Perché l’Italia della scherma era la migliore al mondo ma porta poche medaglie alle Olimpiadi
A Rio de Janeiro 2016 nella scherma vinciamo un oro con Daniele Garozzo nel fioretto individuale e tre argenti. Non storciamo troppo la bocca perché le medaglie pesanti sono vinte quasi tutte da rappresentanti delle grandi scuole, Francia, Ungheria, Romania e soprattutto Russia. A Tokyo 2020 iniziamo a crucciarci, ma non ci preoccupiamo fino in fondo. Alla fine conquistiamo cinque medaglie, anche se nessuna d’oro, ci rendiamo conto che tante altre nazioni diventano competitive, soprattutto le nazioni asiatiche, ma ci adagiamo sul fatto che c’è una nuova generazione di schermidori italiani capaci di reggere il confronto con gli altri. In questi primi giorni di Olimpiadi 2024 sentiamo gelata la doccia fredda che ci inonda. Vero che siamo arrivati con grandi atleti che in questo triennio hanno vinto Mondiali, Europei e in tanti casi sono nei primi posti dei diversi ranking, ma alla prova di Parigi 2024 quasi tutti si sono sciolti, soprattutto i grandi favoriti, per motivi anche molto diversi.
I flop azzurri alle Olimpiadi di Parigi
I giovani si sono sbriciolati in maniera quasi grottesca, come il campione del mondo e numero 1 del ranking del fioretto maschile, Tommaso Marini, avanti 10-2 e poi 14-11 contro il francese Pauty e perdente agli ottavi di finale, oppure come Davide Di Veroli, secondo ai Mondiali 2023, che si è liquefatto davanti al giapponese Masaru Yamada, per finire con Michele Gallo, campione d’Europa poche settimane fa a Basilea e sconfitto senza pietà per 15-6 dal cinese Shen Chenpeng.
Se i giovani non hanno retto di fronte alla loro prima Olimpiade, gli atleti e le atlete esperte non sono andate meglio. Rossella Fiamingo eliminata ai sedicesimi, Arianna Errigo eliminata ai quarti anche se con una ricostruzione fantasiosa degli arbitri sull’ultima stoccata. Se i risultati sono al di sotto delle aspettative, quello che fa davvero molto male è il non aver preso medaglie nel fioretto femminile individuale. In un torneo olimpico senza la Russia, in cui presentavamo la seconda, la terza e la quinta del ranking, è davvero un disastro non aver preso una medaglia.
Come sta cambiando la scherma: adesso dobbiamo imparare noi
Ma chi ha vinto? La tendenza di Tokyo si è acuita. In questo momento gli ori sono andati a rappresentanti di Hong Kong, Corea del Sud, Giappone e USA, con la bicampionessa olimpica Lee Kiefer (la Francia nella sciabola femminile era strafavorita). Hanno qualcosa in comune queste atlete? Al di là delle disquisizioni tecniche su cui i nostri tecnici ragioneranno, salta agli occhi un elemento fisico. Gli asiatici e la stessa Kiefer, di madre filippina, hanno una rapidità completamente ingestibile per i nostri atleti, aggrediscono e controbattono gli avversari in maniera forsennata e a ritmi folli, cosa che noi per questioni evidentemente fisiche non riusciamo a reggere.
Dopo tanti anni in cui abbiamo distribuito il verbo della scherma, facendo anche emigrare tecnici che hanno fatto grandi le altre nazioni, oggi dobbiamo necessariamente imparare dagli asiatici e costruire prima di tutto atleti differenti da un punto di vista fisico e anche molto più aggressivi e forti da un punto di vista mentale. I nostri atleti troppe volte si sono sciolti alle prime difficoltà e in particolare di fronte alla sfrontatezza altrui, sembrando non reggere la durezza mentale dello scambio. L'atleta italiano che fino a oggi ha stupito di più infatti è Filippo Macchi, argento nel fioretto individuale, dimostrando una solidità mentale bestiale. Non ha mai mollato la presa fino alla fine e questo lo ha portato dove nessuno avrebbe creduto.
Non stiamo dicendo che la scherma italiana sia in crisi nera o in evidente e irrecuperabile difficoltà, ma che gli altri corrono molto più veloci di noi e dobbiamo non solo rendercene conto, ma anche fare molto di più per prendere le contromisure necessarie. Non basta dire che la scherma si è globalizzata per spiegarsi e scusarsi tutto, adesso serve reagire.
C’è però anche un'altra luce, ovvero Gigi Samele, che a 37 anni ha fatto un torneo olimpico epico, riuscendo a vincere il bronzo in un’arma come la sciabola in cui la gioventù spesso è ancora più decisiva. Non riguarda solo noi fare un riflessione profonda, ma tutte le scuole classiche sono in grande difficoltà. Anche la stessa Francia, padrona di casa, non è arrivata in fondo come avrebbe voluto, mentre in questo momento è dispersa l’Ungheria, con Aron Szilagyi, tre volte di seguito oro olimpico nell’individuale di sciabola, battuto dal canadese Fares Arfa ai sedicesimi. Per non parlare di Germania e Paesi ex-sovietici, allo stesso modo fuori dai radar.
Insomma l’Asia e gli USA hanno messo la freccia a Tokyo e oggi ci danno le spalle, dobbiamo cambiare per non vederli allontanare a Los Angeles 2028. E attenzione, stanno arrivando i sauditi, capaci di investire milioni nella crescita di giovani atleti da portare in vetta nel medio termine.