L’ombra del doping su Conor McGregor, tradito da una foto: “C’è qualcosa di strano”
La trasformazione del fisico di Conor McGregor non è passata inosservata. Non poteva, a giudicare dal cambiamento palese in termini di stazza da quando, guarito dall'infortunio alla gamba sinistra subito nell'ottagono contro Dustin Poirier, ha terminato la riabilitazione e ripreso ad allenarsi per tornare in forma. "Questi pagliacci sono fottuti", ha urlato The Notorius (è il soprannome del fighter irlandese) annunciando così la volontà, la determinazione di rimettersi in gioco, tornare ai combattimenti per riprendersi il titolo e la cintura, riannodare i fili della sfida contro il rivale americano che lo ha detronizzato, rimettere le cose a posto e impugnare ancora una volta lo scettro della supremazia.
Le immagini del lottatore tornato sul ring, il conto alla rovescia iniziato per il rientro nella gabbia, la voglia matta di rimettersi al centro della scena per vicende sportive (e non più per "imprese folli" fuori dal ring come accaduto con Facchinetti) associate al fisico scolpito e ai muscoli marmorei hanno scatenato curiosità e commenti sui social network. La possanza dei muscoli dell'ex campione di Arti Marziali Miste è impressionante. E se Poirier gli ha dedicato un tweet a metà tra l'ironia il sospetto più strisciante ("ti vedo abbastanza gonfio…"), le 34 libbre di massa acquisite in sei mesi (dopo la frattura di tibia e perone nell'evento di Ufc 264) hanno fatto lievitare il suo peso fino a quelle che lo stesso McGregor oggi ha definito "190 libbre di granito".
Joe Rogan, opinionista televisivo del circuito della MMA, s'è lasciato sfuggire una frase che fa discutere. Più che la rivelazione di una notizia, ha fatto un'ipotesi ma le sue parole hanno rinfocolato il chiacchiericcio intorno all'evoluzione ‘massiccia' del fisico di McGregor, ai sospetti su come sia cresciuto tanto e in così poco tempo al netto dell'età, della struttura fisica, del periodo necessario per riprendersi da un infortunio molto grave, delle tabelle alimentari che s'incrociano con le sessioni di allenamento. "L'Usada – l'agenzia antidoping degli Stati Uniti – potrebbe fargli visita molto presto", ha ammesso il commentatore nel corso del suo podcast definendo – a corredo del concetto espresso – l'evoluzione del combattente con una frase sospesa a mezz'aria: "C'è qualcosa di strano".