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Olimpiadi, “pacco” all’Egitto: cinese fornisce tute e borse Nike false al team

Contraffazione evidente: borse Nike con griffe Adidas. La Federazione: “Non potevamo immaginare”. Gli atleti costretti ad anticipare 2000 sterline egiziane per comprare d’urgenza gli originali.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Member of the Egyptian men's Fencing tea

Brutto affare per la delegazione egiziana, che ha scoperto di essere stata vittima di un “pacco”. Non certo a Napoli, dove anzi è un fenomeno che tende a sparire (ma un pollo da spennare, magari del nord, lo si trova sempre, e sono loro a fare mercato, non viceversa, ndr) ma a casa loro e da un cinese, che ha rifilato all’intera delegazione centinaia di prodotti falsi della Nike, di cui non s’era accorto nessuno.

"Ho notato che le nostre borse avevano un grande logo della Nike davanti, ma poi le zip di chiusura erano marchiate Adidas", e così Yomna Khallaf, atleta egiziano di nuoto sincronizzato, ha fatto venire a galla un mezzo scandalo. Da un rapido controllo, è infatti emerso che tutti i 117 atleti egiziani erano in possesso di materiale contraffatto, seppur regolarmente fornito dalla propria federazione. "Ci siamo rivolti a un agente cinese. Tutti i prodotti Nike circolanti in Egitto sono made in Cina, come potevamo sapere?", ha subito precisato Iil capo spedizione Mahmoud Ahmed Ali. Ma ormai la frittata era fatta. Oltre al danno anche la beffa: gli atleti hanno dovuto anticipare di tasca loro una bella cifra per rimediare in tempi brevi. Circa 300 dollari americani a testa (2000 sterline egiziane, ndr) che la Federazione egiziana risarcirà agli atleti al più presto.

Ingenuità o consapevolezza? Non lo sapremo mai, anche perché i fatti lasciano adito ad ogni ipotesi. Se, ovviamente, la versione ufficiale parla di un “pacco” all’insaputa di tutti, non è un mistero che la stessa Federazione abbia cercato sul mercato una fornitura a prezzi stracciati. Un po’ come quando a Napoli arriva qualche turista del profondo Nord che crede che un iPad dal costo di 500 euro possano venderglielo davvero a 100. E così è avvenuto anche per gli Egiziani, che si sono rivolto, da non crederci, ad un distributore cinese, nemmeno ad un agente Nike egiziano. “Ci sembrava una garanzia sufficiente”, ha poi aggiunto ancora Alì allargando le braccia. E come abbiano potuto non fare nemmeno un semplice controllo al momento dell’acquisto è un mistero nel mistero.

La Nike minaccia una causa. Già, perché se la vicenda può far sorridere per come è avvenuta, non bisogna dimenticare l’aspetto economico delle Olimpiadi. Gli sponsor pagano fior di quattrini e naturalmente esigono prima di tutto il loro tornaconto. L’immagine di una borsa Nike falsa con griffe Adidas non è certo uno bello spot, e dalla multinazionale a stelle e strisce sono partiti tuoni e fulmini (a cui, pare, lo stesso Alì abbia risposto con qualche imprecazione). Insomma, ce ne sarà ancora da parlare.

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