Paul Holborn spiega come ha fatto a correre 7 maratone in 7 giorni: “Ho mangiato di tutto”

Correre una maratona è faticoso. Correrne sette in sette giorni è un'impresa. Correre sette maratone in continenti differenti in sette giorni è qualcosa di clamoroso. Un uomo ce l'ha fatta. Il suo nome è Paul Holborn, ha 40 anni ed è inglese, che parlando della sua impresa al New York Times ha detto: "Sembrava semplicemente impossibile". E invece ce l'ha fatta.
Sette maratone in sette continenti
Holborn è un atleta, è un pugile professionista, che è riuscito a compiere davvero un'impresa, organizzata fin nei minimi dettagli un anno e mezzo fa, quando decise di iscriversi alla World Marathon Challenge. La manifestazione inizia in Antartide e prosegue con tappe a Città del Capo (SudAfrica), Perth (Australia), Dubai (Emirati Arabi), Madrid (Spagna), Fortaleza (Brasile) e Miami (Stati Uniti). La sfida è infinita. Perché bisogna correre sette maratone in sette giorni differenti e bisogna percorrere quasi 300 km in condizioni totalmente differente. Viaggiando in aereo tra una tappa e l'altra e dormendo poco e in volo.
Holborn non era ovviamente l'unico partecipante, ma è stato il vincitore.Correndo le sue maratone con un ritmo notevole – i tempi sono andati dalle 3h15'35" fino ai 3h34'15". Holborn ha vinto in campo maschile, la spagnola Unzu ha vinto in campo femminile. L'inglese ha raccontato la sua storia e soprattuto l'evoluzione, partendo dal come è nata questa idea: "Su internet cercai la sfida più dura del mondo, scoprì della World Marathon Challenge. Non me la sono tolta dalla testa per tre giorni. Niente mi aveva colpito così tanto. Il prezzo era ridicolo, 50.000 sterline (60mila euro)".
"Ero stanco e infelice"
Atleta in gioventù sì, ma anche con un lavoro normale. La cessione della sua attività gli aveva creato delle difficoltà: "Ho sempre avuto un obiettivo nella vita. Sono riuscito a ottenere tutto. Ho venduto la mia attività. Quando l'ho fatto sono diventato un po' infelice. Se hai sofferto di depressione, non importa dove ti trovi, con chi sei, hai solo bisogno di un hobby. Ero stanco e infelice. Ne ho parlato con mia moglie, mi ha detto, ‘Hai bisogno di questo, ho solo bisogno di vederti felice, costi quel che costi'. Sapevo che se mi fossi iscritto, non avrei più potuto tirarmi indietro".

I duri allenamenti e il trasferimento in Texas
Holborn ha trovato un allenatore ed ha iniziato ad allenarsi, e soprattutto ha iniziato a correre. Una maratona dietro l'altra, con un programma di allenamento sempre più complesso: "Al lungo termine ha funzionato". Parlando al NYT ha detto anche: "La difficoltà maggiore l'ho avuta in Antartide con il ghiaccio e la neve, si scivolava molto, c'era tanta salita e anche tanto vento. Sono arrivato secondo e non ci potevo credere".
L'inglese e la moglie per realizzare quest'impresa si sono trasferiti in Texas, e il caldo del deserto ha temprato il maratoneta che nei posti caldi ha dato il meglio, cioè in SudAfrica e in Brasile.
Per correre a certi livelli ha capito di non dover respirare: "Se stai correndo e non riesci a cantare una canzone o a scrivere una frase senza boccheggiare, stai correndo troppo veloce, nel finale è stato così, ho cercato di non rimanere senza fiato e ha funzionato. Anche quando facevo pugilato riuscivo a trovare una riserva di energia. Più avanti andavo e più mi sentivo pronto a correre a un certo ritmo".

L'alimentazione di Paul Holborn
Infine il maratoneta ha parlato di cose che possono capire bene anche coloro che sono meno appassionati: "Ho mangiato qualunque cosa ci fosse sull'aereo, arrivando in Sudafrica ho comprato proteine in polvere. Con me avevo una borsa di frutta, noci e barrette proteiche. Mangiavo cioccolato, marmellate, burro. Cose che normalmente non mangerei. Prima della gara due Mars e due banane". L'impresa più divertente l'ha vissuta passando dalla Spagna al Brasile: "Sono passato dai 5 ai 29 gradi, e sono arrivato a soli 90 minuti dalla gara, navetta e ho iniziato a correre".