Marcell Jacobs: “Finisco in ospedale a Nairobi per un’influenza, poi il buio. Mi è arrivato il conto”
![Immagine](https://staticfanpage.akamaized.net/wp-content/uploads/sites/27/2025/02/marcell-jacobs-1200x675.jpg)
Marcell Jacobs tornerà in gara sabato sera a New York sui 60 metri indoor, cercando di fare meglio del deludente debutto stagionale di domenica scorsa a Boston, dove ha fatto segnare – rispettivamente in finale, piazzandosi quarto, e in batteria – due tempi per lui scadenti come 6"63 e 6"69. L'obiettivo del campione olimpico di Tokyo e due volte europeo, nonché oro mondiale indoor, è chiaramente fissato per settembre, quando si svolgeranno – ancora a Tokyo, sede per lui super evocativa – i Mondiali di atletica leggera. Il 30enne campione azzurro spera di arrivarci al top, adesso che sa bene come la strada del successo sia costellata di pericolosi trabocchetti, che possono diventare voragini in cui essere inghiottiti se la testa comincia a seguire strade sbagliate. Jacobs ammette di averlo fatto, di aver pensato di essere ormai ‘arrivato' dopo i due ori di Tokyo e di potersi permettere approcci meno rigorosi all'atletica. Finché il ricovero in Keyna nel maggio del 2022 gli "ha presentato il conto".
Marcell doveva fare il suo esordio stagionale all'aperto in una gara di 100 metri a Nairobi, ma non scese in pista a causa di problemi gastrointestinali che lo costrinsero ad andare al pronto soccorso del locale Ruaraka Uhai Neema Hospital e poi a esservi ricoverato. Da lì il velocista di Desenzano entrò in un lungo tunnel, sul quale adesso fa finalmente luce, durante la sua partecipazione al podcast ‘Più, nella mente dei campioni', condotto dal portiere della Juventus Mattia Perin e dalla mental coach di entrambi Nicoletta Romanazzi.
![Marcell Jacobs lo scorso settembre all'autodromo di Monza per il Gran Premio di Formula 1](https://staticfanpage.akamaized.net/wp-content/uploads/sites/27/2025/02/jacobs-monza.jpg)
Marcell Jacobs e la sensazione di "essere arrivato" dopo gli ori di Tokyo: "Mi sono fregato con le mie stesse mani"
Il racconto di Jacobs parte proprio dalla ‘sbornia' post Tokyo: "Quando sono salito sull'aereo per tornare in Italia, lì ho iniziato a farmi le prime domande per capire come sarebbe stato il ritorno. Cioè, non sapevo cosa potermi aspettare, ovvio tutto bellissimo, incredibile, fantastico, quello che tu sogni e vuoi da una vita. Quindi tutto bello, bellissimo, il fatto che ti riconoscono ovunque, questo e quell'altro. Da lì in poi io poi sono andato in vacanza, ho staccato la testa da tutto quanto, poi ho ricominciato la mia preparazione e per me in quel momento io avevo vinto, quindi secondo me ormai io sapevo fare tutto".
"Secondo me io cioè ormai ho vinto quindi è tutto più facile, la corsa la so fare, l'aspetto mentale ormai lo conosco, quindi è tutto più facile eccetera eccetera – continua il racconto del campione nato in Texas – Lì è stato il momento in cui io mi sono fregato con le mie stesse mani, ovvero il momento in cui io ho pensato di saper fare tutto e di dire ‘ormai sono arrivato, quindi posso fare tutto da solo, è tutto più facile, posso permettermi anche di fare meno cose perché tanto ormai le ho fatte bene in passato'. E quindi lì mi sono ritrovato a un certo punto in cui per un po' di mesi ha anche funzionato, nel senso che poi io ho ricominciato a fare la mia stagione indoor, ho vinto il campionato del mondo indoor battendo quello che aveva il record del mondo eccetera eccetera".
![Jacobs in quel magico agosto del 2021 a Tokyo: vinse la medaglia d'oro nei 100 e nella staffetta](https://staticfanpage.akamaized.net/wp-content/uploads/sites/27/2025/02/jacobs-tokyo.jpg)
Il ricovero in ospedale in Kenya e l'ingresso nel tunnel: "Buio, buissimo. Da lì non mi sono più ripreso"
Jacobs voleva volare ancora più in alto, verso il sole, verso la storia dell'atletica: "È arrivato un momento in cui credo che stavo in una forma stratosferica, allora decidiamo di andare in Kenya a fare questa gara. La pista era un po' in altitudine e io volevo andare a fare la gara per fare uno dei migliori tempi della storia dei 100 metri. La pista comunque era un po' in altura, sappiamo che c'era sempre vento a favore, la pista buona, begli avversari, quindi io poi stavo in una forma che facevo personali in qualsiasi cosa facevo in allenamento. E lì il segno del destino… il mio segnale è arrivato che il giorno prima della gara, non so per quale motivo, perché non c'è stato un motivo effettivo, vengo ricoverato in ospedale in Kenya, a Nairobi, per una sorta di influenza che avevo preso, in cui sono stato quattro giorni a letto, in un letto di ospedale a Nairobi. E da lì non mi sono più ripreso: buio, buissimo".
"Da lì è stato veramente tutto difficile, perché poi sono iniziati… Cioè, uno dice, vabbè sono stato quattro giorni in ospedale, esco e mi riprendo, invece da lì è cambiato completamente tutto e mi è arrivato il conto. Ero riuscito a sopravvivere con quello che avevo per quel periodo, ma poi mi è arrivato il conto. E da lì poi ci siamo dovuti rimettere veramente a lavorare, ma tanto, tantissimo, per riuscire a saldare quel conto che mi era arrivato. Perché poi ci ho messo credo un anno e mezzo, prima di prendere delle decisioni che mi hanno permesso di ritrovare me stesso", conclude Jacobs, alludendo alla separazione dal suo storico coach Paolo Camossi per cambiare completamente vita nel settembre del 2023 e andare ad allenarsi negli Stati Uniti alla corte di Rana Reider.