Paola Egonu racconta le ferite del razzismo: “Sono arrivata a odiare il Veneto, che meschinità”
L'Italia femminile di volley è in semifinale di Nations League, per la prima volta da quando il torneo si chiama così (dal 2017 ha sostituito il World Grand Prix). Finora il miglior piazzamento delle azzurre nella competizione era stata il quinto posto. Oggi le ragazze di Mazzanti, campionesse d'Europa in carica, hanno battuto 3-1 la Cina nel primo incontro della Final Eight di Ankara ed ora aspettano in semifinale la vincente della sfida tra le padrone di casa della Turchia e la Thailandia, mentre dall'altra parte del tabellone si sfideranno Brasile e Serbia.
Contro le cinesi ancora una volta Paola Egonu ha sciorinato una prova semplicemente mostruosa, mettendo a referto ben 36 punti e confermandosi una delle più forti giocatrici al mondo. La MVP dell'ultimo campionato italiano di pallavolo, vinto con l'Imoco Conegliano, nella prossima stagione giocherà per la prima volta all'estero, avendo firmato un ricco contratto con la squadra turca del VakıfBank Istanbul. La Egonu a 23 anni ha vinto già tutto a livello di club, mentre con la Nazionale, oltre all'oro agli ultimi Europei, vanta un argento mondiale. La grande delusione sono i quarti di finale alle Olimpiadi di Tokyo, dove la pallavolista era portabandiera alla cerimonia di apertura.
Oggi Paola Egonu è uno dei volti più amati dello sport italiano, una delle nostre eccellenze riconosciute nel mondo. Ma la ragazza nata a Cittadella da genitori nigeriani ha conosciuto anche momenti molto amari, con episodi di razzismo che le hanno lasciato addosso più di squarcio nell'anima: "Se sono mai riusciti a ferirmi a morte? Una volta – racconta al settimanale Oggi – Avevo 14 anni e i genitori delle ragazze dell'altra squadra iniziarono a insultarmi: frasi razziste, cattive, davanti alle loro figlie. Un ricordo orribile. Certe meschinità sono difficili da ingoiare. È brutto, ma io sono arrivata a odiare il Veneto. Ora la gente invece è più aperta, e sono felice quando torno a casa e finalmente sto a mio agio".
Quegli atteggiamenti orrendi ancora adesso, purtroppo, sono riservati a qualche familiare della Egonu: "A me non capita più di subire torti, ma succede ai miei cari: mi indigno e soffro per loro. Qualche tempo fa mia mamma ha preso un caffè in un bar. Le hanno allungato una tazzina fredda, che stava sul bancone, fatta per qualcun altro. Ha protestato. La risposta è stata odiosa: ‘Se vuoi ti bevi quello'. Con un bianco non si sarebbero permessi".
Paola ha davanti a sé ancora tanti anni di carriera come pallavolista, ma il suo vissuto le fa già pensare a cosa vorrà fare dopo, qualcosa in cui possa battersi perché situazioni di questo tipo – e altre simili – non abbiano più diritto di cittadinanza nella nostra società: "Quando smetterò di giocare mi piacerebbe lavorare in qualche organizzazione che combatte le discriminazioni… Per quale battaglia mi impegnerò? Sono nera, immigrata, donna e sessualmente fluida. Ho l'imbarazzo della scelta…".