diventare la migliore barca azzurra e, salito sul quattro senza, abbiamo vinto con lui il mondiale. Parlando del nostro quattro senza posso dire, infatti, che Matteo è la parte seria della barca, e oltre ad essere un grande atleta è anche una bravissima persona ed un amico”.
Di Vicino capovoga – Ma il vero leader della squadra è il napoletano Di Vicino. Capovoga alla prima Olimpiade, si aspettava alla vigilia “di trovare il mondo in un solo Paese, l’unione di tutti gli sport in un unico posto. Alcuni compagni mi hanno raccontato le loro esperienze. Dicono che negli ultimi 300 metri di gara c’è un boato che ti stona e ti dà la carica per lo sprint finale: come se fossi in uno stadio, con tutto il pubblico dalla tua parte” raccontava al magazine Style del Corriere della Sera. I suoi compiti, aggiungeva, “sono dare il ritmo e far rispettare la tattica che abbiamo deciso prima della gara. È importante avere sensibilità nella remata, sentire la barca. Ed è anche fondamentale che gli altri membri dell’equipaggio si fidino di me”.
Blade Runner – Obiettivo pienamente raggiunto. Il quartetto ha vogato come un uomo solo. Esaltati dalla telecronaca di Marco Lollobrigida, nella citazione di Blade Runner già diventata un classico Galeazzi-style, “hanno lasciato dietro solo navi in fiamme al largo dei bastioni di Orione”.