Lottatore di MMA incarcerato per una rapina da 63 milioni e condannato a 25 anni: “Non è finita”
Ci sono sliding doors nella vita di ognuno di noi: se è vero che non potremmo essere diversi da come siamo, è anche vero che ci sono dei passaggi della nostra esistenza che assomigliano maledettamente ad un bivio. Il problema è che spesso non ci rendiamo conto di quanto prendere una strada piuttosto che un'altra possa essere senza ritorno: siamo pazzi o ciechi o trascinati dal vento della passione più irrazionale. Oppure siamo avidi e pensiamo di poter raggiungere la ricchezza imboccando la strada sbagliata di quel bivio: è la scelta che ha fatto Lee Murray, lottatore di MMA lanciato verso una grande carriera, che oggi si trova in una galera del Marocco dopo essere stato arrestato perché autore della più grande rapina in contanti del Regno Unito: 63 milioni di euro.
La leggenda di Lee Murray: dalle risse di strada alla carriera nelle MMA
Lee Brahim Murray-Lamrani – oggi 46enne – era un combattente di arti marziali miste anglo-marocchino, ma prima ancora era un ragazzo che per le strade di Londra, lui originario del quartiere di Greenwich, era noto per menare forti con le mani. Ed è proprio in quelle risse di strada che Murray capì che poteva avere una carriera negli sport di combattimento. La sua carriera in MMA sembrava destinata a raggiungere le vette più alte, anche per la fama che lo precedeva: prima ancora di firmare per l'UFC, la più popolare organizzazione di arti marziali miste, divenne una leggenda metropolitana per aver messo KO l'allora campione Tito Ortiz proprio in una rissa di strada.
Murray, noto col nome di battaglia di ‘Lightning', ovvero ‘Fulmine', camminava tuttavia sul filo di un rasoio molto pericoloso: se nel 2004 affrontò – perdendo, dopo cinque vittorie consecutive – il futuro campione UFC Anderson Silva, l'anno dopo rischiò la vita dopo essere stato accoltellato fuori da una discoteca. Il 28 settembre 2005, il lottatore londinese fu ricoverato in ospedale in seguito alle coltellate ricevute in una rissa durante una festa di compleanno. Subì una perforazione polmonare e un'arteria recisa: secondo il medico che eseguì l'intervento su Murray, fu rianimato quattro volte durante l'operazione che gli salvò la vita.
Già in quel momento la vita di Lee aveva preso una piega che non prometteva nulla di buono, con la sua carriera sportiva sempre più lontana. Dopo essersi ripreso dall'accoltellamento quasi mortale subìto nel 2005, Murray progettava di tornare nella gabbia delle MMA e ricominciò ad allenarsi. Ma l'anno successivo il lottatore arrivò a quel fatidico bivio, scegliendo di percorrere la strada che avrebbe cambiato la sua vita per sempre.
Murray coinvolto nella più grande rapina della storia britannica: 63 milioni
Nel 2006 Murray fu coinvolto nella più grande rapina nella storia della Gran Bretagna, che gli costò 25 anni di carcere. L'allora 28enne faceva parte di una squadra di sette uomini pesantemente armati che nel febbraio di quell'anno rubò ben 53 milioni di sterline (63 milioni di euro al cambio) da un deposito della Securitas a Tonbridge, una città della contea del Kent, in Inghilterra. I componenti della banda si spacciarono per poliziotti per rapire il direttore del deposito e la sua famiglia. Il gruppo si è poi recato al deposito, dove 14 membri del personale sono stati legati dalla banda in passamontagna. Il gruppo di malviventi, armato di pistole, fucili da caccia, mitragliatrici Skorpion e fucili d'assalto AK-47, lasciò il personale rinchiuso e riuscì a caricare la maggior parte del bottino sul retro di un camion.
Dopo quasi 20 anni, rimane la più grande rapina di denaro contante nella storia del Regno Unito. Poco dopo Murray fuggì in Marocco, dove era nato suo padre, il che gli garantì la cittadinanza. A quel punto, potendo contare sulla sopravvenuta ricchezza della rapina, spese quasi un milione di sterline per acquistare e ristrutturare una casa che comprendeva pavimenti in marmo e una palestra completamente attrezzata Su un muro fece dipingere un gigantesco murale raffigurante la sua vittoria nell'UFC. Ma i nodi vennero al pettine in poco tempo. Nel giugno del 2006, appena quattro mesi dopo il crimine, Lee e il suo amico e complice Paul Allen furono arrestati proprio in Marocco (foto a sinistra qui sotto).
Lee Murray condannato a 25 anni, è in prigione in Marocco
Allen fu rispedito in Gran Bretagna e condannato a 18 anni di carcere, ma ne scontò solo 6 prima di essere rilasciato nel 2016. Andò molto peggio a Murray, che rimase in Marocco dopo che la sua estradizione fu rifiutata. Le cose peggiorarono ulteriormente quando la condanna iniziale a 10 anni di prigione fu aumentata a 25 anni dopo l'appello presentato dall'accusa. Murray dovrebbe essere rilasciato dunque nel 2035, anche se sta insistendo ancora perché re Mohammed VI del Marocco gli conceda la grazia. Suo figlio Lenie è un pugile dilettante e sembra avere ereditato le doti di picchiatore del padre: si spera che prenda decisioni diverse qualora dovesse arrivare a qualche bivio della sua vita.
Lee Murray, una volta descritto come uno "spaventoso figlio di puttana" dal presidente dell'UFC Dana White, una volta si presentò a un incontro di MMA vestito come il famigerato Hannibal Lecter del film ‘Il silenzio degli innocenti'. La sua carriera di lottatore è finita il giorno del suo accoltellamento nel 2005, con 8 vittorie in 12 incontri.
Murray spera nella grazia del re del Marocco: "La mia storia non è finita"
"Non avevo alcun controllo sulla situazione – ha detto Murray in un recente documentario – Non sono stato io ad avere l'idea, non sono stato io a sapere dove abitava il direttore del deposito. Non ero io quello che sapeva che macchina guidava. Non ero io quello che aveva qualcuno che lavorava all'interno. Come posso essere la mente? Non è mai stata una mia idea".
Murray ha aggiunto che il suo sogno è quello di aprire una palestra di MMA quando verrà finalmente rilasciato dalla prigione: "Dipende ovviamente da quando uscirò da qui. Se non posso combattere, allora ovviamente continuerò a essere coinvolto nelle MMA. Non potrei mai vivere fuori e non dedicarmi alle MMA. Combattere è la mia vita. Combattere è nel mio sangue. Se non sono lì a combattere in prima persona, sarò lì a portare la gente. In un modo o nell'altro devo vincere quel titolo UFC. La mia storia non è finita. Questa non è la fine".