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Perché l’atleta transgender italiana Valentina Petrillo potrà gareggiare alle paralimpiadi di Parigi 2024

Valentina Petrillo sarà la prima atleta transgender a partecipare alle Paralimpiadi. La sua storia e il suo messaggio in occasione dei Giochi di Parigi.
A cura di Marco Beltrami
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Valentina Petrillo è la prima atleta transessuale della storia a partecipare alle Paralimpiadi di Parigi. Questa atleta italiana di 50 anni, gareggia in competizioni di atletica leggera paralimpica nella classe T12, nel gruppo Visually impaired, riservato agli ipovedenti. La sua scarsa “acutezza visiva” è stata una conseguenza della sindrome di Stargardt con cui ha dovuto fare i conti a 14 anni. Una situazione che non le ha impedito di competere ad alti livelli e di realizzare i suoi sogni.

Chi è Valentina Petrillo, prima atleta trans alle Paralimpiadi

Infatti è riuscita in giovane età a vincere ben 11 titoli nazionali nella categoria maschile di atletica leggera paralimpica. Gli anni passano e questa atleta, che nel frattempo si è sposata e ha avuto un figlio, decide di dare una svolta alla sua vita facendo coming out. È il 2019 e lì inizia il suo percorso di affermazione di genere, anche a livello sportivo. Diventa così la prima donna transgender a partecipare ai campionati italiani paralimpici di atletica leggera nella categoria femminile, ottenendo poi un quinto posto agli Europei paralimpici 2021, con due medaglie di bronzo nei successivi mondiali.

Ora la convocazione per Parigi dove si prepara a fare ulteriormente la storia come prima donna transessuale dell'atletica leggera. Valentina correrà nelle gare su pista nei 400 metri e anche nei 200 metri, nella speranza di ripercorrere le orme del suo idolo Pietro Mennea. Sotto la Tour Eiffel, Valentina non vuole correre solo per vincere, ma anche per portare un messaggio forte, di cambiamento nel mondo dello sport.

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Il messaggio di Valentina Petrillo ai microfoni di Fanpage

Ai microfoni di Fanpage, Petrillo ha dichiarato: "La mia presenza è un importante momento di riflessione per tutti, può essere d'aiuto anche sul fronte del linguaggio. C'è un modo corretto di parlare con le persone disabili, con le persone del mondo LGBT, con tutte le persone per così dire "diverse". Spesso il linguaggio lascia molto a desiderare, certe convenzioni fanno male alle nostre vite, come ad esempio usare il nome della nostra precedente vita (dead name). C'è discriminazione dal punto di vista linguistico verso le persone trans e disabili".

Petrillo ripercorre il suo percorso sportivo, polemiche a non finire

D'altronde Valentina è consapevole delle polemiche che l'attendono. Tante atlete si sono espresse in maniera negativa sulla correttezza del confronto con Petrillo e sul suo aver conservato la struttura fisica e biologica del padre. Basti pensare che un comitato composto da 30 atlete in occasione dei Campionati italiani di Ancona hanno inviato alla Federazione una diffida circa l'ingresso di Petrillo negli spogliatoi femminili a causa dei suoi genitali maschili. Addirittura sono arrivati anche insulti e minacce per la sua partecipazione ai World Masters Athletics in Polonia.

Perché l'atleta transgender italiana Valentina Petrillo può partecipare ai Giochi di Parigi

Un'ennesima sfida per Valentina che in merito alle regole che le permettono di competere ha dichiarato: "Non ci sono regole ben precise: quando c'è il caso lo si analizza. Storicamente la questione è nata grazie al CIO nel 2015, poi nel 2019 la World Athletics recepisce parzialmente la normativa del CIO e quindi ci include. Io sono stata la prima a essere inclusa proprio a livello normativo per gareggiare con le donne". 

La rivoluzione è iniziata nel 2015, quando finalmente è arrivata l'inclusione: "La rivoluzione avviene nel 2015 con le linee guida del CIO – Comitato Olimpico internazionale, che dice: dovete includere le persone trans. È stato dimostrato tramite degli studi che con dei valori di testosterone entro i 10 nanomoli (che poi World Athletics ha recepito in 5 nanomoli) le persone transgender sono equiparabili alle performance di una donna. Poi il CIO demanda alle varie federazioni le leggi vere e proprie, dà solo linee guida. Sono parametri che arrivano da risultati scientifici, secondo cui le persone transgender facendo una terapia ormonale sono equiparabili alle donne. Non si può dare per scontato il fatto che un qualsiasi uomo sia più forte di una qualsiasi donna".

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Secondo Valentina, le persone trans non possono essere discriminate solo per il fatto di essere nate uomini e di essere dunque considerate più forti di una donna: "Questa non è una regola che vale in maniera assoluta: nessuno ha mai dimostrato scientificamente che io abbia un vantaggio. I giamaicani sono mediamente i più veloci del pianeta, ma non è che facciamo una categoria per i giamaicani, quindi lo stesso vale per le persone trans le quali effettivamente in sette anni di presenza nel mondo sportivo non hanno fatto nessun risultato".

Per questo ecco la citazione del precedente della sollevatrice di pesi Laurel Hubbard ai Giochi olimpici di Tokyo: "Laurel Hubbard, neozelandese sollevatrice pesi, a Tokyo è stata la prima atleta transgender a partecipare. Tutti erano convinti vincesse: alla fine non è entrata nemmeno in finale. Nel suo decalogo del 2022, il CIO al punto 5 parlava di principio di non presunzione di vantaggio: non puoi presumere che una persona abbia un vantaggio anche se è nata maschio".

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