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Olimpiadi Tokyo 2020

“Hanno fatto vincere l’oro a un terrorista”: alle Olimpiadi scoppia il caso diplomatico

Il 41enne iraniano, oro nella pistola ad aria compressa 10 metri, è nella bufera: fa parte del Corpo delle guardie della rivoluzione islamica, gruppo che dal 2019 gli Stati Uniti hanno inserito nella blacklist sulla sicurezza internazionale. La replica è stata immediata, il Cio ha aggiunto: “Se hanno prove, le portino pure”.
A cura di Maurizio De Santis
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In Iran la medaglia d'oro dell'infermiere Javad Foroughi è stata salutata come una grande impresa. "Difensore della salute e del santuario", così viene definito dai media del suo Paese l'uomo che ha affinato la sua tecnica nel tiro a segno (pistola ad aria compressa, sulla distanza di 10 metri) nel seminterrato dell’ospedale Baqiyatullah di Teheran. In realtà aveva iniziato a ‘prendere confidenza' con l'arma e la disciplina anche prima: tra il 2013 e il 2015 in Siria, quando prestava servizio lì, in un'altra struttura sanitaria.

Il successo di Foroughi ai Giochi in Giappone ha scatenato reazioni durissime nei suoi confronti e del Comitato Olimpico di Tokyo 2020: "Come è  mai stato possibile permettere a un terrorista di partecipare alle gare?". È la domanda shock sollevata dal coreano Jin Jong-oh e che poggia su un dettaglio tutt'altro che trascurabile della vita del 41enne iraniano: fa parte del Corpo delle guardie della rivoluzione islamica, gruppo che dal 2019 gli Stati Uniti hanno inserito nella blacklist sulla sicurezza internazionale.

Ad alzare la voce non sono stati solo gli avversari. "United for Navid", è l’associazione sorta dopo la condanna a morte e l'esecuzione del lottatore iraniano Navid Afkari. Cosa aveva fatto? Aveva protestato contro il regime. Ecco perché l'ente ha chiesto formalmente alla commissione etica del Cio di aprire un'inchiesta sul caso Foroughi e valutare ogni possibile conseguenza, sanzione da prendere a margine della procedura perché  – si legge nell'esposto – in una situazione del genere il Cio diverrebbe "complice nella promozione del terrorismo e dei crimini contro l’umanità".

È solo una parte della nota che ha toni anche più duri quando menziona la partecipazione "di lunga" data dell'atleta a un'organizzazione molto violenta. "I Guardiani della Rivoluzione hanno una storia di violenze e uccisioni non solo di persone e manifestanti iraniani, ma anche di persone innocenti in Siria, Iraq e Libano". La replica è stata immediata, il Cio ha aggiunto: "Se hanno prove, le portino pure".

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