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Olimpiadi Tokyo 2020

Lo staffettista italiano escluso dalla 4X100: “Ho fatto di tutto, poi sono venuti fuori i problemi”

Lo sport non fa sconti: ci sono i vincitori, i cui nomi resteranno scolpiti per sempre nella memoria, e poi ci sono gli altri, quelli il cui nome nessuno ricorderà e che tuttavia con un pizzico di buona sorte sarebbero potuti essere al posto dei primi. Federico Cattaneo e Davide Manenti avrebbero potuto prendere parte alla staffetta d’oro alle Olimpiadi: la delusione l’hanno assorbita in maniera diversa.
A cura di Paolo Fiorenza
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"Voglio ringraziare gli altri staffettisti che sono qui, Davide Manenti, Antonio Infantino e Wanderson Polanco, ma anche Federico Cattaneo e Roberto Rigali che non sono a Tokyo ma che ci hanno accompagnato in questi anni": le parole pronunciate a caldo da Filippo Tortu diedero il senso del grandissimo lavoro di squadra che c'è dietro la costruzione di una staffetta medaglia d'oro alle Olimpiadi, come la 4X100 italiana a Tokyo.

Probabilmente ognuno di loro aveva cullato il sogno di prendere parte ai Giochi – magari occupando il posto del primo frazionista Patta o del curvista Desalu, visto che Jacobs e Tortu erano intoccabili – ed altrettanto probabilmente adesso quel sogno è diventato un rimpianto destinato a durare a vita. Lo ha ammesso senza ipocrisie il 28enne Cattaneo poche ore dopo il trionfo azzurro: "Ringrazio molto per essere stato ricordato. Abbiamo lavorato tanto per un grande risultato, ci siamo sempre impegnati negli allenamenti in gruppo per provare e riprovare i cambi. La nostra squadra ha coronato il sogno di tutti noi. Sono felicissimo per loro, ma molto deluso dalla non convocazione perché, come hanno riconosciuto i ragazzi citandomi, forse un posto ai Giochi di Tokyo doveva essere mio", aveva detto al Corriere di Como.

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Cattaneo faceva parte del quartetto che due anni fa a Doha aveva stabilito il record italiano della 4X100 assieme a Jacobs, Tortu e Manenti, che almeno a Tokyo era presente. Il 32enne torinese, veterano del gruppo, racconta come lui invece sia assolutamente sereno: "Aver fatto parte della 4X100 ai Mondiali di staffetta (in Polonia ad inizio maggio, ndr) e averla portata alle Olimpiadi non poteva certo significare che avrei avuto il posto assicurato. Quei quattro sono i più veloci d'Italia e ora anche del mondo. In dodici anni ne ho viste passare di Nazionali, ma quando Jacobs e Tamberi hanno vinto le prime medaglie non sono riuscito a dormire. Noi che non eravamo allo stadio, al Villaggio ci siamo ritrovati a fare tifo da stadio davanti alla TV".

Nessun rancore nelle parole di Manenti, ma anzi un'ammissione molto onesta: "In questi anni ho visto crescere i ragazzi e diventare sempre più bravi – dice al Corriere dello Sport – Ho cercato di dispensare consigli in quella specie di ruolo di capitano che mi hanno assegnato. Dopo l'oro li ho abbracciati. Agli ultimi Assoluti volevo presentarmi in una condizione ottimale, nonostante dal lockdown del 2020 abbia cominciato ad accusare problemi di peso. Ho fatto di tutto, ma quando si è trattato di andare forte sono venuti fuori i problemi. Da lì ho capito e sono stato io stesso a volerne parlare col Prof". Che sarebbe Filippo Di Mulo, attuale responsabile della velocità dell'atletica leggera azzurra. L'uomo che ha scelto chi sarebbe dovuto passare alla storia in un giorno d'agosto: purtroppo negli almanacchi non c'è posto per tutti.

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