Perché Sylla indosserà un cappello al posto del velo nella Cerimonia d’apertura delle Olimpiadi
Il dibattito sul velo islamico che è ritornato prepotentemente d’attualità in vista della Cerimonia d'apertura delle Olimpiadi, in programma venerdì 26 dalle 19:30 è legato al "caso" di Sounkamba Sylla, la velocista francese cui è stato vietato di indossare il velo, in nome della "laicità" olimpica. Una decisione che ha scatenato la rabbiosa risposta di Sylla fino al conclusivo "accordo" con cui si è riusciti a ridurre polemiche fastidiose: Sounkamba Sylla si presenterà sulla Senna indossando un cappello, il classico compromesso trovato dopo le discussioni tra l'atleta, la Federazione francese di atletica leggera (FFA) e il Ministero dello Sport.
Il "compromesso" tra Sylla, la Federazione e il Governo francese: un cappello
Sul tema delicato di poter indossare o meno l'hijab, il velo con cui molte donne musulmane coprono i propri capelli, nel corso delle Olimpiadi parigine, il ministro dello Sport Amélie Oudéa-Castéra aveva già espresso durante una delle conferenze stampa sulla Cerimonia d'apertura, il proprio desiderio che tutto si riducesse al buonsenso comune tra le parti, augurandosi che Sounkamba Sylla potesse regolarmente partecipare alla Cerimonia di apertura, ma "nel rispetto del principio di neutralità al quale sono soggetti tutti gli atleti".
Così, si è trovato il classico accordo che ha risotterrato l'ascia di guerra e le relative polemiche: "Abbiamo finalmente raggiunto un compromesso affinché io possa partecipare alla cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici ", ha confermato Sounkamba Sylla sul proprio account Instagram. "Le è stato chiesto di indossare un berretto durante la sfilata, cosa che lei ha accettato", ha aggiunto il Comitato nazionale olimpico e sportivo francese (CNOSF) poco dopo, ufficializzando la conclusione del dibattito.
Perché le atlete musulmane non possono indossare l'hijab alle Olimpiadi
"Quando i nostri atleti rappresentano la nazionale francese incarnano il servizio pubblico, quindi il principio di neutralità e non possono ostentare simboli religiosi o politici. Non è una visione personale, o la volontà del governo, ma il quadro giuridico stabilito dalla nostra costituzione" ha sottolineato la ministra dello sport, Amelie Oudea-Castera nel corso del dibattito attorno alla richiesta di Sylla di indossare il velo nel corso della Cerimonia d'aperura.
"Vogliamo essere solidi sul rispetto di questi principi ma anche avere un atteggiamento positivo e costruttivo. Trovare una soluzione creativa" ha continuato Oudea-Castera "è necessario affinché ognuno si senta bene". E così è stato: anche in accordo con gli sponsor e le aziende di abbigliamento che regolano rigorosamente l'outfit della squadra francese, Sylla è stata "autorizzata" a poter indossare un berretto durante la Cerimonia
La polemica di Sylla di fronte al divieto di indossare l'hijab: l'emoji del pagliaccio
"Qualificata per le Olimpiadi nel tuo Paese, ma niente cerimonia di apertura, per via del velo in testa". Queste erano state le poche ma durissime parole con cui Sounkamba Sylla aveva risposto via social, aprendo il fianco al dibattito che l'aveva posta davanti ad un bivio: o la cerimonia o il velo.
Sylla aveva ironizzato acidamente anche sul "Paese della libertà", richiamando il celebre motto francese di "Liberté, Égalité, Fraternité" vicino al quale aveva posto una beffarda emoticon con la faccia di un pagliaccio, raccogliendo il sostegno di molti colleghi, alcuni connazionali, e aprendo alla discussione che poi si è risolta con il "compromesso" del cappello.
Il problema del velo, l'obbligo di neutralità e l'intervento di Amnesty International
La questione del velo islamico durante le manifestazioni internazionali sportive non è di certo la prima volta che sale alla ribalta delle cronache. Un problema identico all'attuale si era presentato ad esempio anche in occasione dei campionati europei di Roma, quando la velocista, anche in quel caso, era scesa in pista con un berrettino con i colori francesi. In precedenza, Sylla però aveva utilizzato anche un foulard, nero, nel corso di tre edizioni dei Mondiali (2022 e 2023 e per la staffetta mondiale dello scorso maggio).
Sul dibattito è scesa in campo anche Amnesty International che ha affermato come l'obbligo di neutralità sia contrario al diritto internazionale sui diritti umani, che dovrebbe essere al principio di ogni decisione. Tutto ciò, per Amnesty, dovrebbe prevalere anche sull'obbligo del Cio nel rispettare i principi di neutralità e laicità della legge della Francia.