Marco Di Costanzo a Fanpage.it: “L’Olimpiade non arriva per incanto, vorrei tutti lo capissero”
“Da quando ho iniziato a fare canottaggio non l’ho più lasciato e in tanti mi hanno detto che sono fortunato perché sono riuscito a continuare. Questo fa capire il legame che si instaura tra questo sport e chi lo pratica”. Marco Di Costanzo con poche e semplici parole lascia trasparire tutta la sua passione per il canottaggio. Questo ragazzo del 1992, che si è fatto notare nelle specialità ‘due senza' e ‘quattro senza'; ha nel suo curriculum già vittorie importanti ai Mondiali di canottaggio e alle Olimpiadi di Rio, medaglia di bronzo nel ‘due senza' in coppia con Giovanni Abagnale; ma il suo sguardo era ed è rivolto a Tokyo, dove vuole essere di nuovo protagonista. Ai microfoni di Fanpage.it il canottiere napoletano ha parlato di come ha iniziato il suo percorso nel canottaggio, dei suoi riferimenti e dell'abnegazione nell'allenamento: "Sarebbe bello che le persone capiscano che dietro ad un atleta che va alle Olimpiadi c'è un grande e lungo lavoro e non uno non esce quell’anno per incanto".
Qual è stata la prima reazione alla notizia dello spostamento delle Olimpiadi di Tokyo al 2021?
“Ero in raduno con il gruppo della Nazionale e ci stavamo allenando veramente forte perché eravamo ormai a meno di un mese dalla prima Coppa del Mondo che si sarebbe fatta qui a Sabaudia, quindi iniziavamo a sentire quell’aria di gara, quell’adrenalina. Nel canottaggio si fa tanto allenamento invernale ed è sottile la parte delle gare quindi adesso iniziavamo a divertirci un po’. La notizia del rinvio delle Olimpiadi è nata giorno dopo giorno perché dopo che all’inizio si parlava della scarsa pericolosità del virus, poi si è arrivati a ben altro. Era impossibile fare altrimenti e credo che sia la scelta giusta. Io ho vissuto le Olimpiadi a Rio e non auguro a nessuno di doverle fare con il distanziamento con cui conviviamo da settimane. Il contesto olimpico è qualcosa di magico ed è impossibile fare i Giochi Olimpici con delle restrizioni del genere”.
Quali sono le sensazioni che si provano quando ci si accorge di aver vinto una medaglia olimpica? Che ricordi ti porti dell’esperienza a Rio de Janeiro ?
“Andare alle Olimpiadi è sempre stato il mio sogno e lo rincorrevo da quando avevo 9-10 anni. Sapevo che il canottaggio era uno sport olimpico ed è normale che è cresciuto man mano che andavo avanti nel percorso. Io ho vissuto una pagina brutta personalmente prima delle Olimpiadi, perché faceva parte di un equipaggio con cui vincemmo il Mondiale nel 2015 e 15 giorni prima di partire per Rio l’allenatore mi ha cambiato barca e in quel momento mi è caduto tutto quello che avevo attorno. Grazie alle Fiamme Oro e alla mia famiglia, che mi ha sempre incitato, son riuscito a trasformare quella rabbia in forza. L’ultima medaglia nel ‘due senza' era arrivata nel 1968 e quando con Giovanni (Abagnale) tagliammo il traguardo per me è stato un momento indescrivibile. Mi sono sentito l’atleta più forte del mondo anche per tutto quello che era successo e per la situazione che avevo dovuto affrontare nonostante non avessi vinto la gara. Avevamo fatto una bellissima qualificazione e una bellissima semifinale ma quando arrivi in finale ‘balli anche tu’, e direi che abbiamo danzato alla grande. Ricordo che al traguardo mi sono sentito leggerissimo”.
Ai Mondiali i risultati sono sempre stati positivi, oro ad Aiguebelette nel 2015 e argento a Sarasota nel 2017 e Plovdiv nel 2018: quali sono le emozioni che porti con te di questi momenti?
"Una cosa a cui penso sempre e che mi avevano detto atleti più grandi negli anni è che la fortuna resta una componente importante, a cui non bisogna affidarsi completamente, ma è un dettaglio che aiuta. Tutto aiuta a vincere, chiaramente è fondamentale andare forte in barca, ma quando abbiamo vinto ricordo che tutto sembrava essere al posto giusto nel momento giusto. La posizione dell'albergo, la postazione in acqua, tutto era perfetto. Queste sono cose che noti soprattutto quando le cose non vanno bene".
Quando è iniziato il percorso nel canottaggio di Marco Di Costanzo?
“Io ho iniziato a fare canottaggio perché mio fratello Fabio lo faceva prima di me. Io ero il fratellino rompiscatole e lo seguivo negli allenamenti. Un giorno l’allenatore mi disse ‘Visto che vieni tutti i giorni domani porta un pantaloncino e una maglietta e iniziamo a fare qualcosa’. Da lì è iniziata la mia avventura con il canottaggio. Avevo 9 anni e non potevo fare le gare ma arrivato a 10 anni ho iniziato e non ho smesso più”.
La Federazione Italiana Canottaggio ha festeggiato 130 anni di storia nel 2018: quali sono stati gli atleti a cui ti sei ispirato di più durante il tuo percorso?
“Il mio idolo era mio fratello perché seguivo lui. Poi crescendo ed entrando nella nazionale ho visto la tecnica di altri atleti che hanno vinto cose importanti. Facendo il ‘quattro senza’ nel 2015 vedevamo sempre quello che aveva vinto vent’anni prima e dove c’era il mio allenatore Walter Molea. Un occhio di riguardo l’ho sempre avuto per lui che stava al numero 4 come me. Dire che quel ‘quattro senza’ con Molea, Dei Rossi, Mornati e Leonardo è stata la barca a cui mi sono ispirato di più“.
Come si allena un canottiere e come cerca di tenersi sempre in forma?
“In quarantena devo dire che grazie alle Fiamme Oro che ci hanno sistemato qui a Sabaudia con il simulatore della vogata in barca, cyclette e pesi siamo stati fortunati. Avere un simulatore della barca è importante perché riesci ad allenarti al meglio. Di solito la nostra stagione su dodici mesi nove li passiamo in raduno e siamo sempre sotto carico di allenamento. Il nostro non è un tenersi in forma ma è stare sempre al massimo. In questa quarantena la difficoltà più importante è stata a livello mentale perché stiamo sempre all’aria aperta, a contatto con le persone, ma credo che questa cosa abbia colpito tutti”.
Segui il calcio? Per quale squadra tifi?
“Ovviamente, sono tifoso del Napoli. Spero che la squadra faccia di tutto per tenere Mertens, Fabian Ruiz e mi ha deluso un po’ per il comportamento di Koulibaly. Se vuole andare via è inutile tenerlo. Mi piace molto Gattuso, che seguivo già al Milan, perché mi piace l’anima che ci mette nelle cose che fa”.
Quali sono gli obiettivi futuri di Di Costanzo?
“Al momento non vedo altro che Tokyo ma vorrei puntare anche a Parigi 2024. Al di fuori del canottaggio non lo so, ho idee ma al momento nulla di concreto. Vedremo“.