Marcell Jacobs: “Quando si vince si dà sempre fastidio, basta guardare cosa succede a Sinner”
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Marcell Jacobs è tornato in Italia, interrompendo la propria preparazione americana, per inaugurare il proprio centro sportivo a Desenzano, che porta il suo nome: una academy in cui crescere nuovi talenti dell'atletica sfruttando l'immaginario collettivo che ha scatenato il due volte oro olimpico a Tokyo soprattutto fra i più giovani. Un'occasione per delineare i prossimi obiettivi sportivi ma anche per soffermarsi su uno dei tempi che, suo malgrado, lo ha visto coinvolto nella spy story che ha toccato di rimbalzo anche Filippo Tortu e il tema scottante del doping. Con una citazione particolare: "Quando si vince dai sempre fastidio… anche per Sinner è uguale: ogni occasione è buona per dargli contro".
Jacobs come Sinner? Assolutamente no, il paragone oltre che inesistente è impossibile. Troppo lontane le discipline, le storie personali e quelle sportive. Al massimo un parallelismo che fa incrociare i due campioni azzurri sull'unico comune denominatore che conta: la vittoria. E il velocista di El Paso non si nasconde su un argomento con cui ha imparato a convivere dalle Olimpiadi di Tokyo quando si mostrò al mondo con il doppio straordinario oro sui 100 metri e in staffetta. E che gli ha regalato fama e gloria ma anche tormenti e critiche: "Che io abbia vinto i 100 m alle Olimpiadi ha dato un po’ fastidio… anche se non ero un perfetto sconosciuto. E sicuramente le mie vittorie hanno creato dei malumori, da quando ho cominciato a vincere Giacomo Tortu è cambiato".
Il riferimento è ovviamente alla spy story delle ultime settimane che ha coinvolto Jacobs, oggetto di spionaggio da parte del fratello di Filippo Tortu, per trovare eventuali conferme di pratiche scorrette. Ed è l'occasione per citare proprio il n.1 del ranking mondiale di tennis, Janik Sinner che – a sua volta – è finito nella spirale delle polemiche per il "caso" Clostebol che è costato il tanto chiacchierato patteggiamento con la WADA e tre mesi di squalifica: "Siamo stati accostati al doping? Sì è vero: anche per lui ogni momento è sempre buono per sottoporlo alle critiche. E questo aspetto ci sarà sempre quando hai successo perché qualcuno storcerà sempre il naso davanti ai tuoi risultati. E quindi bisogna restare solo concentrati su se stessi".
Con un occhio di riguardo per ciò che ti capita attorno, perché la spy story è più di un semplice gossip di passaggio su cui sorvolare: "Ci sono rimasto molto male. E' vero, alla fine stiamo parlando di qualcosa che è successo tre anni fa, tre telefoni fa, non ho niente da nascondere. Ma ve le farei vedere le mie analisi così capite se sono positive o no" ha sottolineato a Repubblica. "Pensavo che quella rivalità si concludesse in pista. Credevo non dovesse andare oltre all'adrenalina che si prova in quei momenti e la sfida che si vive lì. La mia sensazione è che Filippo tutta questa storia non la sapesse davvero, che sia stato orchestrato a sua insaputa. Tolto Filippo, però, resta un fatto gravissimo e procederemo nel modo che riterremo più opportuno in attesa che la giustizia faccia il suo corso. Il fatto che mi sia stata violata comunque la privacy non è certo una cosa che faccio passare in secondo piano"